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Bamboccioni

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Bamboccioni o fuga di cervelli

   
Pesa ancora sull’opinione pubblica la dichiarazione del ministro Anna Maria Cancellieri, in accordo alla Fornero sull’incapacità dei nostri giovani a investire sul proprio futuro autonomamente e lontano da mamma e papà.

 

Pesa perché focalizza ancor di più la nostra attenzione sull’Italia dei privilegiati, di coloro che contano e che non vivono l’assillo quotidiano delle ristrettezze economiche e delle rinunce. Di coloro, insomma, che non hanno bisogno “dell’illusione del posto fisso” evocato dal Ministro Fornero. Pochissimi giovani possono dedicarsi al proprio futuro, perché un futuro al momento non c’è. Basti pensare alle difficoltà per proseguire gli studi dovuti a test e numeri chiusi. Non tutte le famiglie, infatti, possono sostenere le spese economiche lungo uno svariato numero di anni durante i quali i figli si preparano in scuole apposite e tentano di superare vari esami di ammissione. E non è solo questione di posto fisso. Un tempo si concorreva pubblicamente per ottenerlo dando prova della propria capacità e attitudine a ricoprire un determinato ruolo.

Oggi forse non è più necessario, la globalizzazione cambia le regole anche in Italia. O almeno questo e quel che si dice (vedi modifica dell’articolo 18). Ci si chiede però se le regole cambieranno per tutti o se qualcuno, naturalmente più brillante, verrà risparmiato viaggiando a tutto gas sulla corsia privilegiata del successo professionale ed economico a scapito di tanti altri.

La tanto declamata mobilità, che pure ha un costo per ciò che attiene la qualità della vita, può fornire in termini occupazionali delle certezze? Le nostre industrie piano piano si trasferiscono in altre nazioni causando molti licenziamenti, la mobilità è davvero il rimedio che salverà il futuro dei nostri giovani? Eppure tutti hanno diritto alla valorizzazione della propria volontà e della propria intelligenza. Sia che si desideri trovare lavoro nella propria nazione che fuori. Invece succede che se non si va via da casa per trovare lavoro si viene considerati “bamboccioni”. Se invece ci si sposta all’estero sia per lo studio che per il lavoro, per le condizioni più favorevoli per entrambe le cose, si entra a far parte del fenomeno dei “cervelli in fuga”. Cosa devono fare i nostri giovani? Devono aspirare a rimanere o ad andare via?

Credo che ad andar via, nel frattempo, ci stiano facendo un pensierino anche i genitori, visto che oggi nutrono seri dubbi sulla durata e sulle garanzie del proprio impiego, qualsiasi esso sia e soprattutto sulla certezza della pensione che sicuramente ha motivato intere generazione alla crescita del paese, di un paese che stenta a manifestare la sua civiltà non permettendo al cittadino di vivere serenamente la propria esistenza e di offrire un futuro dignitoso ai propri figli.

Giuseppa Calò{jcomments on}

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