13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Il brano del Vangelo di questa domenica parla dell’identità del discepolo, paragonandolo e luce e sale. È nel rapporto con Gesù che possiamo scoprire la parte più autentica di noi stessi, quella più bella, che non oseremmo sperare. Il percorso della vocazione, sempre nuovo nel suo divenire, ha come nucleo di verità il nostro essere qualcosa di importante per il mondo: luce e sale.
Moltiplicare la gioia
Questi simboli rappresentano ciò che è essenziale, che dà gusto e bellezza alla vita. Pensare a se stessi come bagliori di luce in una stanza buia, come la giusta presa di sale in pietanza, è fonte di gioia. Il Vangelo di oggi ci ricorda che siamo discepoli, anche quando la frenesia della vita ci porta a dimenticarlo. E il Signore della nostra vita è colui che “ha moltiplicato la gioia” (Is 9,2) e che vuole che la vita degli uomini sia piena di luce e di sapore. In questo tempo ordinario siamo chiamati a riscoprire il viaggio della fede come un viaggio appassionante, a uscire dalla sola dimensione etica che diamo alla fede.
Siete già oggi
Un aspetto interessante del brano evangelico è che Gesù dice “siete” e non “dovete essere”. Chi ha incontrato il vangelo già oggi riflette la luce di Cristo, porta fin da ora quel sapore. Questo dettaglio può essere uno stimolo partire da oggi, da quello che siamo in questo momento, per riscoprirci discepoli. In qualche modo, con le nostre fragilità e il nostro peccato, siamo parte della vita di Cristo nell’angolo di mondo che abitiamo.
Quale luce?
La luce di cui parla il Vangelo è luce dell’amore di Dio, del Dio che ha detto “Sia la luce” (Gn 1,3): attraverso di noi questa può diffondersi per il mondo. Non è la luce delle nostre qualità, infatti leggiamo che chi osserva le opere del discepolo non resta fermo all’ammirazione della persona, ma rende gloria a Dio. Egli è la fonte di ogni luce, l’artefice di ogni sapienza/sapore. Inoltre, il protagonismo simboleggiato dall’essere messi “sopra il lucerniere”, non va inteso solo nel senso positivo dello sguardo ammirato degli altri, ma anche di quando siamo “esposti”, agli occhi di tutti, in una testimonianza dolorosa, così come Gesù fu innalzato sulla croce.
Essere dono per tutti
La presenza di Dio è trasformante: oltre a cambiare il cuore del discepolo, rinnova costantemente il mondo, si diffonde, come un raggio di luce o come il sale nelle pietanza. La nostra umanità, che è fragile e tante volte misera, può essere insaporita e portare gusto al mondo, può essere illuminata e portare questo dono di luce agli altri. Come leggiamo nella prima lettura “brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58,10). Possano le vite dei discepoli accettare questo immenso dono, per poi riverberarlo.
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