Dal 5 al 18 maggio, dal lunedì al sabato, dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30, alla “Real Fonderia alla Cala” in Piazzale Fonderia , a Palermo è in corso una mostra fotografica dal titolo” I volti stanchi di Ballarò” in cui l’artista, Giovanni Artale, ha voluto omaggiare la città raffigurando il forte senso di resilienza dei lavoratori dello storico mercato del capoluogo siciliano. Addentrandomi, durante la giornata dedicata all’inaugurazione, nello spazio riservato alla mostra, scorgo nelle foto in bianco e nero, una dopo l’altra, una serie di volti stanchi e provati da una lunga e faticosissima giornata ai quali l’autore ha cercato mirabilmente di dare voce, cogliendo l’espressione dei loro occhi, dei loro visi che non riescono mai a sorridere.
Da quei volti, dai loro occhi, risaliamo all’ambiente in cui operano ogni giorno, ambiente da sempre attrazione di turisti e palermitani per il famoso mercato che si sveglia alle prime luci dell’alba con i suoi variegati colori, odori, sapori e suoni che entrano nell’anima di chi si mescola in mezzo alla folla …
Un brevissimo accenno all’autore degli scatti :
La passione di Giovanni Artale per la fotografia è cominciata quasi in età infantile, trasmessa dalla madre. Nel 1980, ha frequentato un corso di fotografia di Stato a cura dell’Arma dei Carabinieri, dove ha militato. Artale, inoltre, è insignito delle Benemerenze BFA (Benemerenza fotografica Artistica) 4 Stelle e MFO (Meriti Fotografici Organizzativi). Ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico per la fotografia nell’ultima Biennale di Sicilia, tenutasi a Palermo nell’anno 2019.
Lo stesso artista, Giovanni Artale, durante il corso di una mia brevissima intervista, ha spiegato quanto segue:
«La mostra fotografica racconta una parte di Palermo, il quartiere Ballarò, uno dei mercati più belli d’ Italia, luogo in cui si mescolano suoni, odori e sapori, in cui si odono le classiche caratteristiche “abbanniate” e in cui ho ritratto, nell’arco di sei anni, i tanti operatori e le vicissitudini delle loro attività per guadagnarsi un pezzo di pane.
Con questa mostra insomma ho voluto rendere omaggio ad un mercato storico importante della nostra città, bello e caratteristico, ma in cui ci sono anche tantissime realtà nelle quali il livello di resilienza da parte dei commercianti è molto elevato perché ci si deve confrontare quotidianamente con tante situazioni contingenti e quotidiane che richiedono tanti sacrifici: alzarsi molto presto al mattino, stabilire il prezzo dei prodotto da vendere senza che nessuno intacchi gli interessi dell’altro, muoversi insomma in un contesto in cui bisogna tenere conto di tante realtà.
Di conseguenza non ritengo giusto sottovalutare l’operato di queste persone, come spesso avviene da parte di chi passa in quel mercato. Nei vari ritratti che ho realizzato, attraverso le fotografie in bianco e nero, ho voluto proprio soffermarmi sui volti di questi personaggi, sul loro momento emotivo, attraverso lo sguardo, l’espressione dei loro visi, e ,stranamente, non vi è nessun ritratto in cui sia abbozzato almeno un sorriso; non perché queste persone non siano in grado di affrontare le situazioni che si prospettano, visto che sono altamente vaccinati al contesto Ballarò in cui vivono e operano tutti i giorni, ma perché sono personaggi provati dalla stanchezza dei sacrifici che affrontano e trascurati dall’indifferenza da parte di chi di dovere dovrebbe occuparsi di tutte le problematiche che pesano su di loro.
Ritengo che ogni artista debba occuparsi dei problemi che riguardano la nostra società a costo di risultare scomodo e provocatore. Per questo, ritraendo i visi di coloro che operano in questo quartiere, ho voluto mettere in evidenza lo stato di trascuratezza e di abbandono in cui versano da parte delle istituzioni. L’amore per la verità è ciò che muove il mio operato e dovrebbe muovere quello di tutti; questa amministrazione comunale si sta muovendo in maniera più concreta ma ancora tanto deve essere fatto con la complicità dei cittadini palermitani che devono collaborare per rendere migliore, più dignitosa e anche più pulita la nostra città ».
All’inaugurazione, insieme all’artista, erano presenti: il curatore della mostra Mauri Lucchese, Francesco Federico, Nino Bellia e la giornalista di “Italia 7Gold”, Gabriella Di Carlo, che ha condotto l’introduzione all’argomento della mostra.
«Gli sguardi che Artale riesce a cogliere attraverso i suoi scatti- – spiega il curatore Mauri Lucchese – sono composizioni equilibrate e sempre animate, è come se l’autore celebrasse un’alleanza tra uomo e natura, una natura che l’uomo ha lentamente plasmato senza forzarla nell’intimo: sono questi i volti di Ballarò in cui Giovanni Artale evoca attraverso le sue opere quasi un presentimento del martirio in cui conferisce espressioni e atteggiamenti tristi e sognanti, una artista Giovanni amante del vero ed educato al classicismo, un abbandono sentimentale che appare come una tardiva nostalgia per quel romanticismo che nel corso della sua lunga carriera ha costantemente elaborato.
Questi volti stanchi e provati di Ballarò, che in apparenza sembrano come codificati o meglio ancora marchiati da un unico stampo, non sono altro che invece le espressione più realistica e autentica dell’arte di Giovanni Artale che qui in questa bellissima mostra è rappresentante di una umanità dignitosa, attiva e umile, che con fatica strappa alla quotidianità di che vivere e di che far vivere altri uomini, un vero e proprio documento sociologico dove Giovanni Artale con i suoi personaggi, con una ingenuità totale, quasi crudele, ne scopre la modesta semplicità».
Ad arricchire la mostra, durante il giorno dell’inaugurazione, la poetessa Ketty Tamburello ha letto i versi di una sua poesia che ha suscitato forti emozioni al pubblico presente e anche numeroso.
Riporto qui di seguito i versi :
Gli occhi di luce
Sento abbanniare. In un suono che sfugge, il suo viso giallastro
e i colori montano come cavalieri il destriero delle albe.
Una mattina di mercanzie fresche e loquaci del buon pasto.
Osservo colori che si sfumano
come dipinti e la gente stancamente
vive di pane e fantasie e cresce come fili d’erba
in questo mercato di notti malsane, di mattini caduchi
come foglie di autunni tiepidi.
Sento abbanniare dentro le mura della città,
e tutto quel mondo dentro scalfisce ogni umano.
Abbanniare che diviene danza e vociò di cose buone.
Volgo il mio sguardo su ogni cosa che mi afferra
e che lascia traccia di me e di ogni uomo o donna che sia.
Ravvivo ciò che vedo come grido d’infante, come suo pianto
e suo sorriso senza lacrima.
Per la mia città vado spinto da amore e passione
da venti di anima loquace che sussurra di sacro.
Ora che vedo la Madonna e il bambino in una piazza brumosa
ne prendo la sua mestizia, il suo Cuore Immacolato
che rimembra questa città isolana e di amore senza parole!
Mi congedo dalla mostra consapevole di avere recepito guardando tutti quei volti, uno per uno, l’anima di un quartiere bello per il suo caratteristico mercato dietro il quale si nasconde il sacrificio di tanta gente che è giusto evidenziare anche così … attraverso i loro occhi tristi che raccontano e documentano la storia di tanti uomini semplici e dignitosi .
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