Commento al Chiaroscuro n. 531 – Perché dico NO alla intitolazione di Malpensa a Berlusconi

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“Ho letto con piacere l’articolo dell’amico Giuseppe Savagnone che, come sempre, con acume e grande lucidità, apre spazi a dibattiti e riflessioni necessarie in questo tempo troppo spesso segnato da sterili polemiche.

Dico, subito, che, come ho già scritto su altri organi di informazione, che condivido le sue perplessità circa l’intitolazione dell’aeroporto Malpensa per molte ragioni, non ultima quella di carattere tecnico sollevata, ma in sospetto ritardo, dal sindaco di Milano, circa il fatto che la procedura che ha portato all’intitolazione non sia stata corretta a causa della mancata consultazione di alcune amministrazioni locali interessate e a causa della violazione della disposizione che prevede che l’intitolazione di uno spazio o di un edificio pubblico ad un personaggio eminente non possa avvenire prima dei dieci anni dalla sua morte salvo deroghe specificamente approvate per ragioni di grande interesse pubblico.

Proprio queste ragioni di grande interesse pubblico, nel caso in specie, non mi pare ci siano state. D’altra parte, aggiungo, non mi pare opportuno che, salvo per personaggi che hanno positivamente fatto la storia, si intitolino strutture così importanti a politici, esponenti di partiti, che proprio come tali rappresentano, come sosteneva don Luigi Sturzo, una parte e non la totalità.  Il fatto poi che ci sia un aeroporto dedicato a Sandro Pertini – che è stato un errore di grammatica politica visto che, lo scrivo per memoria di chi legge, il personaggio in questione, fra i tanti scivoloni, annovera l’immorale idealizzazione di Stalin, la opposizione aprioristica all’Alleanza atlantica e la vergognosa approvazione della repressione sovietica in Ungheria – non giustifica certo questa decisione.

Voglio aggiungere, sempre facendo riferimento ad un significativo passaggio dello scritto di Savagnone una, a mio avviso, doverosa precisazione. Indubbiamente Berlusconi è stato un personaggio divisivo, su questo, nessun dubbio, egli infatti, proclamandosi alfiere della “rivoluzione liberale” non ha avuto peli sulla lingua nel denunciare i limiti della sinistra italiana che, diversamente da quella europea, non è riuscita a fare i conti con l’egemonia che sulla stessa ha esercitato il comunismo.  

Inoltre, e forse come effetto poco lodevole di questa scelta, si è reso responsabile della “liquidazione del senso del pudore”, una liquidazione che è stata favorita dai mezzi di comunicazione di cui il personaggio ha avuto disponibilità. Ma, sarebbe onesto dire che, quel “senso del pudore” richiamato da Giuseppe Savagnone, era già andato in frantumi da qualche tempo e solo una certa ipocrisia molto presente nella nostra società, basta pensare ai tanti libertini che si presentano come difensori della famiglia, continuava a tenerlo in piedi.

Per questo motivo, potremmo dire, e non sarebbe male confessarlo, che Berlusconi, con le sue televisioni e i suoi comportamenti personali, non ha fatto altro che sollevare il velo che nascondeva il marcio.”

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