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La famiglia attorno alla tavola (V): amore generativo ed evangelizzante, educare alla responsabilità

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di Alfio M. Briguglia

 

Attorno alla tavola familiare i genitori vedono crescere i loro figli. A loro hanno dato la vita, su di loro hanno scommesso. Vedono i frutti del loro lavoro. Vedono forse anche nubi all’orizzonte, possibili scacchi e frustrazioni. L’educazione, non è addestramento. Significa aiutare un minore a diventare libero e la libertà ha i suoi rischi.

Quando i figli cominciano a diventare grandi i genitori devono imparare la difficile arte di cominciare a fare tanti passi indietro. Hanno dato la vita ai loro figli, hanno fatto sacrifici per vederli crescere e, adesso, la tentazione di richiedere qualcosa in cambio è forte.

E’ forte la tentazione di credere di sapere con certezza cosa è bene per i figli, qual è la loro strada e il segreto del successo.

Per i genitori è il momento di “morire” psicologicamente; è il momento di un difficile discernimento tra nuove strade che si aprono, per le quali non possiamo seguirli e proteggerli, e vicoli ciechi rispetto ai quali dobbiamo metterli in guardia.

Un’educazione a misura d’uomo è educazione alla responsabilità personale.

Attorno alla tavola familiare, infatti, i figli hanno imparato cosa significhi responsabilità, verso se stessi, verso l’ambiente, verso gli altri. Possiamo anche dire “verso Dio”.

Se il termine “responsabilità” è legato al respondeo latino, l’assunzione di responsabilità è, allora, risposta ad un appello. Un problema percepito chiama noi, proprio noi, ognuno in modo diverso e risposte personalizzate.

Il Mistero che ci ha chiamati alla vita continua a chiamarci verso un compimento di questa vita.

Questa è perlomeno la prospettiva di un credente.

In particolare il rispetto dell’ambiente, delle risorse disponibili passa attraverso la consapevolezza di quello che si ha e la decisione di utilizzarlo bene.

Credo sia utile, ogni tanto, a tavola, fare, tutti insieme, il bilancio familiare. Comprendere cosa la famiglia ha a disposizione e come spenderlo, tenendo conto delle esigenze familiari e dei poveri che bussano alla porta di casa. Il modo di mangiare, con sobrietà senza capricci e sprechi, è qualcosa che si impara in famiglia.

Una forma di educazione alla responsabilità verso le risorse può essere l’assegnazione di una paga settimanale o, addirittura, mensile che preveda non solo legittimi svaghi, ma anche la possibilità di risparmiare per obiettivi più impegnativi.

Forse ciò che di più importante possono fare i genitori per i figli è aiutarli a comprendere la propria vocazione.

E’ un’opera tanto decisiva quanto delicata. Perché sul futuro dei figli si scatenano le aspettative dei genitori. Spesso frustrazioni antiche aspettano una ricompensa nel successo dei figli.

I genitori pensano di sapere cosa è meglio per i loro figli, a volte sbagliando clamorosamente.

I figli sono destinati a lasciare il nido, ad uscire di casa. La storia di una tavola familiare è la storia stessa della famiglia con presenze, assenze, lontananze. I genitori possono vedere la loro tavola ridursi ad una cena a due o ad una tavola per single, nel caso di vedovanza. Un single però che in realtà non lo è, perché ha attorno a sé presenze di storie che si dipanano e si intrecciano, memorie di impegni e sacrifici, di un’offerta di sé che ora tiene compagnia. Fino a quella escatologica cena, che le Scritture presentano come un banchetto, “di grasse vivande, di cibi succulenti”.

Ogni pasto in famiglia per genitori credenti non può non ricordare il pasto di Gesù con i suoi apostoli, nel giorno che precede la sua morte.

In molte circostanze I figli possono percepire qualcosa di grave e di importante nei gesti e nella voce dei genitori. Essi non sanno, come i discepoli di Gesù, che sentivano che qualcosa di nuovo stava accadendo ma non sapevano cosa. Ricorderanno e comprenderanno in seguito. Così anche i figli, quando a loro volta saranno genitori, ricorderanno e comprenderanno.

I genitori hanno messo al mondo i loro figli ed ora, come Gesù, vorrebbero essere per loro pane spezzato. L’Eucarestia alla quale partecipano assieme è il loro tesoro nascosto, la loro risorsa, la fonte cui attingono quel cibo e quel vino che dispensano ai figli sotto forma di cura, attenzione, preghiera.

Tra il pasto famigliare e la cena di Gesù, vissuta in comunità, c’è un legame invisibile ma reale.

I figli dovrebbero vedere nei genitori quella attenzione e quella sobrietà dei gesti, quella gioia interiore che sono insieme frutto e preparazione della liturgia. I figli che vivono in famiglia la significatività del gesto della assunzione del cibo in comune possono ritrovare quando parteciperanno alla loro eucarestia la memoria di un gesto quotidiano trasfigurato.

Se sono stati capaci di essere commensali in famiglia, se hanno imparato a godere delle relazioni con i genitori, con i fratelli, con gli amici … riconosceranno nella liturgia domenicale i segni familiari di una appartenenza, impareranno la differenza tra un vedere semplicemente e un mangiare, bere, partecipare realmente al gesto di donazione della propria vita di Gesù, “corpo di Dio”.

 

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