24 Novembre 2018 – ore 10 – Seminario Arcivescovile di Catania – Via Braille 26
Ricorre quest’anno il 25° anniversario della pubblicazione del Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo. Recita il Concilio Vaticano II: «Siccome oggi, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l’azione si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole, questo santo Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all’opera ecumenica» (UR 4). Ciò nonostante, il cammino si mostra lento e faticoso e la relazione tra le Chiese cristiane, laddove esistono, si riducono spesso a esperienze occasionali. Ma il Direttorio insiste sulla necessità di promuovere la dimensione ecumenica della Chiesa cattolica e richiede l’impegno di tutto il popolo di Dio e delle varie strutture ecclesiastiche. Il fondamento ecclesiologico dal quale esso scaturisce richiede che l’ecumenismo assuma una dimensione trasversale nella pastorale delle nostre Chiese. L’unità di tutti in Cristo sarà, in tal modo, il risultato di una crescita comune e di una comune maturazione. La dimensione ecumenica coinvolge tutta l’attività pastorale della Chiesa, perché tutto nella Chiesa coinvolge tutti. La nostra deve diventare una pastorale integrata e non settoriale. In tale prospettiva, un forte segnale proviene dal coinvolgimento paritetico dell’Ufficio Regionale per le Migrazioni. «Per noi Migrantes» – scrive il Direttore Mario Affronti – «l’ecumenismo deve rappresentare non solo uno stile ma direi anche uno statuto, in quanto tocca le profondità della spiritualità cristiana. Esso richiede infatti “quella conversione del cuore e quella santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani”, che il decreto del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo chiama “ecumenismo spirituale” e ritiene essere “l’anima di tutto il movimento ecumenico”. Oggi le comunità cristiane del mondo hanno una grande responsabilità in quanto, contro ogni aspettativa, il XXI secolo ha attribuito loro il ruolo di forze chiave dell’era globale assieme ad altre religioni. Ma ancora oggi, come ricorda Jonathan Swift, abbiamo “religione quanto basta per odiarci l’un l’altro, ma non abbastanza per amarci”. In quest’ultimo aspetto la Migrantes può portare un contributo derivante dalla quotidiana convivenza con lo straniero, la cui presenza sta cambiando la nostra società ed anche le nostre parrocchie.»
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