Il problema dell’integrazione
I giuristi musulmani protesterebbero immediatamente contro questa affermazione evidenziando che abbiamo a che fare con musulmani e non con l’Islam.
Risulta evidente che il problema dell’integrazione e della violenza, soprattutto a matrice religiosa o teocratica, come pure del terrorismo di immigrati di terza generazione si pone soprattutto per i musulmani.
Pochi casi inerenti tale problematica si vedono nei riguardi di asiatici (di solito tranquilli anche se chiusi ed impenetrabili), atti criminali sono perpetuati anche dai tanti Rom e da gruppi mafiosi o lobby (dove la religione non ha alcuna relazione).
Trattandosi però di musulmani e di Islam è risaputa l’influenza della religione sulle coscienze che prima o dopo su questa si conformeranno.
Prima di vedere l’essenziale che riguarda l’Islam come principio, nella sua fonte unanimemente accettata da tutti i musulmani, Il Corano, vediamo i musulmani in concreto.
Musulmani solo di nome, “veri credenti”, e fondamentalisti
Ci sono i musulmani solo di nome; ma non rappresentano l’Islam perché semplicemente non ci credono e non lo applicano: sono quelli che bevono alcol o mangiano carne suina, o quelli più coraggiosi che si osano dichiarare atei o agnostici.
Ci sono i musulmani credenti, ma vivendo in Occidente, vedono che non possono applicare la sciari’ah (la legge islamica), e possono solo pregare e “digiunare”.
Non possono quindi, per il diverso contesto sociale in cui si trovano, chiedere di applicare il diritto islamico, soprattutto su questioni di famiglia come la poligamia (Sura 4:3), il privilegio coranico dei mariti di ripudiare le mogli (Sura 2: 229-230), o di sostituire una moglie con un’altra (Sura 4:20), la possibilità di sposare delle bambine (Corano 65:4) o il diritto-dovere dei musulmani di governare il mondo (Sura 21:105; 5:51; 4:141).
Questo atteggiamento produce una scissione che comportando gravi conflitti interiori potrebbe portare alla schizofrenia (espressione usata da Anne Marie Deleambre).
Allah, il Corano, la propria coscienza, la pressione sociale della comunità islamica (la ummah), esigono l’applicazione delle leggi divine, ma lo Stato occidentale moderno obbliga molto spesso il credente ad accettare il contrario.
Non è raro che tali conflitti interni salgano alla superficie con movimenti di sovversione o con atteggiamenti clandestini illegali (matrimoni poligami, matrimoni di bambine), o più semplicemente non è raro che queste crisi di coscienza ed implosioni producano una grande negatività nei riguardi dello Stato occidentale e del Cristianesimo, generando violenza e terrorismo teocratico (Sura 8: 60).
Per questi poveri musulmani, vivere in un paese islamico avrebbe risparmiato tanti conflitti e le loro conseguenze devastatrici a livello individuale e collettivo, sia nel senso della comunità islamica (che si sente più o meno schiacciata) sia a livello nazionale con la popolazione locale che ha accolto questi musulmani, ospitale e generosa, ma non abbastanza sensibile da cedere alla sciari’ah islamica.
Ci sono infine i musulmani fondamentalisti, o semplicemente più sinceri e coraggiosi, che non solo vogliono applicare la sciari’ah contro la Costituzione del paese che li ha ospitati, ma la vogliono addirittura imporre con la forza e la violenza, dettando le sue regole alla popolazione del paese di accoglienza.
Notiamo onestamente che il problema della integrazione e della violenza, soprattutto a matrice religiosa e teocratica, come del terrorismo di immigrati di terza generazione, si pone soprattutto per i musulmani.
Corano e diritti della persona
Una volta chiariti i principi coranici sulla vita sociale e sullo Stato, anche sui diritti della persona mostriamo ciò che il Allah e il Corano pretendono dai musulmani, sempre e ovunque a prescindere dai paesi occidentali che li ospitano o dove tanti di loro sono ormai cittadini da più generazioni.
I musulmani risultano essere schiavi di Allah, considerati figli di Agar la schiava di Abramo; mentre le donne musulmane e i non musulmani sono considerati schiavi degli schiavi di Allah.
Maometto consiglia loro, quando si tratta di imporre il nome ai loro figli di usare abd, cioè schiavo, per cui i nomi propri devono rispecchiare questa tradizione di servo che loda Allah e Maometto.
Come riportato da Abd al Hammid, Allah ha creato tutti gli esseri per farsi lodare e servire. Non ho creato i ginn e gli uomini se non perché mi adorino. (Sura 51:56)
I musulmani sono sottomessi ma devono sottomettere i non musulmani. Dio non permetterà ai miscredenti di prevalere sui credenti, (Sura 4:141).
Nella Sura della tavola imbandita è scritto: O Voi credenti! Non prendete come amici giudei e cristiani: ovvero non lasciatevi governare da loro. (Sura 5:51). Troverai che i più feroci nemici di coloro che credono sono gli ebrei e gli idolatri, e troverai pure che i più cordiali amici di coloro che credono sono quelli che dicono, siamo cristiani! Questo perché fra di loro ci sono preti e monaci e perché non sono superbi. (Sura 5:83).[1]
La maggior parte dei non musulmani non conosce il Corano e potrebbe essere scusata nel credere che il terrorismo non ha niente a che vedere con L’Islam; il problema emerge con forza, invece, quando i musulmani affermano che il terrorismo non ha niente a che fare con l’Islam, mentendo o perché ignorano la legge coranica.
I precetti “violenti” del Corano
Nella Sura del bottino, Allah comanda esplicitamente di atterrire “i nemici di Allah”:
Quelli che non credono non si illudano di avere la meglio: non prevarranno! Preparate dunque contro di loro forze e cavalli più che potete, per terrorizzare cosi il nemico di Allah e nemico vostro e altri che voi non conoscete ma che Allah conosce. Qualsiasi cosa compirete per lui vi sarà ripagata in pieno. Non vi sbaglierete.(Sura 8: 59,60).
O profeta! Incita i credenti a combattere! Venti di voi che saranno costanti vinceranno duecento miscredenti, cento di voi ne vinceranno mille, perché i miscredenti sono gente dissennata. (Sura 8:65)
Non è degno di un profeta possedere prigionieri senza prima colpire duramente sulla terra i miscredenti (Sura 8:67).
Non siate deboli col nemico né invitatelo a fare la pace, mentre voi avete il sopravvento (Sura 47:35).
Combatteteli (gli infedeli) dunque finchè non vi sia più sovversione, e la religione sia quella di Allah (Sura 2:193).
Infatti certi commentatori del Corano dividono il mondo in due parti: dar al’islam, la casa dell’Islam (i paesi già conquistati) e dar al’harba, la casa della guerra, cioè i paesi che l’Islam deve ancora conquistare. L’Islam ignora il concetto di nazionalità o di nazione, accetta piuttosto la nozione di umma, ovvero la comunità islamica universale, come segno della volontà del dominio mondiale.
Combattete coloro tra la gente del Libro che non credono in Dio e nell’ultimo giorno e non ritengono illecito ciò che Dio e il suo Messaggero hanno dichiarato essere illecito, né seguono la vera religione, finché paghino la tassa volentieri e sono d’accordo ad essere sottomessi. (Sura 9:29)
I musulmani non permetteranno di essere governati da cristiani o giudei (la gente del Libro).
Combattere le origini “dottrinali” della violenza
Quindi chi uccide sé stesso e gli altri crede in una precisa dottrina. E le stragi continuano a sommarsi alle stragi dal cuore dell’Europa all’Asia, all’Africa. Se si vuole arrestare il fiume di sangue, questa dottrina deve purificarsi dalle rigide interpretazioni che conducono persone di fede musulmana ad abbracciare il terrorismo.
Spesso i vari governi combattono solo i sintomi di una malattia, lasciando che la malattia stessa si aggravi. Quanti governi hanno accolto terroristi in fuga dai paesi a maggioranza islamica? Quanti ospitano organizzazioni dell’islam politico, prima fra tutte la Fratellanza musulmana, che rappresentano la fonte di questa ideologia violenta? Quanti si astengono dal condannare i regimi wahabiti ed anzi stringono con loro rapporti di amicizia vendendo loro armi che notoriamente finiscono nelle mani dei terroristi?
Perché non è possibile isolare i regimi che adottano questa interpretazione malata dell’Islam, come si è fatto con il governo sudafricano dell’apartheid? Non è una forma di razzismo versare il sangue del “diverso” e non tenere in nessun conto la sua vita?
Pluralismo e diritti della persona
Il pluralismo delle società occidentali è oggi un pluralismo che esclude, lavorando contro il fine per il quale è stato concepito: non può favorire solo stereotipi e ideologie trascurando il concetto di persona.
In Gran Bretagna, ad esempio, integrazione significa il riconoscimento dei tribunali sharaitici che violano i diritti delle donne, significa l’affluire di milioni di sterline dagli estremisti del golfo nelle casse delle organizzazioni islamiche senza controlli o restrizioni.
L’Occidente si è consacrato al pluralismo e ai diritti umani perché non si ripetessero più le dolorose esperienze di fascismo o nazismo. Ma queste strutture ideologiche non rappresentavano forse la supremazia dello stereotipo sull’individuo? Non elogiavano forse qualcosa di superiore alla persona umana per il quale era giustificato morire e uccidere? E oggi non esiste forse il rischio che questo multiculturalismo si trasformi in uno stereotipo più importante della stessa persona e dei suoi autentici diritti fondamentali?
[1] L’opposto si legge nella Sura 9:34: O voi che credete! Molti rabbini e monaci si mangiano il beni della gente in maniera fraudolenta e allontanano gli uomini dalla via di Dio.
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