di don Carmelo Torcivia
Giovedi 9 ottobre alle ore 18.30, nella chiesa di “S. Maria della Catena”, la comunità Kairòs ha il piacere di presentare alla città il suo ultimo libro “Famiglia, nuove famiglie e parola di Dio”. Modererà Nuccio Vara ed interverranno don Carmelo Torcivia, don Francesco Conigliaro e i coniugi Giovanni Farro e Alessandra Colonna Romano.
Questo libro raccoglie una serie di esperienze che la comunità ha vissuto e vive sia all’interno dei suoi membri sia in relazione ad altre comunità e situazioni. Si è voluto raccoglierle in questo libro senza però cadere nell’esperienzialismo: sono infatti tutte esperienze riflesse alla luce di un’interpretazione personale e comunitaria. Gli argomenti trattati, oltre ad una doverosa introduzione sul senso antropologico e teologico della famiglia, sono: i divorziati risposati, il matrimonio misto tra una credente e un non-credente, l’incontro con una comunità cristiana di omosessuali, l’affido familiare, la trasmissione della fede attraverso la catechesi ai bambini. Come si vede, abbracciano molti aspetti dell’attuale realtà familiare, ma anche altri aspetti che giustificano l’espressione “nuove famiglie” almeno nella tensione della problematicità.
Il senso di questa operazione culturale è legata al Sinodo sulla famiglia, che ha iniziato in questi giorni i suoi lavori e che si concluderà l’anno prossimo con la celebrazione dell’assise conclusiva. Abbiamo, infatti, pensato, come comunità Kairòs, di offrire il nostro piccolo contributo di riflessione per essere partecipi appieno di questa impostazione sinodale che papa Francesco sta imprimendo alla Chiesa cattolica. Ci siamo sentiti interpellati come comunità ecclesiale e abbiamo pensato di dover esprimere così la nostra soggettualità ecclesiale.
Il principio fondamentale che costituisce il fil rouge di tutta la riflessione è che la realtà familiare in tutti i suoi aspetti, anche quelli più problematici, non può essere interpretata e giudicata teologicamente soltanto alla luce di se stessa, come se fosse una monade chiusa appunto in se stessa, né tantomeno attraverso le fredde considerazioni legate al nodo molto discusso della c.d. legge naturale, ma piuttosto attraverso la centralità del principio biblico-teologico della misericordia (cfr. il bel libro del Card. Karl Kasper), che esprime il kerygma, il nucleo centrale della rivelazione di Gesù di Nazareth, e l’esercizio concreto, in ordine ai criteri di giudizio, della gerarchia delle verità (cfr. Evangelii Gaudium nn. 34-39). Grazie all’esercizio prolungato dello stare con la Parola di Dio mediante il metodo della Lectio divina, la comunità Kairòs – e a Palermo questo è ben noto – ha sempre ritenuto centrale la misericordia e il perdono, senza se e senza ma, sempre e per tutti. Non sempre siamo stati capiti. Molte volte siamo stati considerati esagerati, lassisti, poco attenti al Magistero della Chiesa e alle sue argomentazioni. Ora che il clima ecclesiale è cambiato ed è addirittura papa Francesco che propone queste stesse cose, diventa più facile a tutti comprendere che la centralità della misericordia-perdono non è un vezzo culturale, una moda ecclesiale, una scorciatoia facile per chi non vuole vivere una seria ascesi personale, ma piuttosto il succo distillato del Vangelo che continua a provocare scandalo. Anche tra i cristiani.
Se si guarda quindi, attraverso questo occhiale di lettura, la realtà complessa e variegata della famiglia, allora si smette di guardare ad essa con un atteggiamento che alla fine – diciamocelo chiaramente – è ideologico e ci si avvicina così, un po’ di più, allo sguardo tenero e comprensivo del Dio di Gesù Cristo che esercita la sua paternità attraverso l’esercizio femminile delle sue viscere di misericordia.
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