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“Io e il Padre siamo una cosa sola” – Lectio Divina su Gv 14,1-12

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1 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».  Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11 Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

In questa quinta domenica del tempo pasquale la liturgia ci guida ad entrare in comunione sempre più profonda con il Risorto.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci viene presentato nuovamente un ritratto della prima comunità, ma mentre precedentemente Luca aveva descritto il gruppo dei cristiani come “un cuor sole e un anima sola” (At 4,32), adesso per la prima volta viene registrata una divisione che sembra diffondersi nella Chiesa nascente. 

La comunità ha al suo interno due gruppi diversi per tradizione e cultura: i giudei cristiani e il gruppo proveniente dall’ambiente ellenistico. Non sono immediatamente chiare le ragioni del conflitto, ma ciò che emerge è uno scontro circa la condivisione dei beni: sembra, infatti, che siano stati fatti dei favoritismi a scapito dei membri ellenisti della comunità maggiormente bisognosi. 

Luca, che generalmente da una visione irenica della comunità cristiana, non può non rilevare che la Chiesa è lacerata al suo interno da dissidi pesanti, che rischiano di minarne la comunione. Davanti alle divisioni, la Chiesa delle origini è consapevole che per superare la crisi occorre guardare la realtà alla luce del Vangelo, senza finzioni o ipocrisie, senza fughe, ma sapendo discernere i segni dei tempi. Il mistero pasquale come compimento dell’Incarnazione è il criterio che la Chiesa deve seguire per leggere i segni dei tempi.

Gli apostoli propongono così l’istituzione di un gruppo di sette uomini, che esercitino il servizio a favore dei più bisognosi, mentre per loro riservano il servizio della Parola: la comunità cresce grazie all’azione dello Spirito che suscita all’interno dell’unità una diversità di carismi e ministeri. Luca non manca di annotare come la crescita del numero dei discepoli è frutto di una ritrovata autentica comunione che permette alla Chiesa di vivere il messaggio evangelico, nella fedeltà alla Parola e nel servizio ai fratelli bisognosi.

Nella pericope evangelica, veniamo riportati al contesto dei discorsi dell’addio; proprio il momento più drammatico della vita di Gesù diventa apertura ed epifania della rivelazione dell’amore di Dio.  Gesù rassicura i discepoli turbati dall’annuncio dell’assenza del Maestro ed indica la meta del viaggio che sta per compiere e che in seguito anche i discepoli dovranno intraprendere: la comunione piena nella casa del Padre. All’imperativo “non sia turbato il vostro cuore” Gesù accosta, come antidoto al turbamento, l’imperativo di avere fede, di continuare a credere in Dio e quindi anche in Lui. 

Annuncia poi che nella casa del Padre ci sono molte dimore; i termini casa e dimore non indicano degli edifici, quanto piuttosto il clima familiare e il calore dell’atmosfera domestica. La casa del Padre è quindi realtà segnata dalla pienezza di comunione che Gesù va a prepararci.

La casa è il cuore del Padre in cui c’è posto per ogni figlio ed è proprio Gesù con la sua morte a comunicarci la pienezza del suo amore e a renderci figli, svelandoci la nostra identità e aprendoci alla possibilità di avere un posto nel Padre. Gesù andandosene ci dona l’opportunità di essere sempre con lui nell’amore, nel suo Spirito. Possiamo seguirlo nella via del servizio ai fratelli, del dono e del perdono, nella via dell’amore che ci fa essere con Lui e come Lui. 

La domanda di Tommaso permette a Gesù di guidarci ad un ulteriore passaggio, dall’incredulità alla fede come esperienza d’amore. “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. Come sul Sinai a Mosè, così Gesù si rivela ai discepoli: “Io-sono la via, la verità, la vita”. Gesù è la via perché è colui che ci riconduce al Padre; la verità perché è colui che ci rivela che anche noi, in Lui, siamo figli amati dal Padre; la vita perché è colui che ci ha donato l’amore di Dio come nostra vita.

Il racconto prosegue poi con la domanda di Filippo che chiede a Gesù di mostrargli il Padre. Gesù non ha fatto altro che mostrare ai discepoli il volto del Padre, perché Egli è la piena rivelazione di Dio, ma i discepoli non l’hanno compreso perché si aspettavano altro. Da qui  nuovamente l’invito di Gesù a credere perché, se avremo fede in Lui, mediante il dona il suo Spirito, ciascuno di noi avrà la possibilità di compiere l’opera più grande di tutte, amare il Padre e i fratelli con lo stesso amore di Dio.

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