Mentre l’opinione pubblica, sempre più allarmata dalla frequenza degli sbarchi di migranti sulle nostre coste, tende a condividere la tesi dell’insostenibilità del flusso migratorio da parte del nostro Paese e perfino i maggiori esponenti della nostra classe politica fanno proprio il motto della Lega – «aiutiamoli a casa loro» – , giovedì 20 luglio, davanti alla Commissione d’inchiesta parlamentare, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha fornito i dati ufficiali relativi agli effetti della presenza degli stranieri sul nostro mercato del lavoro e sul nostro sistema pensionistico.
Ed eccone alcuni. «Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e di altre prestazioni sociali». «Quindi» – ha puntualizzato Boeri – «con un saldo netto di 5 miliardi per le casse dell’Inps».
Poiché un numero considerevole di immigrati, dopo aver pagato i contributi, lascia l’Italia senza godere della pensione, non solo la loro presenza non costituisce per il nostro sistema previdenziale una perdita, ma diventa una risorsa: «Ogni anno i contributi a fondo perduto degli immigrati valgono circa 300 milioni di euro». «Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni».
Più in generale – ha continuato Boeri – , «tutti gli studi scientifici sull’impatto fiscale dell’immigrazione concludono che l’impatto è positivo. Il totale delle entrate che arriva dagli immigrati supera, seppur di poco, 1,2 miliardi di euro il totale delle uscite per l’immigrazione».
Il problema, se mai, è che le leggi repressive attualmente in vigore, rendono difficile l’uscita dalla clandestinità, senza cui il lavoro viene svolto “in nero”, ostacolando così gli effetti positivi che si sono detti. E’ su questo, secondo Boeri, che si deve agire: «La regolarizzazione dei lavoratori immigrati ha portato in passato ad una emersione permanente nel tempo di lavoro altrimenti svolto in nero. Le nostre analisi sulle sanatorie del 2002 e del 2012 documentano che l’80% degli immigrati era un contribuente alle casse dell’Inps anche nei cinque anni dopo la regolarizzazione».
Quanto alla tesi, ossessivamente ripetuta dalla Lega e da Forza Italia, secondo cui gli stranieri “rubano” il lavoro agli italiani, Boeri ha sottolineato che «i lavoratori che sono stati regolarizzati con le sanatorie non hanno sottratto opportunità ai loro colleghi». Infatti, l’effetto di sostituzione «è molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario».
Da qui la conclusione del presidente dell’Inps, in clamorosa controtendenza rispetto all’idea diffusa: «Proprio mentre aumenta tra la popolazione autoctona la percezione di un numero eccessivo di immigrati, abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale». Non si tratta, insomma, di bloccare l’ingresso degli stranieri, ma di regolarizzarli, in modo che contribuiscano al nostro sviluppo. Altro che «aiutiamoli a casa loro»! Il concetto è, al contrario: «Lasciamoci aiutare da loro a casa nostra»!
È appena il caso di dire che queste parole, riportate con grande risalto dai mezzi di comunicazione on line, hanno suscitato, su quelli di destra, una tempesta di lazzi e insulti: «Secondo me tutti gli italiani, neonati compresi, sanno far di conto meglio di Boeri». «Questo tizio straparla. Ci sappia dimostrare che solo uno di quelli che arrivano col barcone lavora regolarmente e versa 1 Euro di contributi e tasse». «E’ tutto scemo!» «Boeri insiste con questa bufala degli immigrati che ci pagano le pensioni. La maggior parte dei migranti, se lavora, lo fa a NERO (colf, badanti e raccoglitori di ortaggi) e perciò non pagano contributi. Se non sono a nero, i salari sono bassissimi e perciò altrettanto bassi sono i contributi. Altra parte dei migranti non lavora per niente e preferisce mangiare e bere a spese nostre nei centri di accoglienza o vivere di elemosine. Altra parte ancora, infine, si dà al crimine (furti, rapine, prostituzione, spaccio). E questi qui dovrebbero pagare le nostre pensioni? Ma Boeri crede proprio che abbiamo l’anello al naso?».
Sono solo un piccolissimo campione – scelto a caso tra i commenti pubblicati su «Il Giornale» on line del 20 luglio, – che dà l’idea del tono e soprattutto del livello “scientifico” delle obiezioni. Per fortuna anche gli esponenti qualificati della destra sono intervenuti a sollevare il livello del dibattito… «Inps = Istituto nazionale di previdenza stranieri? No, perché a legger Boeri viene il dubbio…», ha ironizzato sui social la responsabile della comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini. Sono solo battute. Meno male che una vera e propria argomentazione logica viene da Roberto Calderoli, della Lega: «Il presidente dell’Inps ha detto una bugia, contraddetta dai numeri forniti dallo stesso Boeri incrociati con quelli forniti dall’Istat: se da una parte la percentuale di giovani immigrati che pagano regolari contributi previdenziali è salita al 35%, dall’altra la percentuale di nostri giovani che non hanno un lavoro è intorno al 40%, questo significa semplicemente che i giovani immigrati hanno tolto il lavoro ai giovani italiani che sono costretti ad andarsene all’estero in cerca di opportunità professionali».
Già Hume, per la verità, aveva messo in guardia dal considerare concatenati in rapporto di causa-effetto due fenomeni, per il solo fatto di essere collegati cronologicamente. È incontestabile che tanti nostri giovani purtroppo debbano andare all’estero a cercare lavoro, mentre molti stranieri, contemporaneamente, lo trovano in Italia. Meno sicuro – l’onorevole Calderoli si è dimenticato di fornire dati in proposito – è che si tratti dello stesso lavoro e che i giovani che devono fuggire dal nostro Paese lo facciano perché gli immigrati rubano loro gli impieghi di sguatteri, lavascale, badanti, uomini di fatica, raccoglitori stagionali agli ordini dei “caporali”…
Ci resta, a questo punto da scegliere se credere a Boeri, che è un economista in grado di fornire dati – oggettivamente rilevati da un istituto pubblico, l’Inps, e controllabili da chiunque non si limiti a lanciare insulti o sarcasmi del tutto gratuiti – , oppure alle chiacchiere da caffè di chi non sa nulla, ma si basa sui propri rancori e i propri pregiudizi. Non mi illudo. So già che, di fatto, la stragrande maggioranza degli italiani è per la seconda opzione. I miti di massa, alimentati sapientemente dalla propaganda, hanno sempre resistito vittoriosamente a tutte le analisi scientifiche. Che fosse falso che gli ebrei uccidevano a Pasqua i bambini cristiani molti lo sapevano, ma la massa faceva i pogrom e massacrava i “malvagi giudei”. Così – con l’aiuto di un sistema di finta accoglienza, che fa sperperare i soldi pubblici per arricchire affaristi italiani e che per gli stranieri crea marginalità invece di inserimento – , continueremo ad avere le esasperate proteste della popolazione dei vari comuni contro gli immigrati. «Non ce l’abbiamo con loro», si ripete. «Li piazzino dove vogliono, ma non qui da noi». Già. Come per i rifiuti tossici. Con la differenza che questi sono esseri umani, non rifiuti. E se i dati forniti da Boeri sono veri (e nessuno ha dimostrato il contrario), non solo non ci avvelenano, ma creano ricchezza.
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