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Mandato e promessa – Lectio Divina su Mt 28,18-20

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Il Vangelo del giorno: Mt 28, 18-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Meditare il Mistero della Trinità

Oggi, Solennità della Santissima Trinità, la liturgia invita a meditare gli ultimi versetti del Vangelo di Matteo. Vengono narrati l’incontro dei discepoli con Gesù Risorto, il suo mandato a battezzare, la promessa di essere sempre con loro: ciò potrebbe contrapporsi all’idea astratta che ognuno di noi ha della Trinità di Dio. Attraverso la parola di questa domenica possiamo iniziare il tempo ordinario meditando il dogma in modo rinnovato.

Fede e dubbio

Dopo l’annuncio della Risurrezione i discepoli si trovano in Galilea, sul monte delle beatitudini, in cui Matteo colloca e organizza, nel suo Vangelo, l’intero insegnamento del Maestro. Gesù si manifesta e i discepoli si prostrano, dimostrando di aver creduto nella Risurrezione. Il dubbio di alcuni ci ricorda che quest’ultimo è compagno della fede, è esperienza che ogni uomo può vivere e nei confronti del quale Cristo non si ritira ma, al contrario, si “avvicina”.

Una fede “immersiva”

Segue il mandato di Gesù all’annuncio e al Battesimo, in nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. L’esperienza del sacramento di iniziazione, cioè dell’immersione che rende discepoli, dice molto sulla fede cristiana. Non si tratta di capire un mistero o un’etica, ma di essere immersi nella vita di Dio. Non un Dio solitario, autonomo e chiuso in se stesso, ma un Dio relazionale in cui si fa esperienza di paternità/maternità, figliolanza e scambio di amore. L’immagine di Dio che si realizza nell’uomo è strettamente legata a questo, come leggiamo in Genesi: «non è bene che l’uomo sia solo» (Gn 2,18). Cristo comanda ai discepoli di portare al mondo la dimensione immersiva della fede, non quella della religione e del mero rito.

Esperienze di trasfigurazione

È presentata una fede del contatto, non dell’astrazione e dell’incomprensibile dogma. Sicuramente l’esperienza di Dio come unità e relazione non è comunemente esperibile e comprensibile all’interno delle nostre categorie, anche se alcune volte ne intravediamo lo splendore, come i discepoli durante la trasfigurazione. Oppure, più quotidianamente, quanto sperimentiamo la comunione e l’unità con gli altri, al punto di sentirci “una cosa sola”.

Vivere le beatitudini

Altro invito è quello all’insegnamento, per vivere ciò che Cristo ha comandato. I “comandi” di Gesù, nel Vangelo di Matteo, sono le beatitudini e tutto ciò che ne scaturisce. È significativo che il testo dica “insegnare a osservare”, sottolineando che l’insegnamento non è solo teorico e concettuale, ma deve aiutare l’uomo a mettere in pratica la vita che Gesù ha rivelato.

La gioia evangelica

La promessa che Gesù è presente ogni giorno, fino alla fine dei tempi, illumina questa pagina evangelica e consegna a ogni uomo una speranza. Attraverso la preghiera e i sacramenti, Dio parla all’uomo, si rivela, fa sentire la sua voce. Credere a questa promessa e riconoscere la presenza reale del Signore nella propria vita, è la fonte della gioia evangelica, da riscoprire ogni giorno.

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