1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8 Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
La seconda domenica di Quaresima la liturgia presenta il brano evangelico della Trasfigurazione. Questa esperienza di intensa bellezza apre uno spiraglio della luce pasquale, indicando e ricordando la vera meta del cammino penitenziale della Quaresima.
Salire
Il movimento che Gesù compie con i discepoli è quello di andare “in disparte”, uscire dalla quotidianità, “salire” in un luogo più alto della quota in cui normalmente viviamo. Questo movimento fa pienamente parte del percorso quaresimale.
La scorsa domenica abbiamo esplorato il deserto, anch’esso luogo in cui “separarsi” dalla vita comune, in cui sperimentare il vuoto, l’assenza delle cose, al fine di incontrare Dio. L’alto monte è un luogo, per certi versi, simile al deserto, nella misura in cui per raggiungerlo dobbiamo allontanarci dalla città degli uomini e dalle sue vicende.
La dimensione dell’altezza, tuttavia, aggiunge un ulteriore sfumatura a questo movimento: per sperimentare la folgorante bellezza di Cristo non solo dobbiamo allontanarci, ma dobbiamo anche “salire”, guardare oltre ciò che appare, scoprire la dimensione simbolica e profonda della nostra vita.
Oltre l’ordinario
È difficile pensare di poter svolgere questa salita nelle vita che viviamo, eppure il tempo quaresimale ci offre un’occasione, in quanto tempo “forte”, per ricercare dei momenti di preghiera, durante la giornata. In questo può aiutarci l’esperienza, che ognuno ha vissuto almeno una volta, di quelle verità, nascoste al nostro sguardo ordinario, che in alcuni momenti si rivelano e ci liberano dalla superficialità con cui guardiamo le cose.
Uno spiraglio sulla Risurrezione
Gesù, Maestro e compagno di cammino, si trasfigura davanti ai discepoli: è sempre Lui, però è luminoso come il sole e brilla di una luce straordinaria. Ai tre discepoli è dato il dono di scoprire la luce interna di Cristo prima della sua Risurrezione e questa scoperta è talmente bella che essi chiedono di “rimanere” in quella visione, di piantare una tenda in quel luogo di luce.
La bellezza che converte
La bellezza che emerge da questa immagine fa riflettere. Ricordare e ricercare questa bellezza deve essere il punto di partenza per ricominciare il cammino della fede, perché è l’energia che da esse promana a fare da motore della conversione.
Aver visto questa luce, anche solo averla intravista, cambia la vita. E questa non è una esperienza a noi preclusa, solo per i discepoli, per i santi o per i mistici. Anche noi possiamo vedere una persona o una situazione cambiare davanti ai nostri occhi, illuminarsi, abbassare le difese, accogliere e farsi abitare dall’amore.
L’importanza della Parola
La presenza di Mosè e di Elia è molto significativa e ci offre un importante spunto. Essi, rappresentando la Legge e i Profeti, ci mostrano l’indispensabilità delle scritture per conoscere Cristo e per poterne vedere la misteriosa bellezza.
La storia del popolo di Israele, che ha preparato il mondo all’incarnazione, è dono e rivelazione per noi. Da qui la “necessità” di avvicinarsi maggiormente alla Scrittura, durante il cammino quaresimale.
Il compiacimento del Padre
In questa scena già così carica di significati e simboli, subentra la nube e l’ombra, cioè i segni con cui Dio si era relazionato al popolo di Israele nel deserto, nell’Esodo. La voce di Dio risuona nella nube, con le stesse parole che abbiamo sentito nel Battesimo di Gesù al fiume Giordano: Gesù è il Figlio amato, ascoltatelo!
La voce di Dio ribadisce, come all’inizio della vita pubblica di Gesù, la sua piena identità di Figlio. Ora che egli è già in cammino verso Gerusalemme, dove verrà ucciso, il compiacimento del Padre è ribadito.
La luce nascosta
Di fronte alla paura dei discepoli per l’intensità dell’incontro che hanno appena vissuto, Gesù li rassicura. Egli torna nella forma che loro conoscono per scendere di nuovo nel mondo. Nel loro cuore, tuttavia, rimane la luce e la bellezza che ha hanno sperimentato e che i vangeli oggi ci consegnano.
Il Maestro, che poco tempo dopo verrà considerato bestemmiatore e ucciso della più infamante delle morti, ha dentro una luce nascosta, la luce di Dio, che splenderà pienamente a Pasqua.
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