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Senza categoria

Domenica delle Palme e della Passione del Signore – Introduzione alla Lectio Divina su Mt 26,14 – 27,66

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26
14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.
Preparativi per la cena pasquale

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: «Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. (…)

(Clicca qui per  il resto del testo del Vangelo)

 

lectiopalme

Il cammino terreno di Gesù volge al termine. Lo abbiamo seguito lungo il suo pellegrinaggio umano, adesso la liturgia della Domenica delle Palme ci chiede di accompagnare Gesù sulla via del Calvario che conduce al monte santo. Lì, dove il disegno d’amore del Padre, che Gesù andava illuminando con le sue parole e i suoi gesti, verrà rivelato.

Dal tripudio dell’ingresso in Gerusalemme, dove Gesù viene osannato dai discepoli e dalla folla con mantelli e palme, la narrazione ci conduce repentinamente al dramma del racconto della passione e morte di Gesù. E già un sentimento inquietante si desta in noi. “Se Dio muore, tutto muore, se la Parola rivelante di Dio ad un certo punto tace, tutto il mondo tace”. Con queste parole von Balthasar coglie la drammaticità del momento più oscuro della storia.

“Verso mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. È misteriosissimo questo ultimo grido che non ha neppure parole eppure rivela l’indicibile.

La potenza di Cristo si è rivelata nella debolezza, la luce di Dio nell’oscurità, la gloria nel grido di dolore, di abbandono di Gesù. Il Dio lontano, intangibile, grande, che schiaccia i nemici, si è fatto debole, povero e vulnerabile.

Di fronte alla morte di Gesù, il velo del tempio si spezza, la terra trema, si spezzano le pietre. Il centurione e quelli che erano più vicini cominciano a dire: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”. Nella maniera più lontana da quello che ci saremmo aspettato, si manifesta il paradosso di Dio. Quelli che hanno avuto il coraggio di guardare la fragilità, la vulnerabilità di Gesù, hanno visto la Sua gloria. Nel Cristo sulla croce, Dio si mostra e chiede ancora di essere preso e avvolto tra le nostre braccia.

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