12Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
La prima domenica di Quaresima ci presenta ogni anno le tentazioni di Gesù nel deserto: un luogo evocativo non solo della vita di Cristo, ma anche della storia d’Israele. Il filo conduttore della liturgia odierna è l’alleanza e la conversione: nella prima lettura Dio stabilisce un’alleanza con gli uomini dopo la distruzione delle acque del diluvio; il tema è ripreso e completato dalla lettera di Paolo che mette in relazione peccato, fede e battesimo e ci mostra come l’invito alla salvezza in Cristo è rivolto a tutti.
La pericope evangelica si apre con l’azione dello Spirto di Dio, quello stesso Spirito che aveva dato inizio alla prima creazione, e che ora muove Cristo a dare principio alla nuova creazione, segno di una rinnovata alleanza che viene a realizzare. Il contesto è quello del battesimo al Giordano di Giovanni e l’inizio della predicazione di Gesù. “Lo Spirito lo gettò nel deserto”: lo stesso Spirito che aveva condotto il popolo d’Israele nel deserto (Dt 8,2), ora muove con forza Cristo fuori dalla folla che circondava Giovanni per condurlo alla solitudine del deserto, luogo della prova ma anche dell’incontro con Dio. Il deserto è il luogo che spinge al cammino, con tutte le difficoltà di cui è costellato: eppure, paradossalmente, sono proprie le difficoltà del deserto che rende gli israeliti popolo. Nel deserto il popolo ebraico aveva conosciuto Dio, e da questi era stato messo alla prova, ma allo stesso tempo aveva messo alla prova Dio chiedendo continui prodigi (Cfr. Dt 8,2-6; Sal 95,8-10), perché era la fiducia ad essere saggiata.
Anche i quaranta giorni richiamano l’Esodo ed è il numero che indica una generazione: la tentazione inevitabilmente accompagna il nostro cammino e la nostra vita è una lotta per vincere le nostre paure, il disimpegno, il senso di ribellione e tutto ciò che non ci permette di andare avanti. La tentazione nel nostro contesto non è tanto il mettere alla prova qualcuno, quanto lo sperimentare “passando attraverso”: la tentazione è quindi legata alla realtà, alla vita stessa degli uomini. “Togliete la tentazione e nessuno si salverà più” (S. Antonio). La prima tentazione è proprio quella di rinunciare davanti alle difficoltà, di scoraggiarsi, di non fidarsi abbastanza. Davanti alla stessa tentazione si può crescere oppure rinunciare. Marco, diversamente dagli altri evangelisti non esplicita quale tentazione satana, “l’avversario”, rivolge a Cristo, ma esse fanno da sfondo al racconto evangelico. Il discepolo deve essere consapevole che seguire il Maestro significa anche incontrare la tentazione. “Ed era con le fiere e gli angeli lo servivano” (Mc 1,13). La riconciliazione universale portata da Cristo – nuovo Adamo –, ristabilisce il paradiso originale dove uomo e animali vivono in armonia (cfr. Is 11,6-8) mentre il servizio degli angeli esprime la vittoria di Gesù su Satana.
L’arresto di Giovanni Battista lo indica come precursore di Gesù anche rispetto alla passione, oltre che per la sua nascita e il suo ministero. Gesù inizia il suo ministero in Galilea predicando il Vangelo, cioè la bella notizia: l’attesa è terminata, il Regno di Dio è giunto ed è per questo che occorre convertirsi, ma solo nell’incontro con Cristo è possibile dare un nuovo orientamento alla nostra vita. «Una volta ho sentito un detto bello: “Non c’è santo senza passato, e non c’è peccatore senza futuro!”. La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore, bisognosi del suo perdono». (Papa Francesco)
Lascia un commento