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La fontana del Genio di Palermo

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di Valeria Viola 

 

Quando, tra il 1557 ed il 1667, fu eliminato il problema delle esondazioni del Kemonia, furono strappate al torrente le ultime aree edificabili di quello che oggi viene detto “Mandamento Tribunali”, quarto orientale del Centro Storico di Palermo. Una parte di questi luoghi fu a lungo chiamata della Fieravecchia, poiché attorno all’omonima piazza ruotava un’alacre attività commerciale. Oggi, molti di quelli che vengono qui da altre parti della città spesso non conoscono l’importanza che fu di questi luoghi nella coscienza urbana collettiva. Cogliamo l’occasione per rinverdire i ricordi e dare un iniziale spunto di riflessione sulla città.

 La Fieravecchia (o piazza Rivoluzione) ospita al suo centro dal 1684 la Fontana del Genio di Palermo, raffigurante, in cima ad una roccia, un uomo maturo – il Genio, appunto – barbuto ed incoronato, che siede guardando verso uno degli ingressi della città, mentre un serpente si nutre al suo petto. L’iconografia, comune anche ad altre raffigurazioni cittadine (tra cui ricordiamo la fontana di Villa Giulia del Marabitti), è spesso accompagnata dal motto Alios nutrit, suos devorat, solitamente riferito alla generosità di Palermo nei confronti degli stranieri ed alla contemporanea ostilità che la città dimostra verso i propri figli.

 

 Aldilà delle diverse interpretazioni che sono state suggerite su di lui (vedi anche su http://it.wikipedia.org/wiki/Genio_di_Palermo), il vecchio ha impersonato nei secoli lo spirito della città secondo la concezione romana di Genius loci, sapientemente approfondita da C. Norberg-Schultz negli anni ’70: il Genio è la rappresentazione figurativa dell’identità e dell’appartenenza di un popolo al suo territorio. Non stupisce, dunque, che il Genio di Palermo, alter ego maschile e laico di Santa Rosalia, sia divenuto nei secoli simbolo del “municipale orgoglio” (G. Bellafiore, 1956) e la fontana sia stata centro di numerosi raduni cittadini, finalizzati soprattutto ad esprimere il malcontento del popolo nei confronti dei vari governi stranieri che si succedevano sull’Isola.

 Similmente, la Fieravecchia ha continuato ad avere per tutto il XIX secolo una grande importanza non solo dal punto di vista commerciale ma anche del vissuto storico dei palermitani: nel 1848 presso la statua del Genio si diede inizio ai moti rivoluzionari, per i quali la piazza sarà ribattezzata “della Rivoluzione”, proprio mentre nel vicino convento francescano si riuniva il Parlamento Rivoluzionario di Sicilia (per il quale la via di San Francesco fu da allora chiamata via “del Parlamento”).

 A questo proposito, si racconta che: il cessato governo (…) indispettito che tutte le rivoluzioni avevano avuto principio in questa piazza all’ombra del Genio, per far onta al popolo si decise di distruggere la fontana, e per disprezzo fece chiudere la statua ne’ magazzini dello Spasimo, ov’era il Deposito di Mendicità. All’alba del 27 maggio 1860, entrato il Generale Garibaldi dalla porta Termine, che oggi chiamasi del suo nome, gli si presentarono i facchini di questa piazza, e caldamente pregarono perché fosse restituita la statua nell’antico suo posto, ciò che il Generale promise. Allora i facchini corsero allo Spasimo, ne trassero la statua, e nell’ebbrezza dell’entusiasmo trionfalmente la trasportarono nella piazza suddetta (C. Piola 1870).

Nel fervore tipicamente ottocentesco il Municipio, per il terzo anniversario del 27 maggio 1860, eresse una nuova base per la Fontana del Genio, come ancora ricorda un’incisione. Questi gesti, aldilà delle motivazioni storico-politiche, dimostrano che la cittadinanza si identificava nei luoghi del suo quotidiano, dando loro dei significati che andavano oltre i fatti ed i bisogni materiali. Dal secondo dopoguerra ad oggi, però, il lento degrado del Centro Storico e lo spegnersi delle vecchie botteghe del quartiere sembrano aver fatto dimenticare la presenza della Fontana e del Genio.

Tra gli anni ’60 e ’70 molti dei residenti dei dintorni si sono spostati nelle nuove aree di sviluppo lungo l’asse di via Libertà, invertendo una secolare tendenza che aveva visto il Centro crescere sempre con il resto della città. Conseguenze dello spostamento dell’interesse degli abitanti verso altri luoghi sono stati i crolli di alcuni manufatti privi di manutenzione, ma anche le appropriazioni, spesso abusive, degli edifici da parte di persone prive del legame col territorio che era dei vecchi residenti. La piazza si è man mano spenta.

 La pianificazione urbanistica municipale – con il Piano Regolatore Generale del 1962, il Piano Programma del 1982 ed il Piano Particolareggiato Esecutivo del 1989 – non è riuscita a fermare tale fenomeno di abbandono. In realtà, l’intervento finora più concreto da parte dell’Amministrazione Comunale è coinciso con i 6 bandi di finanziamento, che hanno avuto il felice risultato di incentivare, a partire dal 1995, il privato ad intervenire per il risanamento delle abitazioni, mentre le autorità competenti si sarebbero dovute occupare dell’edilizia monumentale e di quella pubblica.

Purtroppo, nonostante l’interesse privato ed il conseguente spostamento nel quartiere di nuovi abitanti, non si è però ancora registrata una fattiva pianificazione delle infrastrutture né un piano di interventi sulle emergenze. La fontana oggi funziona al più come rotatoria per le auto: sembra quasi che si sia ribaltato il rapporto che era implicito nel vecchio motto e che siano i figli a dimostrare un disinnamoramento nei confronti della loro città (storica e non solo).

Ma qualcosa rimane nel cuore del vecchio quartiere.

 Tre anni fa, si è rotta una parte della ringhiera che circonda la Fontana, probabilmente perché corrosa dalla ruggine. Si trattava di un’aggiunta posticcia con un valore più storico che artistico, ma uno degli negozianti della piazza ha custodito gelosamente il pezzo staccato e ne ha avuto cura finché non sono arrivati gli operatori dell’Amministrazione a prenderlo in consegna. Lo stesso commerciante, però, non ha voluto cedere il pezzo se non dopo aver annotato le generalità degli uomini intervenuti, nel caso la cancellata non fosse stata rimessa a posto… “non si sa mai”.

Oggi la cancellata è a posto, ma il negozio ha chiuso come molti altri della zona; talvolta la fontana ospita le bottiglie di birra della famigerata “movida” notturna, finché qualche anima pietosa, forse memore di quello che il vecchio barbuto abbia rappresentato per la città, le toglie da lì.

 

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