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“La fede che guarisce la vita” – Introduzione alla Lectio Divina su Mc 10,46-52

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46E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

49Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». 52E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

church-722386_640Il Vangelo di questa domenica ci presenta la guarigione miracolosa del cieco Bartimeo, che in relazione alla prima lettura (Ger. 31,7-9) costituisce un chiaro riferimento all’avvento dei tempi messianici.

Il brano di Geremia, tratto dal “libro della consolazione” (Ger 30-31) narra come il popolo, passato dalle tribolazioni della deportazione, dell’esilio e della persecuzione e ridotto ormai a un resto insignificante (ciechi, zoppi, donne incinta) viene dal Signore trasformato in un popolo glorioso e vittorioso. Egli, nella sua Misericordia, li riconduce alla terra promessa, nuovo Eden, preparando per essi la via regale attraverso il deserto, che trasforma in una terra irrigata da corsi d’acqua. Il Signore finalmente ha voluto diventare il Padre d’Israele (Es 4,22-23; Dt 32,6), realizzando in Cristo quanto aveva promesso (Mt 2,15). Anche per Bartimeo ora è possibile sperare.

La narrazione è ricca di particolari: oltre al nome del miracolato, l’evangelista ci riferisce il luogo dell’incontro, Gerico, lungo la strada che per i monti della Giudea giungeva a Gerusalemme. Malgrado la folla, il cieco riesce a percepire meglio di coloro che vedono l’identità di Gesù; così, per farsi sentire, alzandosi in piedi urla “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”! La scelta del titolo «Figlio di Davide» evoca la discendenza regale di Gesù: Bartimeo pur nella sua grande miseria conserva la speranza e attende il promesso Discendente di David, che finalmente ha pietà del suo popolo e lo riscatta dalla sua abiezione presente. Quando senza vedere sente che sta passando «Gesù il Nazareno», ricollegando la profezia del virgulto atteso (in ebraico neser) di Isaia (11,1-11) con il messia Davico, comprende che il Figlio di David è giunto.

La folla sembra non sopportare il grido del “bisognoso” e cerca di tacitarlo rimproverandolo, ma Bartimeo non ne tiene conto e grida ancora più forte: è certo che Gesù può aiutarlo e ostinatamente cerca di richiamarne l’attenzione. E in effetti Gesù si ferma e manda coloro che avevano cercato di zittire il cieco a chiamarlo.

Coraggio! Alzati, ti chiama” (Mc 10,49). Il verbo utilizzato è lo stesso della resurrezione ed è proprio come se Bartimeo venisse spinto dalla forza del risorto a gettare le certezze della propria vita – il mantello era la vita dell’indigente perché era l’unico riparo che egli possedeva (Es 22,25) ma è anche simbolo di vocazione, come nel caso del mantello del profeta Elia raccolto da Eliseo (2 Re 2,13) – per correre verso Cristo. La sequela comporta necessariamente un lasciare qualcosa e Bartimeo, insieme al mantello, probabilmente ha scaraventato via anche le monete ricevute nella questua. Cristo chiede quindi al cieco, «Che vuoi che io ti faccia» (Mc 10,51), segno della sua grande prossimità ad ogni uomo; la richiesta di guarigione “Rabbuni, che io riabbia la vista!” non riguarda soltanto la sfera fisica, ma è espressione dell’attesa messianica (cfr. Is 35,5).

Va, la tua fede ti ha salvato!” La fede è dono trasformante: a noi è richiesto solo di collaborare con Dio. Tale guarigione, come indica il verbo greco adoperato, può essere intesa sia in senso fisico che spirituale. Ed infatti, la reazione di Bartimeo al miracolo è la sequela al discepolato. Bartimeo non è solo guarito, ma illuminato alla fede.

Signore, tu sei la mia luce; senza di te cammino nelle tenebre, senza di te non posso neppure fare un passo, senza di te non so dove vado, sono un cieco che pretende di guidare un altro cieco. Se tu mi apri gli occhi, Signore, io vedrò la tua luce, i miei piedi cammineranno nella via della vita. Signore, se tu mi illuminerai io potrò illuminare: tu fai noi luce nel mondo” (Carlo Maria Martini).

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