1 Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. 2 Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava, e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano messo».
3 Pietro e l’altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. 4 I due correvano assieme, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; 5 e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, 7 e il sudario, che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. 9 Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.
Il brano del Vangelo che ascoltiamo oggi, Pasqua del Signore, costituisce la testimonianza centrale della fede da parte dei primi discepoli. Il Maestro Gesù di Nazareth, dopo avere insegnato e beneficato, dopo essere stato catturato e crocifisso dai giudei, non è più nella tomba. Il suo cadavere non si trova nel sepolcro, che invece è scoperchiato e vuoto. La scoperta, da parte dei discepoli, è graduale ma concitata: prima Maria Maddalena, che vede la pietra tolta ma non entra, poi Pietro e Giovanni che corrono e, introducendosi nel sepolcro, vedono il suo contenuto e, come ci dice la scrittura, “credono”.
Un annunzio “essenziale”
Questo annunzio della Risurrezione dell’evangelista Giovanni è molto essenziale, anche se pieno di dettagli importantissimi. Esso ha toni molto diversi da quelli che abbiamo ascoltato nella liturgia della Veglia Pasquale, in cui l’evangelista Matteo dà un annuncio conclamato, con terremoto, angeli e l’apparizione di Gesù stesso, che dice ai discepoli di aspettarlo in Galilea.
Nuova creazione
L’evento avviene il primo giorno della settimana, quando ancora è buio. L’aspetto temporale ci suggerisce che siamo di fronte a un nuovo inizio: è appena iniziata una nuova creazione, così come, il primo giorno, Dio separò la luce dalle tenebre. Maria, recandosi al sepolcro dopo il riposo sabbatico del giorno precedente, lo trova privo della la pietra che lo chiudeva. Non entra, ma subito capisce che il corpo non c’è e pensa sia stato trafugato o che, comunque, sia successo qualcosa.
In movimento
Maria corre a dirlo ai discepoli, e subito anche loro corrono, verso il sepolcro. L’evento mette tutti in movimento. Dal racconto della scoperta del sepolcro vuoto, emerge anche qualcosa sui due discepoli, Pietro e Giovanni, sul loro rapporto fraterno, sul loro cammino di fede e sul loro ruolo nella comunità. C’è un correre e un attendere misteriosi. Pietro entra per primo, e poi Giovanni: ciò che vedono, nella disposizione delle fasce e del sudario apre ai loro occhi ciò che Gesù aveva annunciato, ma che essi non avevano compreso.
Nuove vie d’uscita
Di fronte al sepolcro vuoto, infatti, l’unica ipotesi umana è quella spregevole del furto del cadavere. Esiste però un’altra via, che sembra impossibile agli uomini così come era impossibile il passaggio attraverso il mare, nell’Esodo. Dio ci salva come noi non ci aspettiamo, per strade che non sono le nostre, per nuove vie di uscita, che prima non esistevano. I discepoli vedono e “credono”. Questo credere è l’apertura all’opera di Dio, il punto di partenza, e non quello di arrivo, per la fede. È proprio da quel sepolcro vuoto che inizierà la vita della Chiesa.
Passare attraverso
I teli rimangono lì per terra, non servono più. Gli abiti del passato sono abbandonati: <<Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove>> (2Cor 5,17). La Risurrezione è la vittoria definitiva di Cristo sulla morte. Una vittoria che non avviene evitandola, ma passandoci attraverso, come il popolo ebreo attraverso il Mar Rosso. Questa vittoria è donata a ognuno di noi.
La morte è vinta
Il cammino della fede ha come centro questa vittoria sulla morte, anche se spesso lo dimentichiamo. La minaccia più oscura, ingombrante e dolorosa della vita umana è già stata vinta da Gesù. Accettare e provare a comprendere questo messaggio è il percorso di fede che dura una vita intera.
La luce della Risurrezione
Ricordare che la morte non è l’ultima parola sulla vita è difficile di fronte a tutte le morti che abitano i nostri cuori. Di fronte all’insensatezza e al buio della morte di un giovane, di una mamma, di un padre, di un bambino, di fronte ai distacchi più dolorosi e anche a quelli a cui ci siamo a lungo preparati, la luce della Risurrezione brilla, anche quando siamo incapaci di vederla. Quei momenti di grazia in cui la scorgiamo, però, sono momenti di rinascita. Quei momenti in cui ricordiamo di essere per l’eternità, possiamo vivere anche noi una vita nuova.
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