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L’importanza di conoscere l’Arte in Italia

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di Valeria Viola

 

Da vaghi ricordi dei miei anni al liceo, mi è recentemente tornato alla memoria un episodio, più che altro un’immagine: quella di un uomo vociante che durante un corteo di protesta – legato a non so più quale motivazione – imbrattava con una vernice spray la facciata di una chiesa di via Maqueda, in pieno Centro Storico. Ricordo anche che, di fronte all’irritazione di altri, lui si giustificò sprezzante con la frase “Per me questa è una parete come le altre!” A quel tempo, timida adolescente, sentii la replica morirmi in gola. Mi chiesi soltanto cosa ci facessi lì in mezzo e da allora non partecipai più a nessun altro corteo studentesco.

Nell’atto dell’imbrattatore c’era qualcosa di più della mancanza di rispetto per una proprietà altrui o per il significato religioso dell’edificio. Ai tempi del fatto, credo che ciò che mi sconvolse maggiormente fosse che un abitante della mia stessa città, si permettesse di deturpare, con una sgraziata scritta rossa ed indelebile, la facciata di un monumento che altri avevano lasciato in eredità alla città di Palermo tre secoli prima. Giorni fa quell’episodio mi è tornato in mente di fronte ai volti basiti dei miei alunni, quando gli ho chiesto per quale motivo, secondo loro, dovrebbero studiare Arte a scuola.

Probabilmente per quel tizio la parete non significava nulla, solo un banale supporto che dal Seicento stava lì attendendo di ricevere significato grazie al suo intervento… un po’ presuntuoso, da parte sua… ma la domanda che intendo pormi adesso è: perché quell’uomo non vedeva l’importanza artistica del bene culturale che gli stava dinnanzi? Perché ancora oggi si deturpano le statue nei giardini pubblici, si rompono vetrate, si usano le fontane come contenitori di spazzatura, si passeggia sulle rovine archeologiche, si toccano con il dito le tele di chiese e musei, nonostante i divieti?

 

Laddove alle spalle dei ragazzi (che poi, neanche a dirlo, diventeranno uomini) non c’è una famiglia che insegni il rispetto del patrimonio artistico comune, sta alla scuola il compito di fargli comprendere l’importanza, l’orgoglio, ma anche le possibilità economiche connesse al vivere in paese così ricco di arte come l’Italia.

Certo oggi, però, l’insegnamento scolastico delle discipline artistiche non vive il suo periodo migliore: l’ordinamento è ancora quello deciso dalla Riforma Gelmini, con cui l’insegnamento della storia dell’arte non solo non fu contemplato in nessun indirizzo dei nuovi istituti professionali ed ammesso solo in modo parziale nei nuovi istituti tecnici, ma fu cancellato dai bienni sperimentali dei licei classici e drasticamente ridotto negli istituti tecnici, nei licei di scienze umane, nei licei linguistici e negli stessi licei artistici. (Per maggiori dettagli, rimandiamo al sito Artemdocere: http://artemdocere.jimdo.com/sintesi-effetti-riforma/).

Di fatto, il Governo Letta, con il decreto scuola presentato il 9 settembre 2013 e convertito in legge l’8 novembre successivo, non ha introdotto sostanziali cambiamenti a questo quadro: risale al 7 febbraio 2014 la lettera accorata che Irene Baldriga, Presidente dell’ANISA, ha scritto al Ministro Carrozza, e che non ha avuto seguito alcuno, nonostante le voci che hanno circolato sul web a proposito di un possibile cambio di rotta da parte della Commissione Cultura della Camera.

Di conseguenza, è comprensibile che il nuovo Governo Renzi sia stato subissato di richieste di chiarimenti in merito: in aprile, ad esempio, è stata consegnata al Governo la petizione SalvArte, firmata da molti parlamentari in modo trasversale. Il neo-ministro Stefania Giannini ha risposto dichiarando in diverse occasioni la volontà di puntare sulla riqualificazione dell’insegnamento della Storia dell’Arte. Vedremo…

Forse al momento si può solo sperare che i potenziali vandali, non avendo acquisito le competenze necessarie per comprendere da soli il valore delle opere d’arte, si chiedano semplicemente se, per caso, quella parete, quell’edificio, quella statua abbiano un valore per altri, se non per loro stessi. D’altra parte, Papa Francesco ci ha più volte chiesto di essere custodi del Creato ed il suo suggerimento potrebbe essere declinato anche nell’ambito della tutela del Patrimonio artistico che deve essere custodito per le prossime generazioni, come suggerisce Tomaso Montanari, il cui ultimo libro, Istruzioni per l’uso del futuro, affronta proprio questo problema.

 

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