di Lorenzo Jannelli
Raggiunto al telefono da un’amica, mentre mi trovavo indaffarato a fare un acquisto in un negozio, sabato mattina apprendevo di una “uscita antimafia” dell’Arcivescovo di Palermo che aveva impedito la cresima ad uno dei Graviano.
Ho sempre saputo che la mafia fosse ostile alle confessioni ed al(le forze del)l’ordine e pareva strano che ora cominciasse a preoccuparsi anche degli altri sacramenti ed, in particolare, della cresima.
Tornato a casa, ho acceso il computer per informarmi meglio e ho visto che il mondo cattolico (e non) palermitano è stato scosso, tra social network e articoli di giornale, dalla notizia che era stata negata la Cattedrale di Palermo per la cresima del figlio di uno dei fratelli Graviano, boss mafiosi condannati per la morte del beato Pino Puglisi, le cui spoglie riposano temporaneamente in Cattedrale in attesa di essere ricollocate nella erigenda chiesa a Lui dedicata a Brancaccio.
Dopo qualche giorno, possiamo tornare a ragionarci un po’, lasciando se possibile l’emozione fuori dalla porta.
Tra le notizie dell’ufficio stampa della Curia arcivescovile del 23 novembre 2014 leggiamo:
<< Al figlio del boss Graviano la Cresima non è stata negata
Il cardinale Paolo Romeo non ha negato il Sacramento della Cresima in assoluto al figlio di uno dei boss Graviano, studente liceale del Centro educativo ignaziano, ma ha soltanto evitato che ricevesse il Sacramento stamani insieme agli altri giovani, nella chiesa Cattedrale dove riposano le spoglie del Beato Padre Pino Puglisi.
“Non è stata soltanto una scelta di prudenza – afferma il card. Paolo Romeo – certamente i figli non possono portare e non portano i pesi dei padri, anzi un figlio che si trova in queste circostanze è maggiormente attenzionato dalla Chiesa perché Dio ha sempre avuto una particolare predilezione verso i più deboli. Bisogna pure pensare che in Cattedrale riposano le spoglie di padre Puglisi, ucciso da persone che non mi pare abbiamo mai avuto segni chiari anche di dolore di ciò che hanno commesso. Non dimentichiamo che don Pino Puglisi è un martire perché ucciso in odio della Fede”.
Al giovane comunque non sarà negato il Sacramento che completa l’Iniziazione cristiana, che riceverà in forma privata, in un’altra chiesa, non in maniera solenne e in pubblico. C’era infatti, il pericolo che la presenza del giovane tra i cresimandi di stamani in Cattedrale fosse strumentalizzata.
“Anche in precedenza ci sono stati casi analoghi – aggiunge il vescovo ausiliare mons. Carmelo Cuttitta – Ci auguriamo che questo ragazzo faccia un percorso diverso da quello del padre, che cresca bene e abbia una vita giusta”.
Padre Puglisi fu ucciso il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, dal killer Salvatore Grigoli, nel quartiere controllato dai boss Graviano. Furono loro a ordinarne l’eliminazione. Una morte in “odium fidei”, come è stato decretato dalla Congregazione per le cause dei santi, che ha dichiarato Puglisi martire.>>.
Secondo alcun testate giornalistiche, un prete del Centro educativo ha informato che “se il figlio dell’uomo condannato per aver fatto uccidere Padre Puglisi si fosse presentato per ricevere il sacramento nella cattedrale dove sono custodite le spoglie di Puglisi, sarebbe scoppiato uno scandalo“. Dal Cei fanno sapere che per la scuola il ragazzo è “un alunno come gli altri“, ma “visto che questo è il volere della Curia, spetta ora alla famiglie decidere quando e dove organizzare la cresima del ragazzo“.
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11724821/Cardinale-di-Palermo—Niente.html
Orbene, fatte queste doverose premesse, non possiamo non registrare innanzitutto che, all’indomani della discussa cresima, intervenuta sabato scorso per i ragazzi del Cei (tranne uno, appunto il figlio di Graviano), la Chiesa palermitana si è ritrovata profondamente divisa nelle opinioni sulla complessa vicenda e, seppur da punti di vista e con valutazioni talvolta radicalmente opposti, è stata pervasa da un senso di complessiva amarezza per come sono andate le cose.
Risultano amareggiati i difensori della scelta assunta dalla Curia, i quali hanno stigmatizzato il clamore mediatico attribuito alla vicenda ed hanno evidenziato che tale scelta adottata in una situazione di estrema delicatezza – in cui qualunque decisione, in un senso o in un altro, si sarebbe obiettivamente prestata a strumentalizzazioni – sia stata responsabilmente assunta dal Pastore della Diocesi per ragioni di opportunità legate alla presenza delle spoglie del beato Puglisi in Cattedrale.
Risultano amareggiati coloro che, al di là dei comunicati ufficiali che escludono tale intenzione, hanno intravisto nella decisione di negare la Cattedrale un segnale di distanza non dalla mafia, né dal mafioso, ma da un giovane congiunto di costoro, quasi che un figlio portasse la responsabilità per le colpe dei padri (in effetti, in rete circolano commenti agghiaccianti di qualcuno che, ergendosi a improvvisato difensore della Chiesa, rivendica alla Scrittura la legittimità di colpe fino alla settima generazione! Per chi vuol farsi un’idea, si consultino i commenti alla notizia sul sito internet Livesicilia.it).
Risultano amareggiati, altresì, coloro che hanno conosciuto padre Puglisi e ne mantengono un ricordo meno oleografico di quello che la legittima venerazione di reliquie itineranti e sacre spoglie può ispirare e senz’altro più consapevole dell’amore incondizionato nutrito dal parroco di Brancaccio per i figli della sua terra, amore così illimitato che lo portò al martirio con un sorriso di dolcezza nei confronti del suo carnefice (così almeno dicono il killer Grigoli ed il dott. Matassa, magistrato che visitò la salma di padre Pino per constatarne il decesso, osservandone il volto).
Risulta amareggiato, almeno lo immaginiamo, il giovane cresimando, che senza scandali aveva già ricevuto la comunione e che si trova oggi escluso e separato dai suoi compagni, con i quali si era positivamente preparato durante questi ultimi mesi.
Risultano probabilmente amareggiati i suoi compagni che forse avrebbero volentieri evitato l’imbarazzo della cerimonia in Cattedrale e condiviso – anche pubblicamente – il sacramento della confermazione con il loro compagno in un’altra chiesa ed in un altro momento, se solo ci fosse stata più attenzione e maggior comunicazione tra coloro che si occupavano della loro cresima e la curia.
Nonostante questa amarezza di fondo, non possiamo, però, non constatare con piacere che per la prima volta (a nostro ricordo) a Palermo in modo straordinariamente evidente vi è stato un positivo fermento nella opinione pubblica cattolica, una opinione non monolitica, né necessariamente concorde, ma non per questo irrilevante o meno significativa, anzi forse rispettosa della complessità delle scelte e della realtà.
Sembra scontato, ma è bene ricordare che, anche nella comunità ecclesiale, è talvolta meglio un elettrocardiogramma con qualche extrasistola, che un elettrocardiogramma piatto.
E Tuttavia.eu, che fa a pieno titolo parte della comunità ecclesiale, auspica che una trasparente e matura opinione pubblica dei cattolici sia considerata oggi ed in futuro un importante elemento, da tenere quantomeno presente, da parte dei presbiteri nel loro discernimento.
Detto questo, non possiamo esimerci dal condividere con i lettori, in punta di piedi e senza la pretesa di saperla più lunga di altri, alcuni punti del nostro pensiero sulla situazione per come l’abbiamo ricostruita, anche se ci rendiamo conto di non pensarla alla stessa maniera di molti, fuori e dentro la Chiesa:
- la Chiesa, sull’esempio del Cristo che cerca di imitare ogni giorno, odia il peccato e ama il peccatore; ancora di più ama il figlio innocente di un peccatore, che nessuna personale colpa pubblica si porta dietro.
- La Chiesa contrasta la mafia, perché la mafia è intrinsecamente sopruso e violenza ed è radicalmente contraria al Vangelo. Il cardinale Romeo lo ha continuamente e meritoriamente ripetuto. Oggi non è più attuale sospettare contiguità tra uomini di chiesa e mafia. È stato, però, ripetuto anche che la Chiesa accoglie i mafiosi e li invita continuamente allo stesso percorso di conversione che accomuna tutti i credenti. Non fa antimafia, per quanto meritoria essa sia, ma in primo luogo testimonia il Vangelo e promuove il bene dell’uomo.
- Per la Chiesa, lo scandalo è letteralmente “un ostacolo” alla sequela di Cristo (Matteo 16,23) in cui anche Pietro incappò per i suggerimenti prudenziali fatti a Gesù; è bene prudentemente vigilare sugli scandali pubblici (talvolta montati ad arte) che sono in grado di indebolire o sviare la fede in Gesù Cristo, ma le valutazioni di opportunità devono seguire e non precedere la ricerca del Regno di Dio e le esigenze radicali del suo annuncio (ecco il senso del famoso “vade retro”).
- Come sempre, prima di prendere una decisione comunitaria, è utile mettersi non solo nella prospettiva della comunità (ex parte actoris), ma anche in quella dell’individuo destinatario di una decisione di importanza comunitaria (ex parte patientis). Per il cristiano non vale la frase “è meglio che muoia un uomo per tutto il popolo”, perché è stata applicata già a Gesù Cristo e basta Lui. Per un adolescente, ancor più che per un adulto, l’esclusione dal gruppo è una mortificazione incomprensibile e difficilmente spiegabile e impone di rivedere tante certezze precostituite.
- La Cattedrale è stata vietata, perché luogo ove riposano le spoglie di padre Pino Puglisi. Scelta opportuna e legittima, ma non sembra che contrastasse con il buon senso permettere una celebrazione pubblica con i compagni di cresima in altra chiesa (come, presumibilmente, già è avvenuto in passato per la comunione dello stesso ragazzo).
Tali idee vi offriamo non perché convinti di essere in possesso di particolari verità, ma perché ci siamo ritrovati a condividerle. Anzi questo sito può essere il luogo per raccogliere le diverse luci utili a rischiarare realtà molto complesse, in sé non facilmente riducibili a titoloni di giornale o commenti estemporanei, e magari utili anche a produrre anticorpi di cristiano buon senso.
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