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Lettera ad un genitore

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di M. Gloria Calì

 

 

Caro genitore,

da poche settimane è cominciato un altro anno scolastico italiano, e io, l’insegnante di tuo figlio, entro tutti i giorni nella sua classe, e cerco di raggiungere Giugno avendo fatto diventare gli alunni un po’ più bravi di quanto non siano adesso.

Non è facile, sai? Per tanti motivi. Il primo è che io sono uno, e loro sono tanti… e non sempre il fatto che io sia un adulto è sufficiente. Molti di loro, magari anche tuo figlio, arrivano a scuola decisi a vendicarsi contro i “grandi” contro cui sono carichi di rabbia perché non si sentono capiti, non si sentono nemmeno guardati, certe volte. Non sentirti criticato! Lo so… tu hai tanti problemi: l’affitto da pagare, il lavoro che sfugge dalle mani, una famiglia che ogni tanto vacilla… Anch’io sono un adulto come te, sai? Anch’io ho una vita privata, spesso pesante, fuori dalla porta dell’aula, perciò ti posso capire molto di più di quanto non immagini.

Però io sono contento, quando tuo figlio è bravo, sono contento di dargli buoni voti… mi dispiace moltissimo quando non riesco a dialogare con lui, quando il mio modo di dargli istruzione non risponde alle sue necessità. Magari non glielo so esprimere, questo dispiacere, magari mi irrigidisco, ma, credimi, sono molto più contento quando tutti, io e lui, siamo “bravi”.

Spesso, all’insegnante si chiede di essere un santo, o un supereroe: non lo siamo! Siamo uomini e donne che svolgono una professione delicata, in condizioni difficili: la scuola è un posto in cui si incontrano tanti esseri umani diversi e tutti con una storia e tante speranze; pensi che sia facile districarsi in questa rete di emozioni, di pensieri, di rapporti?

 

Pensi che sia facile entrare in aula e “agganciare” tuo figlio e tutti i suoi compagni nei loro desideri, nei loro interessi più profondi, rispondere a tutte le loro domande? Considera che devo usare uno strumento poco maneggevole, e cioè una materia scolastica, di cui vorrei trasmettergli i metodi e gli obiettivi, e, mi piacerebbe anche, la passione per l’apprendimento che in essa si nasconde.

Ti confiderò una cosa: a me non interessa tanto che tuo figlio e i suoi compagni rispondano a memoria, anche se certe volte mi arrabbio perché i libri neanche li toccano; mi importa che imparino a riconoscere cosa gli piace e cosa non gli piace; cosa devono cercare per risolvere un problema; che sappiano spiegare come è fatto “l’oggetto” che imparano. Mi interessa che siano autonomi e consapevoli, quando studiano qualcosa; se poi la mia materia gli fa schifo… pazienza!

Ma non ti scrivo, adesso, per farti l’elogio dell’insegnante: ti scrivo per ricordarti che tu ed io, con tutto il carico che gli adulti devono sostenere, abbiamo in comune il destino di tuo figlio, un bene preziosissimo. Cerca di capire che io sono dalla sua parte e che non sono un nemico o un rivale: sono al vostro servizio.

Sì, hai capito bene, genitore bello: io entro a scuola tutti i giorni mettendo a disposizione quello che ho studiato e la mia stessa persona per il bene degli alunni, perché crescano imparando. Non darmi addosso, perciò, perché ti pare che io sia troppo severo, troppo distante o troppo buono; non criticarmi in presenza di tuo figlio, il quale si sentirà difeso da te, e gli farà senz’altro piacere, ma ne potrebbe approfittare per coltivare le sue debolezze, anziché superarle.

Dovremmo formare insieme una piccola squadra di angeli custodi… certe volte saremo costretti a metterci un travestimento da domatori, o da infermieri, o da clown, ma certamente, insieme, possiamo fare moltissimo per trasformare tuo figlio, il mio alunno, in una persona consapevole, dignitosa, competente; magari migliore di noi. Non ti pare che valga la pena di lavorare insieme?

Buon anno scolastico, genitore caro!

L’insegnante.

 

 

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