«Il partito di Bibbiano»
«Parlateci di Bibbiano!». Più che un invito, uno slogan polemico, rimbalzato innumerevoli volte sui social, nei raduni politici, perfino in Parlamento. Soprattutto in polemica col Pd, accusato di essere «il partito di Bibbiano».
A forza di sentirlo ripetere, ho voluto vederci chiaro. Per documentarmi, ho cercato di attingere a fonti di linea politica e culturale diverse, nella speranza di ricavare un quadro il più possibile oggettivo.
Ma, poiché a insistere su questo tema sono stati prevalentemente quotidiani e riviste “di destra”, è da essi che ho tratto soprattutto le mie informazioni. Ed ecco quello che ho ricavato.
Un’associazione a delinquere
A partire dalla fine dello scorso giugno, i carabinieri di Reggio Emilia, con il coordinamento del pm Valentina Salvi, hanno condotto un’indagine, denominata “Angeli e demoni”, su una serie di illeciti consumati, nel paese di Bibbiano – un paesino di poche migliaia di abitanti in provincia di Reggio Emilia –, ai danni di un certo numero di bambini – dieci quelli confluiti nel fascicolo originario, ma il numero sembra destinato ad aumentare –, strappati alle loro famiglie, per darli in affido a coppie senza figli.
E ciò, sulla base di false accuse mosse nei confronti dei genitori naturali da operatori dei servizi sociali, che li accusavano di abusi e maltrattamenti mai avvenuti.
Le responsabilità del sindaco e degli operatori
Per convincere i bambini ad avallare questa versione, li si sottoponeva a una specie di “lavaggio del cervello” mediante sedute di psicoterapia, effettuate nella sede della “Cura” – struttura pubblica di Bibbiano –, e praticate da operatori del centro privato torinese “Hansel e Gretel”, a cui questo incarico sarebbe stato affidato, tra l’altro, senza alcuna regolare gara pubblica.
Detti operatori non solo percepivano un compenso orario doppio rispetto a quello medio di analoghi professionisti, ma non pagavano un euro di affitto al Comune per l’uso dei locali.
Il tutto con la complicità del sindaco, Andrea Carletti, del Pd, messo agli arresti domiciliari per abuso d’ufficio e falso ideologico.
Agli arresti sono finite anche Federica Anghinolfi, la responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, considerata una figura-chiave nella vicenda, e Nadia Bolognini, psicoterapeuta di Torino e moglie di Claudio Foti, responsabile della cooperativa “Hansel e Gretel” (anche se laureato in Lettere, e non in Psicologia o Psichiatria).
Una giusta indignazione
A seguito di queste rivelazioni si è svolta nel paese una fiaccolata a cui hanno partecipato più di mille persone, venute da tutta Italia, al grido di “Giù le mani dai bambini”.
E, soprattutto, si è sollevata, a livello nazionale, un’ondata di giusta indignazione per un crimine odioso, che aveva come vittime degli innocenti e i loro genitori.
Un caso particolarmente drammatico
Particolare emozione ha suscitato nell’opinione pubblica il caso della ragazzina di 11 anni affidata ad una coppia di lesbiche unite civilmente, una delle quali era l’ex compagna di Federica Anghinolfi.
Le relazioni dei servizi sociali avevano motivato la sottrazione della piccola alla famiglia perché «in condizioni di abbandono». Ma sono state ritrovate le lettere, mai recapitate, che la piccola scriveva ai genitori.
In una diceva: «Caro papà, mi manchi tanto. Quando avrai finito di leggere per favore prendi immediatamente carta e biro e mi scrivi una bella lettera. L’aspetto con tutto il cuore, ti voglio un bene gigante e infinito papà».
Per contro, sono emersi, grazie alle registrazioni, episodi drammatici vissuti dalla bambina nei due anni in cui è rimasta con la coppia affidataria, come quello in cui una delle due nuove “madri” l’ha «sbattuta fuori dall’auto sotto la pioggia battente», mentre le gridava: “Porca puttana vai da sola a piedi… Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più scendi! Scendi!».
Ma il PD che c’entra?
Questi, in base a quanto riportato dagli organi di informazione, i “fatti di Bibbiano”.
E davvero c’è da inorridire. Quello che però – contrariamente alle mie aspettative – non sono riuscito a trovare, anche nei giornali “di destra”, che alla vicenda hanno dedicato maggiore spazio, è il collegamento con il Pd, a parte quello, estremamente generico, per cui questo partito governa la regione Emilia-Romagna.
È vero che il sindaco, agli arresti domiciliari, è del Pd; tuttavia, nella decisione con cui il procuratore di Reggio Emilia, Marco Mescolini, dispone questa misura, si precisa che egli è accusato di aver «violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolto nei crimini contro i minori».
Da dove salta fuori, allora, il legame, anzi addirittura l’identificazione, che ha portato all’accusa, nei confronti dei dem, di essere «il partito di Bibbiano»?
Si è parlato di un “fattore ideologico”, sfavorevole alla famiglia naturale, che potrebbe stare dietro a questa vicenda (per esempio nell’affido fatto a una coppia omosessuale). Ma, francamente, resta molto vago.
Alle origini dello slogan
In realtà, è stato Luigi Di Maio, che, nelle tempestose settimane precedenti la caduta del governo Lega-5stelle, ha coniato e ripetuto a oltranza lo slogan, accusando il Pd di essere «il partito che in Emilia-Romagna toglieva i figli alle famiglie con l’elettroshock per venderseli».
(Lascio ai teorici del patto segreto Pd-5stelle la spiegazione di una simile mossa, che adesso, dopo l’alleanza con i dem, gli si sta ritorcendo contro come un boomerang)
Un clima di sospetto
L’accusa, rilanciata sui social e sui mezzi di comunicazione vicini ai pentastellati e alla Lega, ha del tutto cancellato la realtà dei “fatti” e creato un sospetto di omertà e di segreta complicità nei confronti di chiunque non si unisca a questa narrazione, anche al di fuori del Pd.
Così, pochi giorni fa, la senatrice leghista bolognese Lucia Borgonzoni – sottosegretario alla Cultura del governo Conte 1 e prossima candidata al governo della Regione Emilia-Romagna, si è presentata a Palazzo Madama con addosso una maglietta bianca con scritto “Parliamo di Bibbiano” e, esibendo la scritta, si è rivolta provocatoriamente a Conte che stava illustrando il suo programma di governo: «Forse il presidente non è che non sa cosa è Bibbiano, è che non ne vuole parlare. Non gliene importa nulla dei bambini e delle famiglie».
Dove è ovvio che Conte non ha alcuna responsabilità con quanto accaduto nel paese dell’Emilia-Romagna e ha avuto buon gioco nel rispondere, alla fine del suo discorso, che aveva già fatto tutto quello che rientrava nelle sue competenze di premier, avviando una commissione d’inchiesta sugli affidi dei minori in tutta Italia.
Perché il problema dei giusti controlli esiste eccome, ma è ben più complesso di quanto credono i tribuni che si impancano a giudici improvvisati sui social.
Bambini sul palco
Quel che è certo, è che Bibbiano continua ad essere l’arma preferita contro la “sinistra”.
Al raduno di Pontida, circondato da striscione che ne evocavano la vicenda, Salvini ha fatto salire sul palco alcuni bambini, pendendone in braccio una che –ha detto rivolto alla folla commossa – «dopo un anno è stata restituita alla mamma. Mai più bambini rubati alle loro famiglie, mai più bambini rubati a mamma e papà, mai più bimbi come merce».
Si è scoperto dopo che la bambina non è di Bibiano e non c’entra nulla con quella tragica storia.
Soprattutto, è stato fatto notare che non è un buon modo di rispettare i bambini quello di esibirli “come merce” durante i comizi a sostegno delle proprie campagne politiche.
Ma sui social si è ravvivata con veemenza la campagna di insulti nei confronti dei “sinistri” che rapiscono i bambini.
Le responsabilità del Pd
Personalmente non ho mai condiviso la linea del Pd sulle questioni etiche e in particolare su quelle riguardanti la famiglia (vedi, ad esempio, i miei chiaroscuri «Gli opposti strabismi di Pd e Lega davanti alla vita umana», «La famiglia tra individualismo e fariseismo», «Esiste la famiglia naturale?», «La solitudine di Noa»).
La cultura “dei diritti” che questo partito promuove a mio avviso rientra in una logica individualista che ha avvelenato la nostra società.
Ha già di suo, dunque, un carico abbastanza pesante di responsabilità etiche e politiche nel degrado della nostra democrazia.
L’etica del confronto
Ma rientra nell’etica del confronto, anche del più acceso, che si critichino gli altri per quello che dicono e fanno, piuttosto che etichettandoli con false immagini.
Questo vale per chi intesta al Pd i fatti di Bibbiano. Ma vale anche per chi attacca i 5stelle accusandoli di avere solo «fame di poltrone».
Vale per i nemici di Salvini che lo dipingono come un mostro spietato. Vale per coloro che ad ogni presa di posizione della Chiesa rispondono: «Perché non ci parlate dei preti pedofili?».
Non è un modo per chiudere gli occhi sugli errori del Pd, dei 5stelle, della Lega o della Chiesa.
Al contrario, consente di mettere a fuoco, lucidamente, questi errori, piuttosto che inveire alla cieca contro i “nemici”, demonizzandoli.
Lo dobbiamo alla nostra democrazia, che può sussistere solo in questo clima di rispetto per la verità. Lo dobbiamo ai bambini di Bibbiano, che, dopo averli salvati da meccanismi criminali, non vogliamo far crescere in un clima di odio reciproco e di violenza (anche quella verbale lo è). Lo dobbiamo a noi stessi, perché quell’odio e quella violenza ci rendono meno umani.
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