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L’assoluto e la relazione

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di Mirella Camera

 

La lettera che Francesco ha inviato a Eugenio Scalfari ha un’importanza enorme. Dopo anni passati a sentirci ripetere che il male oscuro che divora la cristianità è la dittatura del relativismo, oggi la più alta autorità della Chiesa ci viene a dire semplicemente che, anche per i credenti, la verità non è mai assoluta.

Per una cultura abituata ormai a procedere per contrapposizioni, anche molto approssimative, il relativismo è l’esatto opposto della verità assoluta, quindi chi nega quest’ultima automaticamente accetta il relativismo… Il papa è impazzito? Vuole contraddire Ratzinger?

 

Certo che no. Ha solo cambiato il piano del discorso. Il concetto di relativismo  è stato preso di peso da un contesto filosofico e trasformato in dato sociologico, diventando addirittura “dittatura del relativismo”,  nell’omelia Pro eligendo romano Pontifice (aprile 2005) dall’allora Card. Ratzinger, sul punto di divenire papa (“Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie“.). Un discorso divenuto, quindi, programmatico.

Dopo di che, con un effetto flipper incontrollabile, si è infilato come un mantra nei discorsi dottrinali (enciclica Spe salvi), nei documenti e via via, a cascata, nei vari amplificatori e diffusori ecclesiastici di ogni tipo e forma, dalle prolusioni di Bagnasco agli strali di Introvigne, dagli editoriali di Vian ai corsivi dell’Avvenire, giù giù fino alle filippiche dei cattolici doc e ancora oltre, diventando infine parola d’ordine e slogan per alcune battaglie politiche e salottiere in bocca ad “atei devoti” come Pera e Ferrara, giungendo fino alle propaggini da ultima spiaggia dei Giovanardi.

Di fronte al rimbalzare ossessivo di un concetto ormai ideologizzato, Bergoglio si scansa e decide di prendere il toro per le corna. Cioè, da tutt’altra parte.

Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!

In tre righe una rivoluzione concettuale. Dall’idea di un Dio ellenizzato che ancora pervade il Catechismo e l’intero tronco della teologia cattolica (l’essere perfettissimo, assoluto, totalmente altro) al “Dio con noi” delle radici ebraiche, il Dio che si rivela, entra nella storia, ci accompagna nell’avventura umana. Diventa uno di noi, si mette in relazione, ci invita a camminare con lui.

È davvero un’altra prospettiva, che cambia per forza lo sguardo. La verità cessa di essere ricerca solo intellettuale e si ricongiunge alla vita, e quindi – necessariamente – alla via. Perché se Dio non è un assoluto nemmeno nel suo cielo, tanto meno lo siamo noi su questa povera terra. E quindi dobbiamo procedere un passo dopo l’altro.

Così l’autodefinizione di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita”, esce dalla pietrificazione cerebrale che ne ha fatto nei secoli la dogmatica e ritrova il suo dinamismo accogliente, luminoso, in movimento: come lo è una storia, un’amicizia, un’esistenza. Dove il credere non è adesione astratta a una sfilza di dogmi, ma fidarsi di un cammino (o potremmo dire di un orizzonte, di una direzione  o, meglio ancora, di un senso); anche se sfiora precipizi e attraversa paludi. Lungo il quale anche chi non crede viene comunque munito di una bussola: la capacità di distinguere il bene dal male. Il suo compito umano sarà, almeno, quello di non perderla.

In una lettera sola papa Bergoglio ha riattualizzato tutti i temi più cari del Concilio: il primato della coscienza, il dialogo fraterno col mondo, il riconoscimento della radice ebraica, la missione come servizio, l’opzione preferenziale verso i poveri.

Quattro paginette che stanno facendo il giro del mondo, vengono tradotte in tutte le lingue ma, soprattutto, stanno facendo ringiovanire la Chiesa di mezzo secolo.

 

 12 settembre 2013

http://alatere.myblog.it/archive/2013/09/12/titolo-del-post-5683375.html

 

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