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Il cioccolato solidale di Modica delle donne della Casa Don Puglisi

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La ripartenza dopo disagi e ferite per intraprendere una vita diversa avviene anche con la produzione del cioccolato solidale. Questa è una delle attività, infatti della cooperativa sociale Don Giuseppe Puglisi che fa capo alla Casa di accoglienza Don Puglisi di Modica, che accoglie 25 donne in difficoltà. Da quando è nata – negli anni 90 – la Casa può ospitare fino a 25 persone e 200 sono state le donne accolte finora, italiane e straniere anche con bambini in situazioni di fragilità sociale di vario tipo. Tutte le ospiti della casa d’accoglienza sono impegnate in varie attività: produzioni nel laboratorio dolciario, laboratorio di focacceria, servizi di manutenzione e pulizia.

Il laboratorio dolciario è nato grazie al contributo di una maestra pasticcera proprio con la finalità di inserire nel lavoro queste ragazze. All’inizio la produzione di cioccolato modicano e di biscotti avveniva in piccolo e prevalentemente nelle realtà parrocchiali, oggi invece dopo la nascita della cooperativa si è aperta a tutto il mercato nazionale e internazionale e in un anno si riescono a produrre anche 400 mila pezzi di cioccolato.

“Dietro la vendita artigianale c’è il cammino di reinserimento delle mamme accolte nella Casa insieme ai loro figli – dice Maurilio Assenza, direttore volontario della casa Don Puglisi che è anche insegnante di storia e filosofia -. Un’accoglienza che non si limita solo al vitto e all’alloggio ma vuole promuovere cammini di dignità”. “La Casa è nata per situazioni difficili che rischiavano di non trovare un accompagnamento che aiutasse a ripartire. Nella struttura c’è ‘un clima di casa’ che si può percepire anche nel laboratorio dolciario e nella focacceria – continua Assenza -, dove si coniugano insieme tradizione, qualità e solidarietà. Una Casa che apre le porte alla città e insieme suggerisce che un amore di stile familiare fatto di relazione, gratitudine, pazienza e reciprocità può farci essere insieme città che fa crescere, città che vive la bellezza sostanziale, città che ha a cuore le nuove generazioni”.

La Casa è in pieno centro storico, si articola in due livelli e ha anche una cappella. C’è l’accoglienza più strutturata in un gruppo appartamento dove si vive in comunità e poi per un altra metà delle donne ci sono piccoli appartamenti che li accompagnano verso l’autonomia. La permanenza nella casa delle donne va da due anni a periodi più lunghi fino a quando la persona non ha raggiunto un suo equilibrio di vita. “La comunità negli anni è diventata per tutte le nostre ospiti una vera e propria famiglia – continua il direttore -. Aiutiamo le donne a rimettersi in cammino anche con i loro bambini, ritrovando quella fiducia in se stesse che le rende attive e propositive verso gli altri. È pertanto una casa di ripartenza per una nuova vita che non lavora in emergenza perché accogliamo le donne che vogliono intraprendere dei cammini educativi e di reinserimento sociale. Abbiamo l’accompagnamento personale per tutte, quello specifico per mamma e bambino e poi l’inserimento lavorativo anche in uno dei nostri laboratori. Dietro il laboratorio c’è il riscatto delle nostre donne che vogliono sentirsi vive, ritrovando se stesse e la loro vita di relazione”.

“Nel 97 la Casa ha preso il nome di Don Pino Puglisi, che è un modello significativo di un prete che operava in strada a favore dei poveri – aggiunge ancora Maurilio Assenza -. Oggi oltre ad essere una realtà che accoglie, la Casa è un centro di riferimento che propone anche incontri di sensibilizzazione sociale e culturale all’esterno. L’intenzione per il futuro è quella di rafforzare sempre di più il nostro impegno sociale portando avanti anche altre iniziative di economia solidale. Pensiamo di aprire, infatti, nel tempo anche un ristorante è un luogo di ospitalità per i viaggiatori”.

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