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Alla scoperta di eTwinning

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di Valeria Viola

All’indomani delle elezioni europee, appare ancora più importante notare che nel mondo della scuola siciliana ancora troppo pochi docenti sanno che esiste un’interessante possibilità di integrare alla propria programmazione curriculare il valore aggiunto dell’apertura europea: eTwinning è, infatti, la comunità di scuole europee in rete (etwinning.net), una piattaforma per le classi di vari paesi che hanno voglia di comunicare, collaborare, sviluppare progetti, condividere, in breve “partecipare alla più entusiasmante comunità didattica europea”.

 Gli eTwinners regolarmente (e gratuitamente) iscritti possono rintracciare liberamente risorse didattiche messe a disposizione nella rete e, a propria volta, caricarne di nuove, partecipare on-line ad eventi di formazione internazionale o a seminari offerti dall’unità nazionale italiana, comunicare nelle “Sale insegnanti” con docenti di differente nazionalità… ma, soprattutto, hanno la possibilità di partecipare coi propri alunni a progetti che li mettano in contatto con varie scuole europee. (vedi anche in http://etwinning.indire.it/ambasciatori/wp-content/uploads/2012/10/Tutorial_Come-trovare-un-partner-eT_CH-NSS.pdf).

     I progetti eTwinning si svolgono on-line, mettendo in contatto sul web scuole molto distanti fra loro, che scoprono così stili di vita differenti (o straordinariamente simili!), lavorando insieme in un percorso di crescita culturale, che vede nella conoscenza reciproca la base per la realizzazione di relazioni multiculturali. L’organizzazione su piattaforma permette di fare tutto ciò senza spostamenti fisici ovvero con un ampio risparmio di risorse per le scuole, anche se rimangono necessari strumenti di base, come un buon PC ed una connessione Internet.

  Sebbene la piattaforma sia oggi vista come prioritario luogo di comunicazione anche per gli scambi Erasmus+, i progetti eTwinning presuppongono che si lavori avendo un contatto perlopiù virtuale tra i partecipanti. Solo saltuariamente vengono organizzati dei seminari di contatto come quello svoltosi dal 16 al 19 Maggio di quest’anno nei pressi di Yerevan, in Armenia. Durante questo seminario, io ed altri 9 insegnanti dalle più disparate parti di Italia, abbiamo incontrato i rappresentanti di altri 5 paesi, ovvero Polonia, Malta, Cipro, Francia ed Armenia.

  E’ stata una esperienza meravigliosa ed un’ottima occasione di lavoro. Le principali sessioni sono state sulle modalità della progettazione eTwinning, sulla particolarità della formula Plus (che dal marzo 2013 coinvolge i paesi extraeuropei di Azerbaijan, Georgia, Moldova, Tunisia, Ucraina e, appunto, Armenia), nonché sulla importanza delle ICT (Information and Communication Technologies). Un ripasso per i veterani della piattaforma, un’occasione di reale approfondimento per i neofiti. A conclusione dell’esperienza, ho fondato un progetto per i miei ragazzi in collaborazione con una scuola francese, una maltese ed una armena.

Chi lo ha detto che l’Europa non funziona?

Comunicare, condividere esperienze, sulla rete o di fronte ad una tazza di tè, tra persone così diverse, è esaltante. Ma il risultato più inatteso è stato per me quello di “scoprire” gli eTwinners italiani, insegnanti che, su e giù per lo Stivale, con dedizione si spendono nell’aprire le loro classi al mondo senza nulla pretendere in cambio (la maggior parte delle attività extra non prevede neanche il rimborso spese). Da Treviso a Campobasso la fervente attività di queste persone crea una rete di comunicazioni che dà alla docenza un’alta professionalità per possibilità di aggiornamento e di connessione alle esperienze altrui.

Ed al centro di tutto questo vi è – come sempre – il discente; non importa che si tratti del bambino della primaria o della ragazzina del superiore, a tutti viene data la possibilità di conoscere il “vicino di casa”, nella convinzione che solo così si possa ottenere una sincera integrazione culturale. Io stessa posso testimoniare come un progetto del genere possa esaltare, in alunni con difficoltà, la sicurezza in se stessi oltre che favorire il raccordo interdisciplinare nei consigli di classe.

Certo quando provo a parlare di eTwinning con i miei colleghi, alcuni mi rispondono che nella nostra realtà isolana ci scontriamo con troppe difficoltà per rischiare una strada nuova, ma cosa costa provare un nuovo modo di affrontare gli stessi contenuti di sempre? Certo occorre un po’ di intraprendenza ed una conoscenza base delle lingue, ma chissà che i ragazzi non ci stupiscano con un nuovo interesse verso un mondo lontano che prima o poi dovranno affrontare.  

 

 

 

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