Introduzione alla Lectio Divina per domenica 30 ottobre 2016 (XXXI del Tempo Ordinario)
su Lc 19, 1-10
di Onorina Spera
[1] Entrato in Gerico, attraversava la città. [2] Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, [3] cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. [4] Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. [5] Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. [6] In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. [7] Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”. [8] Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. [9] Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; [10] il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
Il cammino verso Gerusalemme è ormai al termine. Gesù sta attraversando la città di Gerico ed ecco emergere tra la folla, simpatica e accattivante, la figura di un uomo di nome Zaccheo che, sentendo che dalle sue parti sarebbe passato Gesù, sente crescere in lui il desiderio di andarlo a vedere. Essendo però piccolo di statura, corre ad arrampicarsi su un sicomoro così da poter vedere Gesù al suo passaggio.
Inaspettatamente, passando tra la folla, Gesù alza lo sguardo e, scorgendo Zaccheo nascosto tra i rami dell’albero, lo invita a scendere: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In quell’istante insperato, Zaccheo si sente visto da colui che cercava di vedere; si sente chiamato per nome. Gesù incontra il desiderio di Zaccheo di entrare in un rapporto singolare con lui. Gesù non vede un peccatore, un uomo ricco e disonesto, vede un uomo! Nello sguardo di Zaccheo coglie il mistero della sua esistenza e si rivolge a ciò che è la realtà più autentica, l’uomo: “Anche lui è un figlio di Abramo”.
Le parole di Gesù realizzano il miracolo nel cuore di Zaccheo che scende in fretta dal sicomoro e lo accoglie pieno di gioia.
Lo stupore dell’incontro restituisce Zaccheo alla sua umanità e rischiara l’alba di una nuova esistenza. Trasformato dallo sguardo d’amore di Gesù e avvolto nel kairos della salvezza, Zaccheo può scendere dall’albero di speranza e risurrezione e abban-donare le sue sicurezze avidamente conquistate per incamminarsi su una strada di gioia e di donazione:“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
Arricchiti dalla vicenda umana di Zaccheo e raggiunti oggi, come allora, dallo sguardo amorevole di Gesù che ci invita a scendere dall’albero della nostra solitudine, siamo chiamati ad accogliere, pieni di gioia, l’amore di Dio nella nostra vita per irradiarla nel nostro vissuto relazionale.
Lascia un commento