di Dario Cataldo
Il dramma dei matrimoni infantili è una piaga che sta dilaniando diverse zone dei Cinque continenti. La mancata scelta del partner – vuoi per la tenera età, vuoi perché in molte società la donna è alla stregua di un oggetto – innesca un circolo vizioso a discapito delle malcapitate spose.
La Repubblica dello Zambia, stato dell’Africa Centro-Meridionale ha uno tra i tassi più alti al mondo in merito a tale tematica. Una media di 4 donne su 10, sotto i 25 anni, dichiarano di essere sposate da almeno 10 anni.
Un destino imposto dai genitori, che contraendo e contrattando con il futuro marito, privano le adolescenti del diritto di scelta, del diritto di innamorarsi della persona amata.
A tal proposito, nel Belpaese, il Centro di Cooperazione Sviluppo Onlus – CCS Italia – ha avviato un programma che mira alla prevenzione, affrontando alla base tale problema. Per fronteggiare la piaga, occorre un background culturale che soltanto l’istruzione può fornire.
Ecco che si cerca – mediante la promozione di un protocollo guidato – di bloccare l’emorragia dell’abbandono scolastico in tenera età, oltre che lottare contro i matrimoni precoci così come le gravidanze premature.
Il CCS Italia, attraverso un comunicato dichiara: “L’obiettivo è portare avanti in 2 scuole rurali e in 5 scuole secondarie nella città di Chipata un programma pilota, che coinvolga non solo le allieve, ma anche tutti coloro che le circondano e che ne influenzano il futuro”.
Le ragazze dovranno essere accompagnate in un percorso “riabilitativo della propria dignità”, facendo loro acquisire quella consapevolezza di essere donne e non merce da baratto.
Parte rilevante è il confronto con chi è riuscita nell’impresa, con chi si è riappropriata della propria vita, delle proprie scelte, sottraendosi alla spirale degli sposalizi imposti dall’alto.
La strada non è certo semplice perché è evidente che bisognerà scontrarsi con il muro della società tradizionale, fortemente patriarcale e maschilista. La mobilitazione sempre più influente di Associazioni, Ong e Istituzioni di settore, sta però mettendo in moto la macchina della solidarietà.
Recentemente l’Unicef, attraverso le parole del suo Direttore, Anthony Lake, ha ribadito il concetto che sono: “Un miliardo le bambine private dell’infanzia, un miliardo di donne con il futuro pregiudicato”.
Ribadisce Babatunde Osotimehin, direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, che “scegliere quando e chi sposare è una delle decisioni più importanti della vita. Ogni anno i matrimoni precoci negano la possibilità di compiere questa scelta”.
La consapevolezza che il “problema” adesso è quanto meno riconosciuto come tale, fa sperare per il futuro.
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