B. Sorge – C. Tintori, Perché l’Europa ci salverà. Dialoghi al tempo della pandemia, Edizioni Terra Santa 2020, pp. 125, 14,00 euro.
La recente scomparsa di padre Bartolomeo Sorge ha generato dolore in tanti. Maestro, guida e punto di riferimento di molti ha lasciato, con la sua testimonianza intellettuale e pastorale, una lezione che va studiata, approfondita e ripresentata. Esperto di dottrina sociale della Chiesa, politologo e raffinato opinionista, Sorge ha dedicato buona parte della sua vita a formare la coscienza dei credenti e dei cittadini al fine di orientarla alla ricerca del bene comune attraverso l’impegno nella società e in politica. Il suo messaggio potrebbe tornare utile alla Chiesa e alla società italiana dei nostri giorni afflitte – per diverse motivazioni – dalla crisi scaturita dalla pandemia da Covid-19. Quello che viviamo, infatti, è un momento storico di mutamenti così radicali a livello culturale, politico, economico e sociale che abbisogna di solide fondamenta sulle quali costruire il mondo che verrà.
Una delle ultime lezioni di padre Sorge si trova nel recente volume – che il gesuita ha realizzato insieme alla studiosa Chiara Tintori – intitolato Perché l’Europa ci salverà. Dialoghi al tempo della pandemia (Edizioni Terra Santa, 2020). Il libro, uscito dopo la scomparsa di Sorge, è un’intervista che a partire dalle sfide dell’attualità riesce a ripresentare alcune idee centrali della proposta sociale cristianamente ispirata che hanno caratterizzato l’insegnamento del gesuita.
La riscoperta della solidarietà durante la pandemia
La pandemia è uno degli snodi più difficili della storia recente. Nessuna istituzione o gruppo umano risulta esente dalla tragedia che è ancora in corso. A questo dato a tutti evidente, padre Sorge aggiunge una lettura culturale e antropologica. Così, per lui, la pandemia ha «smascherato l’inganno dell’individualismo, perché ci ha fatto toccare con mano che gli esseri umani sono fatti per darsi la mano tra di loro, per aiutarsi l’un l’altro in spirito di fraterna solidarietà: o ci salviamo tutti insieme o tutti insieme periamo. La pandemia, quindi, ha smentito clamorosamente le diverse forme di populismo e di sovranismo oggi dilaganti» (p. 20). Da simile riflessione deduciamo quanto sia importante per la nostra società il rifarsi a una sorta di anima etica che il gesuita ha cercato di ravvivare lungo la sua esistenza tramite il costante richiamo ai diritti umani connessi al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà. Si tratta, per dirla con papa Francesco, di stimolare e diffondere una cultura della cura e della responsabilità per rendere le nostre comunità luoghi nel quale vivere sul serio la libertà e la giustizia. Inoltre, al fine di evitare il dominio del paradigma tecnocratico, le nostre società hanno bisogno dell’apporto della fede e delle religioni per garantire quella dimensione trascendentale della persona necessaria per concretizzare non tanto una società confessionale quanto una città a misura d’uomo.
Europa e Umanesimo
Dal libro emerge che, quella avanzata da Sorge, è una lettura della realtà la quale prende sul serio la storia per costruire il futuro. Il passato ci ricorda che quando l’individualismo aumenta nelle società si rischia di dimenticare l’uomo con la sua esigenza di solidarietà che oggi può declinarsi attraverso l’edificazione di identità capaci di interagire nella pluralità e nella complessità del nostro tempo. A ciò si lega, per gli autori del volume, il bisogna da parte della politica di riacquistare la fiducia da parte dei cittadini. Per far questo, oltre che di testimonianze credibili, abbiamo bisogno di un rinnovato ancoraggio alla lezione della nostra costituzione. Quest’ultima permette la vita della nostra democrazia che anche in epoca di crisi si è mostrata come «il miglior vaccino che abbiamo a disposizione per assicurare il benessere dei cittadini: non solo quello economico, ma anche quello sociale» (p. 82). È proprio da questa angolatura che padre Sorge afferma che l’Europa può rappresentare la possibilità, forse l’unica, di salvare e di perseguire il nostro ideale sociale radicato sulla centralità della persona. Dopo i modelli continentali che ci provengono dalla storia, l’Europa del XX secolo è sorta dalle ceneri della seconda guerra mondiale ed è chiamata, sin dalla sua fondazione, a far crescere insieme l’economia, la politica e la cultura. Difatti, a parere di Sorge, l’anima dell’Unione Europea dovrà essere «un nuovo umanesimo, che ponga al centro non più l’individuo, ma la persona nella sua intrinseca dimensione sociale» (p. 54).
Quello di padre Sorge è un insegnamento che va ripreso sia per riconoscere il suo straordinario impegno decennale per la Chiesa e la società italiana sia per fornire delle coordinate utili a navigare nella crisi e a scorgere vie di rinnovamento. Il libro intervista curato da Chiara Tintori è uno degli ultimi doni del gesuita ma risulta anche un utile strumento per cominciare a rileggere la sua proposta al fine di farla conoscere alle future generazioni.
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