“Siccome è una neonazista nell’animo, si è subito schierata con i neo nazisti ucraini”.
A pronunciare, due anni fa, questa frase chiaramente offensiva, non è stato il solito giovane aberrato e poco informato che immagina di essere antifascista impedendo, come è capitato alla Sapienza di Roma diversi anni fa a papa Benedetto XVI e, nella settimana passata, al giornalista David Parenzo per la grave colpa di essere ebreo, a chi non gli va a genio di potere esprimere il proprio pensiero.
È stato, invece, Luciano Canfora, uno studioso di tutto rispetto che, fra i suoi studi più significativi, vanta saggi illuminanti su Pericle e sulla democrazia ateniese. Un insulto, peraltro gratuito, che a Giorgia Meloni, che ne era la destinataria, non è andato giù visto che, com’era suo diritto, ha querelato il grande storico e filologo portandolo in tribunale.
Questa in sintesi la vicenda che, oggi, si arricchisce di un ulteriore passaggio, questa volta alimentato da chi, più in malafede che in buonafede, immagina che brandendo il simbolo dell’antifascismo, tutto sia permesso e, come in questo caso, anche legittimare la gratuita offesa e, perché no! perfino l’uso della violenza come nel caso di Ilaria Salis, oggi purtroppo detenuta, in condizioni intollerabili dal punto di vista della civiltà, nell’Ungheria di Viktor Orban.
Proprio costoro, infatti, hanno intrapreso la raccolta di firme di solidarietà a Canfora in nome, appunto, dell’antifascismo e, udite udite!, delle libertà di opinione costituzionalmente garantite dal nostro ordinamento. Chiedersi cosa c’entri la libertà di opinione garantita dall’art. 11 della Carta costituzionale con la libertà all’insulto, perché tale è da considerare la espressione di Canfora, non è certo pensiero che tocchi più di tanto le menti di costoro molti dei quali, è questo è ancor più grave, non sono certo dei “giovinastri” infervorati dalle loro passioni e sicuramente poco informati, ma personaggi di ragguardevole curriculum che, purtroppo per loro, non riescono a moderare le proprie passioni di parte con il risultato, certamente poco apprezzabile, di mettere in forse la propria credibilità scientifica.
Ci siamo soffermati su quest’episodio, che arricchisce le cronache odierne di un ulteriore tassello alla grave deriva del dibattito sociopolitico, proprio perché avvertiamo ch’esso sia spia di qualcosa di molto più grave che va certamente al di là delle miserie ch’esso manifesta.
Ci appare, infatti, un segno dell’ulteriore deterioramento di un clima politico segnato da forti risentimenti, da patologiche avversioni, da odiose intolleranze che hanno ben poco a che vedere con l’essenza stessa della politica. Un clima che a nostro avviso rappresenta un preoccupante pericolo per la tenuta del sistema democratico.
Scriveva Gramsci che “purtroppo la storia insegna ma non ha alunni” e, a proposito di quanto abbiamo scritto sopra, nonostante questo pessimistico assunto, vogliamo ricordare, lo facciamo per chi ha memoria corta, che un clima come quello citato, è stato terreno di coltura di quei drammatici fenomeni di terrorismo che hanno tragicamente segnato il nostro Paese nell’ultimo scorcio del secolo scorso.
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