Una riflessione in occasione dell’inaugurazione di nove aree-gioco in altrettanti giardini di Palermo
di Marcello Longo
Il diritto al gioco è una delle tutele raccomandate dalla Convenzione Universale dei diritti dell’Infanzia.
Il mondo dei più piccoli, del resto, non è autonomo rispetto alla “societas”, intesa come luogo dove l’uomo vive con altri uomini e si relaziona costantemente con altri uomini.
Investire sulla formazione degli infanti non significa solo fornire strumenti che consentano di far crescere cittadini educati, maturi ed equilibrati; significa anche consentire al “mondo degli adulti” di arricchirsi e migliorarsi, traendo spunto dalle peculiari risorse umane e dalle straordinarie capacità relazionali che i bambini sono in grado di trasmettere a beneficio delle persone adulte.
I bimbi, pertanto, più che essere “la società del futuro”, emergono a pieno titolo come parte fondamentale e preziosa della società attuale, tanto che il livello di civiltà e sviluppo generale non può prescindere dalla misura e qualità dei servizi rivolti all’infanzia.
In tale contesto, la scuola – agente formativo per eccellenza – deve necessariamente essere integrata da ulteriori spazi di formazione relazionale. Uno di questi è rappresentato dalle “aree gioco” che consentono ai bambini di esprimere la loro personalità ed organizzare le loro energie, assumendo inevitabilmente un ruolo aggregativo per l’intera comunità.
Le aree-gioco sono un luogo dove i bambini entrano con facilità in relazione e “trascinano” in tale esperienza comunicativa anche i loro genitori, nonni, zii e babysitter; ciò in un’atmosfera ideale e privilegiata caratterizzata da relax, sorrisi, confronto, dialogo e partecipazione dei pubblici spazi territoriali.
Tali momenti, pertanto, innescano processi che vanno ben al di là del mero “spazio-gioco”, creando veri e propri laboratori di crescita familiare e comunitaria.
Nella nostra Città di Palermo, circa tre anni fa il Comune ha deciso di rimuovere le vecchie (ed oggettivamente malandate) attrezzature dislocate all’interno di alcuni giardini della Città, in quanto considerate pericolose per l’incolumità dei bambini. Tale determinazione, purtroppo, non è stata adeguatamente accompagnata da idonea informazione né seguita da un immediato ripristino delle medesime aree-gioco con nuovi e più idonei arredi.
Le conseguenze di tale atteggiamento omissivo, assunto a vario titolo da parte dei vari “tasselli” della Città istituzionalmente deputati ad occuparsi della questione in argomento sono state: il disorientamento dei bambini e delle famiglie che non hanno ritrovato i loro abituali spazi ricreativo/aggregativi; la prolungata negazione dell’organizzazione del momento ludico negli spazi verdi della città, l’inevitabile e sensibile diminuzione dei livelli di qualità della vita per i cittadini.
In una società “complessa” e “immatura” come la nostra, pertanto, è stato necessario applicare una costante “pressione” che spingesse l’Amministrazione comunale a considerare prioritario ed improrogabile il ripristino delle aree gioco nei giardini di Palermo.
Ed è grazie a tutti coloro che – tanto nelle forme di associazionismo della società civile che all’interno degli organi ed uffici istituzionali – hanno profuso un notevole impegno e hanno scelto di “fare la propria parte” che, oggi, possiamo registrare con soddisfazione la realizzazione di un obiettivo che migliora concretamente le condizioni di vita nella nostra Città.
Infatti, il prossimo 6 dicembre 2015 saranno inaugurate a Palermo ben nove aree-gioco, installate in altrettanti spazi verdi di Palermo: Villa Trabia, Villa Sperlinga, Villetta Praga, Villetta Tricoli, Boccadifalco, Castello della Zisa, Villa Rosario Salvo, Case Rocca e Villa Adamo Smith… perché una Città “a misura di bambino” è – più in generale – una Città “a misura d’uomo”.
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