Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Il brano evangelico di questa domenica si inserisce in una serie di interrogazioni, riportate dall’evangelista Matteo, rivolte a Gesù con l’intento di delegittimarlo. Farisei, sadducei ed erodiani, gruppi religiosi molto distanti tra loro, quando non in netto contrasto, si mettono d’accordo per provocare Gesù, provando a minacciarne l’autorevolezza di fronte al popolo.
Una trappola
La trappola, in questo caso, viene dalla frangia dei farisei, conoscitori e “custodi” dell’ortodossia. La domanda, cioè quale sia il più grande comandamento, è insidiosa perché da una parte intendeva rivelare una eventuale ignoranza del Rabbì di Nazareth di fronte ai tantissimi precetti della Torah; dall’altra parte, poteva mettere in luce l’incoerenza di Gesù rispetto al precetto del riposo sabbatico, considerato sintesi di tutti i comandamenti e, secondo i farisei, non osservato dal Maestro e dai suoi discepoli.
“Ascolta Israele”
La risposta di Gesù, più che da un precetto, è tratta dalla preghiera che i giudei imparano sin da bambini, “Ascolta Israele”. Egli comanda l’amore totale verso Dio, con anima, corpo e mente, e vi associa l’amore per il prossimo, precetto levitico ben noto agli ascoltatori (Lv 19,18). L’esattezza della risposta di Gesù zittisce gli ascoltatori e invita i suoi discepoli di ogni tempo ad andare al centro delle cose e interrogarsi su cosa è decisivo nella vita di fede.
Andare al centro
Tante volte, infatti, si tende a farsi distrarre o sopraffare solo da alcuni aspetti della vita spirituale e del rapporto con Dio, che possono essere solo dei dettagli rispetto a ciò che è centrale. L’amore, primo e definitivo dono di Dio all’umanità, è il comandamento più grande. La vita ha origine da un atto di amore creativo di Dio: per questo ha bontà e valore intrinseci. Rispondere con amore all’amore di Dio è il più grande “comando”, la più significativa guida affinché la vita dell’uomo raggiunga pienezza, si realizzi, non si limiti alla sopravvivenza.
Due comandamenti “uniti”
L’amore per il prossimo è “simile” all’amore a Dio, non è disgiunto da esso. Infatti, l’amore verso gli altri, è sempre minacciato dalle fragilità umane dell’invidia, della gelosia, dell’egoismo, dell’indifferenza o del disprezzo verso chi è diverso. Tante azioni violente e prevaricanti vengono “giustificate” dall’amore, che si rivela come una realtà molto ambigua. Il primato dell’amore verso Dio, proclamato nel brano evangelico odierno, inserisce l’amore umano all’interno di un orizzonte, lo sottrae dal sentimentalismo e dalla superficialità, rendendolo una reale azione volta al bene.
Fratelli e non nemici
L’essere tutti creature di Dio, suoi figli, ci rende fratelli e non nemici. Ci rivela che siamo “della stessa pasta”, che formiamo una unica famiglia umana chiamata all’amore e non all’odio. Senza l’amore per Dio e, soprattuto, senza la consapevolezza di essere da Lui amati, diventa più facile vedere nell’altro un estraneo, un rivale per la lotta alla sopravvivenza, qualcuno da superare e da annientare. L’unità di questi due “amori” è fondamentale perché entrambi siano autentici.
Verso un comandamento nuovo
La parola di questa domenica ci tocchi nel profondo e ci aiuti a cercare l’essenziale nella nostra vita di fede, preparandoci ad accogliere nel cuore il “comandamento nuovo” (Gv 13,34), inaudito per gli israeliti dell’episodio di oggi, in cui Gesù diventa modello di amore: come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.
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