di Guglielmo Faldetta
E’ un mondo strano e per certi versi paradossale quello in cui viviamo, un mondo in cui capita che ci siano dei soggetti che ottengono enormi profitti da attività giudicate comunemente dannose sotto un profilo sociale e che, allo stesso tempo, sono poi obbligati a “riparare”, almeno in parte, ai danni provocati dalle attività da loro gestite, magari contribuendo a finanziare altri soggetti che si occupano della “cura” dei danni stessi.
Se si pensa, poi, che tra questi soggetti socialmente “dannosi” c’è anche lo Stato, il paradosso assume connotati ancora più sorprendenti. Si fa qui riferimento al gioco d’azzardo e al fatto che le imprese che gestiscono tali attività hanno l’obbligo di destinare una quota dei loro profitti ad enti tipicamente no profit, alcuni dei quali si occupano proprio della cura dei giocatori d’azzardo che hanno sviluppato una forma di dipendenza patologica rispetto a tali giochi.
Come nota l’economista Luigino Bruni, i “carnefici”, tra i quali – non dimentichiamolo – vi è anche lo Stato, finanziano la “cura” delle loro vittime.
Viviamo in un mondo, dunque, in cui siamo disposti come collettività ad accettare la logica del profitto a tutti i costi perseguita da chi gestisce il gioco d’azzardo, il quale ha bisogno che si giochi il più possibile per massimizzare il proprio profitto, coprendola con un’ambigua “foglia di fico”, nel momento in cui leggiamo sui “gratta e vinci” che una parte del ricavato verrà destinato ad attività benefiche.
Da queste ed altre considerazioni nasce l’iniziativa denominata “Slot Mob”, promossa da alcuni economisti quali Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra, e coordinata dall’associazione Next (Nuova Economia Per Tutti).
Dal manifesto dello Slot Mob pubblicato sulla pagina http://www.nexteconomia.org/slots-mob si può leggere che gli obiettivi di questa iniziativa sono tre:
- 1.Richiedere una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo nell’interesse non delle lobby, ma dei cittadini, soprattutto i più vulnerabili.
- 2.Non aspettare i tempi, a volte troppo lunghi, della politica ed agire subito e soprattutto insieme, dando vita ad uno slot mob, recandosi insieme in tanti a fare colazione in un bar che ha scelto di rinunciare alle slot e/o ad altri giochi d’azzardo.
- 3.Curare il cattivo gioco con il buon gioco, che è sempre un bene relazionale, organizzando, in concomitanza dello slot mob, un torneo di calcio balilla per giocare stando insieme per un paio d’ore.
A tal fine sono partiti i primi Slot Mob, da Biella il 27 settembre a Milano e Teramo il 28 settembre, da Monza il 5 ottobre, a Cagliari e Chieti il 19 ottobre, con l’obiettivo di coinvolgere in questo giro 100 città in tutta Italia, tra cui anche Palermo dall’8 al 10 novembre prossimi.
Si tratta, come emerge dalle testimonianze dei partecipanti, di incontri festosi, in cui si fa musica, si ascoltano da un lato le testimonianze di quei soggetti che hanno rinunciato ai facili ma cattivi profitti derivanti dal gioco d’azzardo, dall’altro i racconti (spesso in forma poetica o letteraria) di chi vive la condizione di “ludopatico”.
In buona sostanza, una volta organizzato l’evento e scelto il bar ove riunirsi, ci si raduna a colazione o a pranzo, consumando qualcosa, passando del tempo e discutendo insieme, organizzando giochi “relazionali” come il calcio balilla, premiando così chi ha scelto di rinunciare ad avere le slot machine nel proprio locale.
Il principio, come spiega Leonardo Becchetti, è quello del “voto col portafoglio”, ossia quel “voto” che ciascuno di noi, in qualità di consumatore, può esprimere acquistando o meno determinati prodotti, rivolgendosi o meno a determinate aziende, esprimendo ed affermando cosi, attraverso le scelte di acquisto, le proprie idee in merito all’economia, cosa che, attraverso il voto “politico”, è quasi sempre impossibile. Rientrano in questo concetto tutte quelle forme di “consumo critico”, un esempio del quale è costituito in maniera evidente, per noi palermitani, dalla proposta di Addiopizzo.
Al di là del premiare in termini strettamente economici quei soggetti che decidono di rinunciare ai guadagni derivanti dalle slot machine presenti nei loro locali, lo Slot Mob vuole essere il mezzo per lanciare e diffondere un messaggio culturale ben preciso: la nostra non può essere una società in cui si può perseguire il profitto a tutti i costi, diventando così l’unica ragione di esistere delle imprese. Ciò che conta sono anche gli effetti che le modalità con cui si genera il profitto provocano sulla collettività, e sui consumatori in primis.
Non tutto, peraltro, è misurabile in termini di rapporto tra costi e benefici; se, infatti, può essere piuttosto agevole calcolare il beneficio derivante dall’avere una slot machine all’interno del proprio locale, ed il conseguente costo (o perdita di beneficio) derivante dal rinunciare a tale presenza, come calcolare i danni, non solo, evidentemente, economici, provocati dal gioco d’azzardo?
Quanta indifferenza deve avere il titolare di un locale dotato di slot machine per sopportare la vista di persone che dilapidano i propri risparmi giocando? E come calcolare in termini economici la gioia, per sé e per la collettività, derivante dal non assistere più a tali scene, e nel sostituirle con relazioni e convivialità?
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