Senza categoria

Giornalismo e formazione su genere e orientamento sessuale

Loading

 

 

di Serena Termini

 

Talvolta è per imbarazzo, a volte per incompetenza, in molti casi è per pregiudizio, più o meno consapevole, ma i mezzi di informazione possono rendersi complici di una cultura omofobica che esclude e discrimina le persone LGBT, acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

Scrivere in chiave giornalistica, infatti, sui temi che interessano la sfera dell’identità e dell’orientamento sessuale Lgbt non è certo facile per la complessità delle realtà che si vanno a toccare. Cercare di scrivere bene quando si raccontano storie o fatti di cronaca può diventare per i giornalisti un’impresa ardua che non sempre si riesce a condurre nel migliore dei modi perché si rischia, in alcuni casi, di ferire o di incasellare, piuttosto superficialmente, ciò che realmente conosciamo poco.

Proprio per questo l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) insieme all’Agenzia Nazionale Redattore Sociale ha organizzato nel mese di ottobre, a Milano, Roma, Napoli e Palermo un ciclo di seminari formativi dedicati ai giornalisti.

“E’ necessaria un’azione continua di formazione e dialogo che – ha detto Marco Buemi, esperto dell’Unar -, senza scadere in atteggiamenti prescrittivi o censori, metta in guardia dai rischi di un cattivo uso delle parole e indichi la via per un’informazione corretta sulle persone LGBT”.

La giornalista Delia Vaccarello, prendendo come esempio un fatto di cronaca ha parlato dell’inadeguatezza di un informazione ancora poco preparata a raccontare ed affrontare i temi che riguardano l’omosessualità. In particolare, ha citato il caso del giovane omosessuale romano di 15 anni che si è suicidato nel novembre del 2012 noto come “il ragazzo dai pantaloni rosa”.

“Nessun collega – dice Delia Vaccarello – ha parlato in quell’occasione di identità e ruolo di genere. Il risultato è stato fare emergere una serie di pregiudizi in senso tecnico. In assenza di concetti chiari è esplosa la babele dei linguaggi etichettando un ragazzo di cui si è saputo poco o nulla. Dalla Babele poi si è anche caduti nei balbettii inutili”.

“La discriminazione sul tema – aggiunge – è continuamente trasversale. Non abbiamo come giornalisti ancora gli strumenti per riuscire a saper trattare l’argomento. Per questo dobbiamo imparare a vederci chiaro in una realtà sempre più complessa con il dovere professionale di raccontare senza deformare. Dobbiamo attrezzarci all’imprevisto in cui le variabili sono tantissime. Invito i colleghi a lavorare su molti concetti chiave per aggiornarci continuamente senza enfatizzare o indebolire e soprattutto senza incasellare realtà che si conoscono poco”.

“La formazione– ha sottolineato ancora Marco Buemi – riteniamo che sia il primo aspetto da curare per agire contro ogni forma di discriminazione. Dalle nostre ricerche si rileva proprio un aumento costante del fenomeno delle discriminazioni. In Italia sono più di 1400 le segnalazioni di cui la maggior parte è legata alle denunce sulla discriminazione sessuale. Un dato che ci ha fatto riflettere molto e che ci ha indotto ad agire a partire dalla formazione dei giornalisti. Costruire carte deontologiche nuove però non serve ma occorre, invece, lavorare nelle redazioni per favorire un cambiamento del linguaggio dei media. Il cambiamento culturale e sociale del nostro Paese passa inevitabilmente dai media”.

“Il linguaggio è determinante per la crescita della nostra società – ha aggiunto l’assessore alla cittadinanza sociale Agnese Ciulla nel suo intervento di saluto al seminario di Palermo -. Dal linguaggio può cambiare completamente l’approccio che si ha su questo tema. Proprio per questo occorre fare un’azione di sensibilizzazione e formazione a più livelli che riesca a coinvolgere diverse figure professionali che oltre ai giornalisti sono i docenti, gli assistenti sociali ed altri operatori di vario livello. Il lavoro dei giornalisti è però molto importante perché da loro deve essere trasmesso il rispetto della persona nel suo complesso”.

“Occorre puntare soprattutto sulla conoscenza – dice Sara Scarafia redattrice de La Repubblica. Ho scoperto, trattando questo tema, tante cose facendo appunto l’esperienza conoscitiva che è sicuramente la prima cosa da dover curare. Non sempre è stato semplice raccontare l’omosessualità. A volte bisogna fermarsi mentre scriviamo, cercando di misurare l’uso di termini e parole per il massimo rispetto della persone. A volte un fatto raccontato nel modo giusto, rispettoso e, soprattutto onesto, può essere importante per tutta la società. Dobbiamo sicuramente partire però dalla formazione per riuscire in maniera critica e costruttiva a dare il nostro importante contributo”.

Anche gli studiosi pensano che il tema Lgbt vada affrontato a più livelli.

“Il lavoro da fare su questo campo è ancora enorme – ha sostenuto in una parte della sua relazione il docente di pedagogia dell’università di Palermo Giuseppe Burgio – L’Omofobia colpisce tutti ma le ricerche si sono concentrate principalmente nella sfera adolescenziale. Attaccare l’altro attraverso pregiudizi e stereotipi a sfondo sessuale omofobico è spesso una regola condivisa in molti ambienti giovanili. Tra i fortissimi pregiudizi con cui fare i conti ci sono poi quelli che etichettano l’omosessuale come sicuramente un non aggressivo che non si sa difendere, non sa giocare a calcio, fa danza classica e non sa stare in coppia a lungo. Difficile purtroppo allontanare il pensiero comune profondamente radicato nella società. Le donne lesbiche, invece, sono bollate come brutte, senza senso materno e così via. Spesso il comportamento omofobico in pubblico serve agli adolescenti come performance di virilità – ha continuato il docente -. Poi ancora bisogna aggiungere che esiste sicuramente una asimmetria tra uomini e donne perché l’omofobia risulta ancora più diffusa nei tra i maschi. Gli uomini, inoltre, sono più omofobici con i maschi che con le donne”. 

 

{jcomments on}

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *