Cinquantatré anni e non sentirli! Il 18 dicembre 1964 usciva nelle sale italiane «Matrimonio all’italiana» , diretto da Vittorio De Sica e interpretato dalla ormai celebre coppia Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
Il soggetto del film è la commedia teatrale di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano”, scritta nel 1946, vide la sua prima trasposizione nel grande schermo nel 1951, sempre con De Filippo alla regia e la sorella Titina nel ruolo di Filumena.
Nel 1964 è Vittorio De Sica che si lancia nel remake di una delle storie più apprezzate dagli italiani, dirigendo una coppia ben nota al grande pubblico, che già l’anno precedente li aveva visti protagonisti dei tre episodi del film “Ieri, oggi e domani”, diretto dallo stesso De Sica e vincitore del premio Oscar nel 1965 come migliore film straniero.
Matrimonio all’italiana racconta la travagliata storia d’amore di Domenico Soriano (Marcello Mastroianni), altolocato proprietario di una famosa pasticceria napoletana, e Filumena Marturano (Sophia Loren), una giovanissima prostituta.
Domenico Soriano, chiamato, “Dummì” incontra Filumena per la prima volta in un bordello della città durante una difficile notte di bombardamenti.
È la scena struggente, sulle note di “‘O cielo ce mann ste cose”, di una giovanissima Filumena, rifugiata per la paura dentro un armadio, a suggellare il primo incontro dei due. Lei lo abbraccia per la prima volta quella notte in cerca di aiuto, di un riscatto, ed è da qui che inizierà la lunga odissea amorosa dei due personaggi, sempre uniti e sempre lontani.
Le differenze sociali che non consentono un trasparente e ufficiale legame tra i due porteranno Filumena a ordire un inganno, per cui, fingendosi in punto di morte, spingerà Domenico, a pronunciare il fatidico “Sì, lo voglio”, legando per sempre la coppia e riconoscendo una volta e per tutte Filumena come la signora Soriano.
L’inganno viene però scoperto e inizia un lungo e poco pacifico confronto tra i due, e sarà così che Filumena a confesserà di avere tre figli di cui uno è figlio di Dummì.
Matrimonio all’italiana non è solamente una storia d’amore struggente che racconta un’Italia a noi ormai lontana. Non è solamente la rappresentazione di caratteri unici di una Napoli teatrale.
A essere raccontate sono le vicende umane, di ieri e di oggi.
Sono gli amori confusi, che si trascinano come nel caso dei nostri amati personaggi per più di vent’anni, con inganni, silenzi, indifferenze, ma anche affetto e passioni:
“Nu momento Dummì. Una sera mi dicesti: Filomè, facciamo finta di volerci bene. Io quella sera ti ho voluto bene veramente! Tu no, tu avevi fatto finta.”
Chiunque oggi può ritrovarsi in Filumena, innamorata e disillusa, determinata a far emergere la verità, ma anche stanca e sofferente. E chiunque si può sentire Domenico Soriano, intraprendente e distaccato, molte volte indifferente ai sentimenti altrui, ma coraggioso e in grado di amare veramente.
Matrimonio all’italiana racconta un po’ la vita di tutti noi, quando i rapporti umani si complicano, si tingono di migliaia di sfumature diverse che li rendono oscuri, limpidi in certi momenti e poi di nuovo poco chiari.
Significativa al riguardo è la scena di Filumena che minaccia di uccidere Domenico. I due cadono a terra e i graffi e le minacce diventano presto un bacio lungo e profondo:
“T’agg vuluto bene Dummì, e mo’ più di prima”.
Le nostre relazioni e le nostre vite sono il risultato di un intricato gioco, le cui carte sono i momenti presenti, le attese future e gli innumerevoli tuffi nel passato, tra i ricordi che si tingono di gioia e tra quelli coperti da un velo di amarezza e malinconia.
Tutto questo viaggio nel labirinto dei sentimenti è raccontato magistralmente dalla cinepresa di Vittorio De Sica che catapulta i nostri personaggi in una continua alternanza tra flashback e momento presente.
L’incontro con Filumena, l’amore in un giorno di pioggia, le giornate trascorse insieme, ma anche le partenze di Dummì, i tradimenti e le dimenticanze.
Ritmo incalzante, colpi di scena, momenti di alta recitazione dipingono quello che è il remake di una storia già famosissima e la cui rivisitazione non era di certo opera facile.
È il racconto di un amore vissuto fuori dai canoni dell’idillio a renderlo vicino, vicinissimo a tutti noi. Un amore, spesso come ancora oggi, con le sue tante e poche certezze.
È il suo esistere nell’immenso mare pieno di sfumature che chiamiamo vita.
Tutto questo rende, a mio avviso, Matrimonio all’italiana un film in grado di raccontare, parlare e commuovere tante generazioni. Perché i tempi cambiano, e di certo anche i loro costumi, ma le parole e le vicende della nostra Filumena e del suo Dummì ritornano oggi più attuali che mai.
“Case, palazzi, grattacieli e in mezzo un dramma vecchio come il nostro”
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