di Sabrina Corsello
Il discorso di insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è davvero ricchissimo e andrebbe letto e riletto, non solo per il suo alto spessore culturale, ma anche e soprattutto per la profonda carica umana che ad ogni passo traspare. Quella che ci viene offerta è infatti una lettura inedita della Costituzione, rivisitata nei suoi passaggi fondamentali, con sapienza e competenza, avendo sempre davanti, come interlocutore privilegiato il volto degli italiani, con i quali egli riesce subito ad entrare in profonda sintonia. Tutt’altro che solenne e retorico, il discorso infatti parte da una visione realistica della situazione di crisi che gli italiani stanno vivendo, crisi che ha alimentato le ingiustizie, ha generato nuove povertà, ha prodotto emarginazione e solitudine, crisi che angoscia le famiglie, risorse della società, ormai incapaci di dare un futuro ai propri figli. Parlare di unità nazionale oggi,vuol dire dunque per il nuovo Capo dello stato riconoscere innanzitutto quell’unità che è data dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei cittadini,così come realizzare l’unità significa di conseguenza cercare di aiutare gli italiani a superare le difficoltà e ridare al Paese un orizzonte di speranza.
Pertanto, dopo aver manifestato un’affettuosa riconoscenza nei confronti del suo predecessore Giorgio Napolitano e reso omaggio alle massime istituzioni, il Presidente chiama subito in causa le responsabilità legate al suo ruolo, individuandone due compiti principali: il compito di rappresentare l’unità nazionale e quello di essere il garante della Costituzione.
Il rischio fortemente avvertito e da scongiurare è che la crisi economica che il Paese sta attraversando, possa arrivare ad intaccare il patto sociale sancito dalla Costituzione. Essere garante della Costituzione significa dunque garantire il rispetto dei principi e dei valori sui cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione, rinnovando l’impegno della Repubblica nel rimuovere tutti gli ostacoli che limitano la realizzazione della libertà e dell’uguaglianza. Le stesse riforme istituzionali vengono dichiarate necessarie al fine di dare risposte concrete ed efficaci all comunità. Ancora una volta l’esortazione, ben lungi dall’essere generica e astratta, è infatti quella di adoperarsi nell’attuazione dei principi costituzionali. Garantire la Costituzione significherà dunque doversi misurare quotidianamente con un’agenda esigente, in cui le necessità fondamentali della nostra società possano tradursi in diritti riconosciuti e garantiti, come il diritto allo studio e al lavoro, il diritto alla cultura e alla ricerca di eccellenza, il diritto alla tutela del patrimonio naturale e artistico, i diritti dei malati, il diritto ad una giustizia rapida, il diritto ad un’informazione autonoma e pluralistica etc…
Il programma presidenziale sembra sostenuto da un fine prioritario, ossia quello di riconciliare i cittadini alle istituzioni, ridando a queste una nuova e fondata credibilità; ma perché si possa raggiungere questo obiettivo, occorre rilanciare il vero fine della politica, di quella politica che è intesa come servizio in vista del bene comune. Finalmente un uomo delle istituzioni parla di bene comune, che ne segni la rinascita? Lo speriamo davvero!
Con il suo messaggio, il Capo dello Stato non comunica dunque solo parole, ma inizia di fatto a svolgere uno dei suoi compiti principali, entrando nel vivo della sua funzione di garante, chiamando in causa i giocatori e la loro correttezza, puntando subito al cuore della democrazia e riconoscendo la crisi del suo modello rappresentativo. Crisi che intende affrontare attraverso il richiamo forte a ciò che costituisce l’essenza del mandato parlamentare, per il quale in Parlamento non si è mai rappresentanti di un gruppo o di un partito ma, in quanto rappresentanti dell’intero popolo, si è al servizio dell’intero Paese. La sua analisi procede quindi esortando ad attuare una corretta dialettica parlamentare e ad evitare, quanto più possibile, deroghe alle forme ordinarie del processo legislativo e a ricorrere dunque ai decreti d’urgenza solo in caso di necessità.
La democrazia e l’attuazione dei suoi principi si pongono al centro della sua riflessione. Essa non potrà non potrà mai essere considerata una conquista definitiva, acquisita una volta per tutte, ma ben diversamente, va intesa come un processo che va realizzato giorno dopo giorno, adeguato costantemente al mutamento dei tempi e rafforzato attraverso il confronto quotidiano con le istituzioni. Sono proprio le istituzioni che costituiscono infatti il volto della Repubblica, quello che si palesa nella vita di tutti i giorni, nelle scuole, negli ospedali, nei municipi, nei tribunali, nei musei. Rinnovare il patto sociale vuol dire dunque adoperarsi per creare le condizioni perché sia possibile riconciliarsi quotidianamente con le istituzioni; ma affinché il volto della Repubblica possa essere visibile nelle sue istituzioni, è indispensabile che in queste possano riflettersi i volti fiduciosi degli italiani: “il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà, il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie.
La lotta alle mafie e alla corruzione, giunte ormai ad un livello inaccettabile, viene additata come strumento indispensabile per ridare fiducia e speranza. Bisogna che si comprenda che la corruzione è un cancro pervasivo che toglie risorse a tutti i cittadini, che penalizza gli onesti e i capaci. Tuttavia per sconfiggere la corruzione non basta l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, occorre l’opera congiunta di ogni persona onesta che sappia compiere il proprio dovere con competenza e con tenacia. A questo proposito Mattarella auspica una piena e rinnovata partecipazione alla vita pubblica da parte di tutte le forze vive di un popolo che, in quanto si senta comunità, sappia dare il proprio costante apporto in vista della realizzazione di una vera unità nazionale. Infatti se da un lato spetta allo Stato garantire la pace e la sicurezza, indispensabili a garantire la libertà dei cittadini, d’altra parte spetta agli stessi cittadini realizzare le loro stesse libertà, partecipando attivamente alla vita pubblica. In tal senso, l’unità nazionale è da intendersi come piena partecipazione alla vita pubblica, come pieno dispiegamento della libertà positiva, ossia come pieno sviluppo dei diritti civili. Il pensiero si rivolge soprattutto ai giovani ai quali occorre ridare speranza nel futuro, adoperandosi perché le loro energie, che attendono soltanto di trovare il modo di esprimersi compiutamente, possano essere valorizzate e i loro meriti riconosciuti.
In ultima analisi, possiamo senza alcun dubbio dire che il messaggio che ci è giunto è un messaggio di alto profilo umano, politico e istituzionale, che rende finalmente più concreta la speranza dei cittadini italiani. Non è un caso che dopo averlo ascoltato, persino le forze politiche contrarie, hanno dovuto ammetterne il carattere altamente inclusivo e condivisibile.
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