I laici e la salvezza del creato
Attraverso diversi articoli pubblicati su questa rivista negli ultimi anni, si è offerta la possibilità di conoscere, almeno nei suoi tratti essenziali, la spiritualità propria della Comunità dei figli di Dio, attingendo alle meditazioni ed agli scritti del suo fondatore, don Divo Barsotti. Il cammino di preghiera, formazione e vita liturgica proposto in comunità, ha il fine di sostenerci nell’impegno di vivere pienamente, in seno alla Chiesa, il Battesimo ricevuto, pienamente esercitando nella vita ordinaria, quel sacerdozio, quella regalità e quella profezia a cui tutti, proprio in forza di questo sacramento, siamo chiamati.
Se la missione del Cristo è storicamente compiuta, la Chiesa che è il suo Corpo, è ancora in cammino, spesso nelle tenebre, ma la sua missione, nello Spirito santo, è la missione di Cristo: la salvezza del mondo. Il mondo, in tutte le sue realtà, non è ancora salvato, bisogna che sia portata a compimento la ricapitolazione in Cristo di tutte le realtà create, certamente opera di Dio, ma da Dio stesso affidata alla sua Chiesa cioè a tutti i battezzati che, attraverso la potenza dello Spirito santo, ora costituiscono il suo popolo, una compagine di “santi” in quanto resi figli di Dio nel Figlio.
Accade tuttavia che, nonostante noi battezzati si sia consapevoli di essere parte della Chiesa, continuiamo ad appoggiarci ad un concetto di “laicità” che ci consente spesso di continuare a delegare ai religiosi ed al clero la missione salvifica del mondo in tutte le realtà create, quando non la si riduca alla sola salvezza dell’anima o, per contro, non si riduca il cristianesimo alla sola dimensione sociale.
Il senso e la definizione del laicato
A fronte di questa realtà, si offre con questo e con i successivi articoli, parte del lavoro che si svolgerà, negli incontri mensili di quest’anno comunitario, proprio per riproporre il tema ancora attuale e urgente del ruolo del battezzato in seno alla Chiesa e nel mondo proprio come “laico”. Si attingerà agli insegnamenti ed alle direttive emanate dalla Chiesa cattolica in relazione ai problemi di natura sociale ed economica del mondo contemporaneo, riportando anche le meditazioni e riflessioni del nostro padre don Divo sul tema, intuizioni talvolta anteriori al Concilio, proprio riguardo alla responsabilità del cristiano per la salvezza del mondo.
Per capire chi sono i laici partiamo dalla definizione contenuta nel catechismo della Chiesa cattolica (par.897):“Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cioè che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti popolo di Dio, e nella loro misura resi partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano”.
Laici, società, politica
Da tale affermazione discende che i laici, in forza del battesimo, non possono non essere parte attiva nella società o sentirsi in qualche modo estranei ai problemi sociali ed economici della realtà a loro contemporanea. L’attenzione verso l’uomo anche rispetto alle molteplici relazioni sociali ed economiche di cui necessariamente è parte nel suo vivere quotidiano, si rende manifesta già in diverse omelie di padri della Chiesa del IV secolo come Basilio Magno e Gregorio di Nazianzo.
L’approfondimento della questione sociale, cresciuto negli ultimi decenni, ha dato luogo a quegli insegnamenti, principi e direttive della Chiesa cattolica che costituiscono la “Dottrina sociale della Chiesa”(DSC). Leone XIII, nella Rerum novarum, usava il termine “filosofia cristiana”, Pio XI parlava di “dottrina sociale ed economica”, Pio XII conia il termine “Dottrina sociale della Chiesa” nel 1941, termine che sarà ripreso anche da taluni pontefici a seguire.
La dottrina sociale della Chiesa
Giovanni Paolo II ripropone il termine DSC nel 1979, nel discorso pronunciato a Puebla in occasione della terza assemblea dei vescovi latino-americani, da quel momento l’espressione “Dottrina sociale della Chiesa” non è più variata. In precedenza si usavano anche i termini “dottrina sociale cristiana” o “pensiero sociale cristiano”.
Giovanni Paolo II fissò l’identità propria della DSC con l’enciclica Sollecitudo Rei Socialis (1988) in cui si legge che essa “non è una ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano”.
Ulteriori sviluppi
Con la Caritas in veritate (29 giugno 2009), Benedetto XVI arricchisce la dottrina sociale della Chiesa con la definizione ad oggi più lucida del bene comune da perseguire: è il bene di tutti gli esseri umani e di tutta la persona umana. L’impegno della Chiesa tutta nel rendere concreti i principi di “solidarietà”, di “sussidiarietà”, di “centralità della persona umana” si esplicita ulteriormente nella necessità di considerare la persona umana nella sua interezza, dunque nelle tre dimensioni fondamentali del suo vivere: materiale, socio-relazionale, spirituale. Benedetto XII definirà questa enciclica “Ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti”.
Il 29 giugno del 2004, viene presentato il “Compendio della dottrina sociale della Chiesa” voluto da san Giovanni Paolo II, documento davvero monolitico ma che rende manifesto l’intento di considerare tutta la “casistica sociale” del mondo contemporaneo e lo sforzo di nulla trascurare. L’intento è quello di “Trasformare la realtà sociale con la forza del Vangelo, testimoniata da donne e uomini fedeli a Gesù Cristo (…) per sostenere e spronare l’azione dei cristiani in campo sociale, specialmente dei fedeli laici, dei quali questo ambito è proprio, (…). L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa”.
Si legge nella presentazione: “Nello studio del compendio sarà bene tener presente che le citazioni dei testi del Magistero sono tratte da documenti di diversa autorità. A fianco dei documenti conciliari e delle encicliche, figurano anche discorsi dei Pontefici o documenti elaborati dai Dicasteri della santa sede. Come è noto, ma sembra opportuno sottolinearlo, il lettore deve essere consapevole che si tratta di livelli diversi di insegnamento. Il documento, che si limita ad offrire una esposizione delle linee fondamentali della dottrina sociale, lascia alle conferenze episcopali la responsabilità di fare le opportune applicazioni richieste dalle diverse situazioni locali”.
Volendo approcciarsi alla vastità degli spunti di riflessione offerti dal Compendio, si potrà usufruire dell’aiuto offerto dal Dicastero per i laici, la Famiglia e la Vita che, all’uopo istituito da Papa Francesco nel 2016, offre su internet una sintesi dei maggiori interventi magisteriali della Chiesa e dei Papi sul laicato.
Sarà possibile consultare anche la Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”e la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”, documenti conciliari cui si attinge in questo testo.
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