Papa Francesco, Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore, Piemme 2020, pp. 167, 15,90 euro.
La pandemia ha messo a dura prova il sistema sociale delle nostre comunità. Una vera e propria calamità dai risvolti sanitari, economici e politici si è abbattuta sull’umanità che – specie nel mondo ipertecnologico dell’Occidente – si riteneva inattaccabile. In realtà, la crisi da Covid-19 non ha fatto altro che svelare le ingiustizie e le numerose problematiche diffuse anche nel cosiddetto primo mondo. Tuttavia, per molti osservatori del mondo della cultura e secondo diversi protagonisti nei territori, la crisi in atto può rappresentare un’opportunità al fine di cambiare radicalmente gli attuali modelli economici e politico-sociali. Di questo parere è anche Papa Francesco che, attraverso una recente pubblicazione intitolata Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore (Piemme, 2020), articola un ragionamento complesso volto a ripensare il nostro sistema di sviluppo verso una dimensione in grado di tutelare la dignità umana e l’ambiente.
Garantire a tutti il necessario – il primato della destinazione universale dei beni
A parere di Bergoglio, da una crisi non si esce mai uguali anche perché proprio queste fasi mostrano la reale identità degli uomini. Fra questi alcuni si dedicano in vario modo ai bisognosi, altri si arricchiscono a partire dalle necessità altrui. Così davanti alla crisi urge una presa di consapevolezza spirituale per orientare l’intera realtà a cambiare passo e ad abbandonare alcuni presunti convincimenti immobilizzanti. Difatti, per Francesco, non possiamo tornare: «alla falsa sicurezza delle strutture politiche ed economiche che avevamo prima della crisi. Ci servono economie che consentano a tutti di avere accesso ai frutti della creazione, alle necessità basilari: terra, casa e lavoro» (p. 11). Nella lettura del Papa, le periferie rivestono un ruolo fondamentale per avviare processi di cambiamento perché oltre a farci toccare le sofferenze degli uomini e delle donne del nostro tempo, le marginalità consentono di progettare un futuro nuovo. Ciò sarà possibile solo se le persone che oggi si trovano nelle periferie diventeranno protagoniste dei cambiamenti sociali.
La proposta di Bergoglio si configura come un invito a rigenerare la società umana a partire dal recupero del senso del limite connesso alla ricerca della ricchezza e del potere che tanto può incidere al fine di salvaguardare l’ambiente e le popolazioni colpite dalle catastrofi climatiche. Secondo il pontefice è necessaria: «una conversione ecologica, non soltanto per scongiurare la distruzione della natura da parte dell’umanità, ma per evitare che questa distrugga se stessa» (p. 41). Una rigenerazione che deve comprendere anche il principio della destinazione universale dei beni in quanto se è vero che la proprietà privata è un diritto, è ancora più veritiero che questo è subordinato alla possibilità per ogni uomo di vivere dignitosamente.
Cristianesimo e rinnovamento globale
In simile percorso di rigenerazione, il cristianesimo – attraverso la sua visione del mondo – è invitato a contribuire ad una promozione globale dell’uomo. Proprio la crisi pandemica ha confermato una straordinaria vitalità della comunità ecclesiale in grado tanto di sostenere il profilo spirituale di molti credenti quanto di offrire un sostegno a chi ha subito maggiormente la crisi economica e sanitaria. Una Chiesa che, per Francesco, è destinata ad abbandonare ogni tentazione di ritorno all’identità di “cittadella fortificata” per divenire: «qualcosa di più dinamico: una scuola di conversione, un luogo di lotta e di discernimento spirituale, dove la grazia abbonda insieme al peccato e alla tentazione» (pp. 82-83).
Il volume di Bergoglio presenta una rilettura originale della crisi in atto. Nell’assumere tutti i drammi provocati dalla pandemia, il messaggio del vescovo di Roma pare offrire uno sguardo contemplativo sulla realtà al fine generare speranza. Quella del papa è una riflessione che alla luce di un’argomentazione fondata sul principio del “non tutto è perduto” desidera invitare gli uomini e le donne del nostro tempo ad uscire dalla propria torsione individualistica per cambiare stili di vita e costruire una strada verso un futuro migliore. In questa visione, l’attenzione all’uomo, la centralità delle periferie, la tutela dell’ambiente sono i pilastri fondativi da cui ripartire.
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