Alla Biennale di Venezia il “sudario contemporaneo” dell’artista Alex Caminiti

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L’artista siciliano Alex Caminiti sarà protagonista di un evento alla 60ª “Biennale di Venezia” con una installazione / performance dal titolo: “La Terza Pace Mondiale”, presentata nel “Padiglione della Repubblica del Camerun”.

Il rapporto di collaborazione con il Camerun, secondo quanto racconta Caminiti, ha radici profonde che risalgono a un periodo in cui lui stesso si impegnò attivamente in progetti di solidarietà. Uno degli episodi significativi fu l’organizzazione di una raccolta fondi per costruire una sala operatoria in Kenya dedicata ai bambini.

Questo progetto ebbe successo e rappresentò uno dei primi passi concreti di Caminiti nel sostenere cause umanitarie, rafforzando così i legami con diverse realtà africane, tra cui il Camerun. La performance si terrà al “Palazzo Donà dalle Rose” e rappresenta un’importante collaborazione internazionale con il collettivo artistico “GAS” e la “Prince Group”, diretta da Armando Principe.

Il percorso artistico di Caminiti si caratterizza per un’intensa connessione tra vissuto personale e espressione creativa.

Nato a Messina e cresciuto in un collegio religioso, Caminiti ha sperimentato fin da giovane una serie di esperienze che hanno profondamente segnato il suo modo di vedere il mondo e l’arte. Quest’ultima diventa per lui uno strumento di salvezza e libertà, un mezzo per esplorare e rielaborare il proprio rapporto con la religione, i temi sociali e i dilemmi interiori.

La sua arte riflette una dimensione spirituale che va oltre la mera rappresentazione visiva; è una ricerca di significato e riscatto personale che si traduce in opere di grande impatto emotivo. Il legame con la religione è evidente, non solo per i soggetti rappresentati, ma anche per l’intensità con cui vengono trattati temi di redenzione e sacralità. Caminiti ha infatti ottenuto importanti commissioni, tra cui pale d’altare per il Vaticano, che testimoniano il riconoscimento della sua arte a livello istituzionale e religioso.

La sua ispirazione viene dall’espressionismo astratto di Franz Kline, che si riflette nel tratto energico e nelle composizioni emotivamente intense delle sue opere. La collaborazione e la diversità sono alla base della visione artistica di Caminiti, che si manifesta attraverso il collettivo “GAS”, un gruppo interculturale con oltre 50 membri da diverse discipline e paesi.  Il collettivo, che include artisti africani come Gimaka e Sadif, si impegna a portare all’attenzione del pubblico temi sociali spesso marginalizzati, come l’inclusività e la giustizia sociale, diffondendo un messaggio di pace e speranza in mostre in tutto il mondo, dalla Sicilia a Dakar.

 Il progetto della “Terza Pace Mondiale” di Caminiti per la Biennale nasce da parte dell’artista come risposta alle attuali crisi globali, che lui stesso interpreta come una “terza guerra mondiale”, caratterizzata da conflitti economici, ambientali e bellici. Ginevra Maria Caminiti, autrice delle basi su supporti digitali, e Sabrina Di Felice con il suo contributo pittorico e decorativo arricchiranno l’opera, sottolineando la sacralità della vita e il dramma umano delle guerre.

Nella performance, l’artista realizzerà un’installazione evocativa che utilizza il corpo della modella Marisa Mulazzi come una sorta di “sacra sindone” moderna. La silhouette di Mulazzi, infatti, interamente dipinta e impressa su una tela bianca, diventerà un sudario contemporaneo. Le macchie di rosso che trasuderanno dalla tela saranno il simbolo del sangue versato nei conflitti, un’immagine potente che richiama i drappi bianchi stesi sui corpi senza vita nei campi di battaglia. Un’immagine che “deve fare tremare.”

 «“La terza Pace Mondiale” -sostiene Massimiliano Reggiani, critico d’arte- è la speranza che si possa sopravvivere preservando inalterata la bellezza della vita. È un’opera fortemente simbolica, in cui l’Artista sente il peso, enorme, del messaggio che vuole dare.

La performance si avvicina così al teatro classico, al rito sacro: Alex Caminiti, e tutti noi con lui in una tragica empatia, sconvolgiamo con il colore e il gesto un corpo confidando di poterlo salvare, di non distruggerlo e assistiamo al miracolo della sua resilienza, alle tracce che lascia dietro di sé. E lo amiamo perché continua a essere vivo e con la sua sola presenza ci salva dalla discesa agli inferi che è il frutto avvelenato della nostra civiltà. «Davanti alla tela bianca – conclude Alex Caminiti – devi tremare, se non tremi sei uno che sta improvvisando, mentre l’arte è sudore e sangue».

In definitiva l’iniziativa di Caminiti a Venezia rappresenta un importante esempio di come l’Arte possa fungere da catalizzatore per la riflessione e il dialogo in tempi di conflitto. Ideato dopo alcuni giorni dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, questo progetto artistico non si limita a offrire un punto di vista sui conflitti attuali, ma si colloca all’interno di una visione più ampia che abbraccia il dialogo interculturale e l’attivismo attraverso l’Arte.

Il progetto infatti si propone di promuovere la pace, la consapevolezza e l’unità globale, rendendo l’Arte una sorta di “linguaggio universale” in grado di superare le barriere linguistiche e culturali e di esprimere ciò che le parole da sole non riescono a comunicare, contribuendo a costruire ponti e promuovere un futuro di dialogo e comprensione reciproca: un futuro di speranza.

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