di Valeria Viola
Lo scorso 8 ottobre, presso Villa Zito (via Libertà 52 a Palermo), è stata inaugurata la mostra di pittura paesaggistica siciliana dell’Ottocento curata da Sergio Troisi e Paolo Nifosì.
Il titolo “Di là del faro”, come anche la mappa esposta all’ingresso della mostra, ci porta subito a comprendere la collocazione geografica dei soggetti, cioè aldilà del faro posto sullo stretto di Messina, nella “lontana” terra di Sicilia.
Come detto nel comunicato stampa, l’esposizione, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con laFondazione Sicilia, “si articola in sei aree tematiche che presentano i luoghi che la pittura ottocentesca siciliana predilige, con particolare attenzione al paesaggio costiero e a quello interno. Ad esse, si affiancano una sezione dedicata ai disegni con un corpus proveniente dalla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis e una dedicata alla fotografia con opere della Fondazione Alinari e di collezioni private”.
Oggetto della mostra è, dunque, la pittura siciliana di paesaggio tra Ottocento e Novecento.
E’ da ricordare che tale tipo di pittura, nonostante oggi riceva con facilità il favore del pubblico, da principio non godeva di un grande favore. Il paesaggio è stato ritenuto per lungo tempo un genere minore e la stessa idea settecentesca del Gran Tour fu fatta propria dai pittori siciliani solo a partire dal XIX secolo, con ampio ritardo rispetto ad altri paesi europei. Da quel momento in poi, però, quella della realtà diverrà “la ricerca più cara agli artisti siciliani” (Maria Accascina 1939), con significativi intrecci tra le arti visive e la letteratura di Verga e Capuana.
D’altra parte, come scrive Sergio Troisi, “quella congiuntura, come è noto decisiva per la successiva storia economica con la formazione di un ceto imprenditoriale di origini inglesi e il conseguente avviamento di nuove attività produttive, determina anche se non un rinnovamento in toto, almeno un aggiornamento delle coordinate del gusto con l’individuazione di diversi repertori figurativi e di un pubblico nuovo da affiancare alla tradizionale committenza religiosa e aristocratica”.
La mostra si colloca temporalmente proprio nel momento storico che va dalla costituzione del Regno delle Due Sicilie sino all’epilogo della Prima Guerra Mondiale: è il momento d’oro della pittura di paesaggio, che assume caratteri relativamente omogenei riscontrabili non solo negli artisti di origine siciliana ma anche in quelli di origini diverse ma stabilmente attivi in Sicilia. E’ il periodo di Francesco Lojacono ed Antonino Leto, di Ettore de Maria Bergler e di Michele Catti, tutti magistralmente rappresentati a Villa Zito.
Rimandando chi volesse approfondire il tema ai dotti saggi dei curatori, opportunamente pubblicati nel sito dedicato (www.civita.it/servizio/sala_stampa/di_la_del_faro_paesaggi_e _pittori_siciliani_ dell_ottocento), riportiamo qui, invece, il giudizio sulla mostra del Dr. Gaspare Amodeo, profondo conoscitore della pittura siciliana del periodo, nonché proprietario della Galleria Beatrice che ha prestato alcune opere per l’esposizione.
– Dr. Amodeo, perché è il caso di visitare la mostra e cosa ha di particolare questa rispetto alle altre mostre che ci sono state sullo stesso tema?
– La mostra vale sicuramente la visita, perché si tratta della più importante esposizione, dal dopoguerra ad oggi, della pittura siciliana dell’ottocento, oltre ad essere la più completa: sono contemporaneamente esposti, come mai avvenuto prima, i capolavori di tutti i massimi esponenti dell’arte siciliana del periodo, tra cui anche numerosi dipinti da poco rinvenuti nel mercato antiquario. Inoltre, per la prima volta sono presenti insieme ai noti pittori della Sicilia occidentale alcuni di quelli che hanno operato nella Sicilia orientale.
– In cosa gli artisti siciliani si distinguono dai loro contemporanei che dipingono sul “continente”?
– La pittura italiana dell’ottocento, in realtà, è tutta caratterizzata dall’essere arte regionale. Gli artisti Toscani, Veneti, Lombardi, Piemontesi, Napoletani si differenziano enormemente gli uni dagli altri, ciascuna regione sviluppa un’arte con propri connotati e peculiarità. Ciò vale pure per la Sicilia, sebbene sia comunque notevolmente influenzata dalla scuola Napoletana.
– Tra le oltre 100 opere in mostra, ne abbiamo alcune provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e dalla veneziana Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, oltre che da collezioni private. Quali sono a Suo parere i quadri assolutamente da non perdere?
– Rispondere a questa domanda potrebbe significare fare un torto a qualche artista o a qualche quadro. Ma confesso che 3 opere su tutte sono le mie preferite: “Dopo la pioggia” di Francesco Lojacono,”La mattanza” di Antonino Leto e “Al sole” di Ettore de Maria Bergler.
– Come sa, è contemporaneamente presente a Palazzo Sant’Elia la mostra “Artisti di Sicilia”, che espone opere moderne, a partire dai significativi apporti di personaggi come Pippo Rizzo o Renato Guttuso fino a lavori di artisti viventi. Ritiene che si possa trovare una connessione tra il felice periodo pittorico a cavallo di Otto- e Novecento ed i successivi sviluppi dell’arte siciliana?
– Indubbiamente, nulla nasce per caso. D’altra parte, la connessione tra l’Ottocento e figure artistiche quali quelle di Guttuso e Pirandello è da rinvenire in larga misura nell’arte di De Francisco e Domenico Quattociocchi, veri anelli di congiunzione tra le due epoche. Non a caso l’ultima sala della mostra di Villa Zito è dedicata proprio a questi due pittori.
In favore di una visita, c’è da aggiungere che, contrariamente a quanto accade spesso a Palermo, l’allestimento della mostra, nonostante gli spazi ridotti delle sale o forse grazie proprio a questo, è di sobria eleganza, si svolge in modo non dispersivo e si associa ad un’adeguata illuminazione. Inoltre, i visitatori non sono abbandonati a loro stessi ma accompagnati nel tour da citazioni letterarie riprodotte sui pannelli all’interno delle sale. La Civita, che ha la gestione del servizio didattico, organizza anche delle visite guidate per singoli o per i gruppi, su prenotazione, oltre a laboratori per bambini. Infine, per le scolaresche sono previsti anche interessanti laboratori tematici.
La mostra si concluderà il 9 gennaio 2015.
Un consiglio: precipitatevi!
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