15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il contesto del brano nel capitolo
Oggi, festa del Battesimo del Signore, il Vangelo di Luca ci mette innanzi a due scene: l’evangelizzazione di Giovanni in rapporto all’attesa messianica del popolo e l’evento del battesimo di Gesù sul fiume Giordano.
Questo episodio segna l’inizio del ministero pubblico di Gesù e rompe quel silenzio che ha contraddistinto i primi trent’anni (Lc 3,23) della vita del Signore.
Un popolo che attende il messia
Il brano evangelico inizia riportando il clima di attesa da parte del popolo e l’ipotesi che Giovanni sia il Cristo. In effetti, il Battista è una figura che in un certo modo risponde all’aspettativa umana di Messia: esigente, a volte duro, capace di richiamare le coscienze.
Io sono solo acqua – risponde Giovanni – arriverà il fuoco e lo Spirito, “a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali”. È in arrivo qualcuno che l’umanità non si aspetta, che sarà tante e tante volte incompreso dalle folle e dai suoi stessi discepoli.
Questo qualcuno è Gesù. Egli battezzerà con Spirito Santo e fuoco, ma nonostante ciò, nonostante la sua identità “superiore” già preannunciata dal Precursore, si reca al fiume Giordano per ricevere il Battesimo.
Il battesimo di Gesù: un gesto misterioso
È difficile inquadrare questo gesto, sia se pensiamo al significato penitenziale del battesimo, sia considerando che sono la predicazione, la chiamata dei discepoli, i miracoli e gli eventi della Passione e Crocifissione che noi identifichiamo quando parliamo della “vita pubblica” di Cristo.
Eppure assistiamo, oggi, all’uomo maturo Gesù di Nazareth che insieme a “tutto il popolo” riceve il battesimo.
Il battesimo di Giovanni era “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Lc 3,3), nel quale simbolicamente, immergendosi in acqua, avveniva una morte al peccato e, come in una nuova nascita, si riemergeva alla vita.
L’identità di persona divina di Gesù contrasta vistosamente con il bisogno di purificazione che questo gesto sottintende. Non stupisce quindi che Giovanni, come riportato nel Vangelo di Matteo, avesse voluto impedire a Gesù di farsi battezzare da lui.
Una discesa nelle profondità dell’uomo: Dio con noi
Essa ci fa comprendere come, sin dal primo gesto con cui Egli si presenta agli uomini, è in atto un cammino di umiltà, un calarsi nella verità dell’uomo: quella, cioè, di riconoscersi peccatori.
Scendere nelle profondità dell’uomo, senza egli stesso conoscere il peccato, è il segno con cui Gesù “annuncia” che in tutto sarà con gli uomini, in fila con loro, senza rivendicare alcuna distinzione o privilegio; è il preludio ad un’altra immersione, quella nella acque della passione e della morte, con cui vincerà il peccato.
A tale abbassamento di contrappone la vertiginosa altezza del segno di una voce dal cielo, lo Spirito Santo che aleggia come una colomba a proclamare il compiacimento e l’amore del Padre verso il Figlio.
L’evangelista Luca scrive che Gesù “stava in preghiera” facendo ipotizzare a più autori una corretta lettura di questo evento come di un accadimento interiore di Cristo.
Il segno della nostra identità di figli
Il Battesimo di Gesù richiama anche alla memoria del nostro battesimo, nel quale ci è data l’identità di figli.
Il sacramento, con cui lo Spirito Santo attesta che Dio è nostro Padre, è l’inizio della nostra avventura cristiana e dobbiamo sempre volgervi lo sguardo.
In esso, infatti, siamo fatti figli di un Padre che si compiace di essere Padre: tale consapevolezza, da dissotterrare ogni giorno, fonda la nostra capacità di amare, riconoscendoci amati per prima; ci fa ricominciare mille volte da capo.
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