Nota della Redazione: pubblichiamo un punto di vista in merito all’accesa discussione sulla possibilità dell’accesso al ministero ecclesiale da parte delle donne. Data la delicatezza del dibattito è opportuno precisare che sono, come sempre, benaccetti contributi che vogliano arricchire il confronto mostrando un’opinione di segno differente.
La questione del ruolo della donna nella Chiesa
Papa Francesco, che ha riaperto l’agenda del ruolo della donna nella Chiesa, non ha sciolto e, però, neppure chiuso l’intrigata matassa della pari dignità ministeriale tra donne e uomini nella Chiesa Latino-Romana.
Certamente se si vuole portare avanti un dibattito non retorico sulla millenaria questione della situazione esistenziale delle donne nella Chiesa, sono necessari collaborazioni e dialoghi senza stereotipati pregiudizi e con coraggiosa parresia!
Il lavoro della commissione
Per affrontare correttamente la questione ministeriale delle donne nella Chiesa, non ci si può affidare e aspettare di trovare unanimità nella commissione nominata il 2 agosto 2016, mentre era ancora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il card. Müller, oggi uno dei più manifesti oppositori delle riforme promosse da Papa Francesco, e presieduta dal card. Ladaria, che ha già manifestato il suo aperto dissenso nei confronti della concessione del ministero ordinato alle donne[1]!
Poi bisogna pure stare attenti a chi va a relazionare al Papa e che cosa gli riferiscano.
Papa Francesco in alcune occasioni ha detto di aver avuto riferito delle conclusioni sul diaconato femminile, che, anche alla luce delle riflessioni comuni fatte in ambito ecclesiale, appaiono palesemente errate.
La giustificazione per difetto di autorizzazione
Per esempio, al Papa è stato insinuato il dubbio che Gesù possa non aver voluto il ministero sacramentale per le donne[2]! In effetti non risulta nemmeno che Gesù l’abbia mai negato! Averlo affidato agli uomini, secondo la narrazione dei quattro evangelisti, non significa che l’abbia negato alle donne o che nella pratica [magari non riportata dagli evangelisti] non l’abbia addirittura conferito! La giustificazione per difetto di autorizzazione è una giustificazione debole destinata ad essere superata.
Le sacerdotesse delle religioni pagane e il ministero nella Chiesa
E anche l’altra questione che nel mondo pagano c’erano le sacerdotesse, che nel NT non comparirebbero per volontà di Gesù[3], è una conclusione storicamente errata, perché non tiene conto della peculiare dimensione religiosa di Israele nell’AT e della sua singolare opposizione alla religione cananea, che prevedeva perfino la prostituzione sacra. Ma questo non ha nulla a che vedere con l’attuale discussione sul ministero ordinato e sulla pari dignità dei sessi nella Chiesa Latino-Romana. Chi ha riportato al Papa questa prospettiva o è ignorante [e non lo credo] o è consapevolmente pregiudizievole.
I limiti della storia
La storia della Chiesa delle origini si basa su documenti scritti da uomini, anche naturalmente e in buona fede condizionati dalle condizioni socio-storico-culturali dell’epoca: di conseguenza la ricerca storica sulle prime donne cristiane, che hanno costituito lo zoccolo duro del discepolato di Gesù di Nazareth, non può essere realisticamente attendibile e completamente veritiera nella sua pregnanza esistenziale.
Non si cerchi nella storia della Chiesa le ragioni per pervenire al riconoscimento della pari dignità dei sessi nella Chiesa: il racconto di 2000 anni di soprusi e di arroganze maschili nei confronti dell’universo femminile da una parte e l’accondiscendenza e la sopportazione speculari da parte delle donne nei confronti del mondo maschile dall’altra, non consentono di trovare sponde per pervenire, finalmente, al riconoscimento serio e non retorico della pari dignità delle donne rispetto agli uomini.
Un errore lungo 2000 anni non fa una tradizione, ma purtroppo solo un errore grave da correggere! Poi 2000 anni per Dio sono meno che un battito di ciglia e ci sono tutti gli estremi per poter correggere senza inutili e pregiudiziali patemi storici: se si crede all’eternità divina, la fede cristiana, vecchia di 2000 anni, è ancora infante davanti a Dio.
Il ruolo dell’antropologia teologica
Per raggiungere questo obiettivo si studi e si lavori piuttosto sulle ragioni riscontrabili nell’antropologia teologica a partire da Gen 1,26-27: “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”
Si ricerchino le ragioni della pari dignità donne/uomini anche nella libertà di Dio di poter chiamare chi vuole al Suo Servizio: in principio le donne furono chiamate da Dio! E sono chiamate da Dio ancora oggi, esattamente come gli uomini! Non può esserci altra prospettiva. Non si possono mettere veti all’azione di Dio a ragione di canoni e paragrafi del Codice di Diritto Canonico.
Infine e alla fine lo Spirito farà la Sua strada e ristabilirà l’ordine creaturale originario, così come Dio l’ha voluto, insito ed evidente, nell’umanità fin dal principio.
[1] Vedi: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/08/02/0569/01268.html
[2] Cf. l’incontro del Papa nel corso della conferenza dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) del 10 maggio 2019, qui registrata:
Si parla della questione del diaconato alle donne dal min. 15:50 al min. 29:24.
Al min. 25,50-26,20 Papa Francesco paventa che Gesù non voglia il diaconato femminile: «Se il Signore non ha voluto il ministero sacramentale per le donne, non va».
[3] Cf. la conferenza stampa di Papa Francesco sul volo di ritorno da Skopje, al termine del Viaggio Apostolico in Bulgaria e Macedonia del Nord, il 7 maggio 2019, qui registrata:
https://www.youtube.com/watch?v=bhIZYI0S0mo
Vi si parla della questione del diaconato alle donne dal min. 15,50 al min. 22,30.
Il resoconto scritto è qui:
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