di Adele Di Trapani
Bello e originale il libro di Pietro Cognato. Bello nei contenuti, originale nella loro articolazione e nella complessiva struttura del testo.
Al capitolo introduttivo e fondativo, infatti, seguono le varie tematiche “speciali” declinate con un titolo accattivante che, in realtà, circonda le antiche e rigorose articolazioni della teologia scolastica: “videtur….”.
La dimensione concessiva delle varie proposizioni viene esplicitata nel loro sottotitolo che evidenza implicitamente il sottostante riferimento normativo. Un esempio per tutti: “Anche quando la vita non si vede: il problema morale dell’interruzione della gravidanza”. Come a dire: la sussistenza e il rispetto della vita umana prescinde dalle manifestazioni visibili del suo esistere. Titolo e sottotitolo sono già un insegnamento morale.
Molte e interessanti le puntualizzazioni contemporanee non solo documentate nell’ampia e aggiornata bibliografia ma anche nella proposizione di alcune argomentazioni come il recente dibattito critico sul concetto di morte cerebrale o il confronto tra legge morale e legge civile in merito alla procreazione medicalmente assistita.
In un’esaustiva circolarità ermeneutica il testo parte da una dimensione etico-descrittiva che assume, in realtà, i più netti toni dell’etica narrativa e, come tale, è già tinte di insegnamento morale. Si eleva poi alla vera e propria fondazione metafisica senza precipitarsi, come molti altri studi fanno, al riduzionismo normativo. Solo alla fine troviamo la declinazione normativa nonché le prospettive aperte di un’intelligente risposta operativa.
Merito del testo che, mi auguro, il lettore e lo studente sappiano cogliere, è la profonda simbiosi tra la dimensione empirica (testimoniata da episodi, colloqui, aneddoti occorsi all’autore), quella etico-fondativa (con riferimenti filosoficamente forti e teologicamente argomentati) e quella etico-normativa (che scaturisce dalla prima e solo in riferimento ad essa trova legittimità e giustificazione). I temi trattati, infatti, sono tra quelli che maggiormente suscitano il “moralismo” contemporaneo che costituisce la morte della teologia morale e, di fatto, ha impoverito nel sentire comune tale disciplina e la morale tout court.
D’altra parte, dobbiamo ammetterlo con onestà intellettuale, i vertici ecclesiali almeno fino all’avvento di papa Francesco non hanno fatto molto per de-moralizzare gli insegnamenti della Chiesa che, nei più, continua ad essere vista come una grande agenzia morale che propina concessioni (poche) e divieti (molti).
La lettura di questo testo (che si muove nell’alveo di un’assoluta ortodossia dottrinale) fa comprendere che la morale è altro e che, nel suo articolarsi, c’è ampio spazio per la creativa, dinamica, responsabile e profetica risposta della coscienza.
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