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“Ecco io faccio una cosa nuova” – Lectio Divina su Mc 1, 1-8

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Il passo del Vangelo: Mc 1, 1-8

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2Come è scritto nel profeta Isaia:

Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
3Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,

4si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

La liturgia di questa seconda domenica di avvento pone al suo centro un messaggio di speranza: quando tutto sembra perduto e lo scoraggiamento sembra prevalere, ecco il Signore compie un nuovo inizio.

La prima lettura. Il Dio che non abbandona

Nella prima lettura, il profeta Isaia parla “al cuore” di Gerusalemme e offre parole di consolazione e di speranza in un momento altamente drammatico per Israele: la lunga schiavitù sofferta è terminata, Dio si appresta a fare ritornare in patria i prigionieri. Dopo settant’anni di sofferenze, tornando dall’esilio in Babilonia, gli ebrei non sanno che cosa troveranno, cosa è scampato alla devastazione e quale nuovo inizio è per loro possibile. Il rischio è rimanere prigionieri del passato e della rassegnazione, ripiegandosi su se stessi e facendosi dominare dalla paura per il futuro. Ma Dio non abbandona il suo popolo e prepara una strada attraverso il deserto affinché esso, purificato da tanta sofferenza e ormai perdonato, possa tornare con sicurezza alla terra promessa. La gloria di Dio li precede e li guida nell’uscire da Babilonia, come già all’uscita dall’Egitto, ed il popolo ormai non più ha nulla da temere perché il Signore ha squarciato le tenebre della desolazione: “Consolate, consolate il mio popolo… e gridate che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata…”.

Il Vangelo: una nuova vita per il mondo

Anche il Vangelo di Marco ci mostra un nuovo inizio, la nuova creazione che il Signore si appresta a compiere. E questo nuovo inizio è la buona notizia che in Cristo è possibile per l’uomo ricominciare: Dio dona al mondo una nuova vita.

In questo contesto, Giovanni Battista è presentato come il servo mandato a preparare la venuta del Signore. Ricorre il tema del preparate la via del Signore, che non significa pretendere di tutelarsi contro ogni rischio mediante l’accumulo di beni, ma la vera preparazione, quella autenticamente sapiente, è un attesa fiduciosa dell’evento benefico. La Scrittura sottolinea che la preparazione è il tempo della Parola che predispone all’evento: Dio si fa annunciare, bussa alla nostra porta, chiede di essere accolto, domanda umilmente che facciamo strada al suo venirci incontro.

Profezia e attesa

C’è una Voce, che attesta la venuta, ancora invisibile ma certa, del Signore, una voce che, se accolta, ha la forza di consolare il cuore nell’attesa dell’incontro. È la voce del profeta, che nel deserto “proclama un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. L’annuncio di Giovanni non va confuso con l’ingannevole ottimismo dei falsi profeti, e invece la testimonianza autentica di chi ha assunto la drammatica situazione del deserto per annunciare che solo Dio può salvare. È difficile credere a questa speranza. Il deserto non è soltanto il luogo fisico, ma evoca un periodo storico del popolo di Israele: momento dell’incontro, momento di reciproche promesse paragonabili all’atto del fidanzamento, tempo meraviglioso in cui l’amore di Dio incontrò la docile e la risposta del popolo.

La conversione si trova nel deserto

Il deserto ricorda poi l’azione provvidente di Dio che, nell’Esodo, guidò il suo popolo fra pericoli mortali, vestendolo e nutrendolo; ma è anche l’epoca della pedagogia sapiente e paziente del Signore che ha permesso che Israele subisse delle dure esperienze, al fine di fargli comprendere qual era la vera fonte della vita. Tutte queste valenza di senso vengono condensate nella figura di Giovanni nel deserto: si ritorna alle origini, si entra di nuovo nel Giordano per rinascere, per rivivere il mistero della salvezza divina. Il profeta Giovanni invita a riscoprire, anzi a sperimentare di nuovo personalmente il Dio che si rivela nel dono della vita, proprio nel deserto, là dove l’uomo costata la morte. Il Battista poi mostra tutti la distinzione tra due battesimi: il primo è “in acqua”, segno di conversione, del passaggio dal peccato a una nuova vita; il secondo è “in Spirito Santo e fuoco”, un battesimo definitivo, che trasforma, per la potenza dello Spirito, l’essere umano a immagine del Cristo.

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