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La notte non è passata

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di Giuseppe Savagnone 

 

«Ha da passà ’a nuttata!» sono le ultime parole di una famosa opera teatrale di Eduardo De Filippo, dolente testimonianza di una speranza di reietti, sempre di nuovo crocifissa, e tuttavia tenace. La voglio fare mia, anche in questo momento della nostra vita pubblica, consapevole che la frase implica, insieme all’apertura al futuro, che nel presente la notte non sia ancora passata. E in effetti non lo è, almeno per l’Italia.

La nuova configurazione degli schieramenti politici nel nostro Paese – quello che è stato chiamato “governo delle larghe intese” – sta partorendo  il suo primo vero frutto significativo, quello che all’origine ne giustificò la nascita, vale a dire la nuova legge elettorale.

Veramente un frutto già l’aveva prodotto: l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Ed è un precedente che non incoraggia. Perché esso è stato realizzato in un tale clima di confusione e a tale prezzo da far chiedere a tutti se ne valesse la pena. Di fatto, il risultato è stata la sostituzione della vecchia tassa con altre e non si capisce più bene se davvero qualcuno alla fine pagherà di meno. Forse i proprietari di case, ma in cambio di un aumento della pressione fiscale sugli altri che la casa non ce l’hanno. In ogni caso, il tempo, le tensioni, il discredito, che questo risultato miserando è costato sono stati tali da distogliere il governo dai suoi compiti più urgenti, con grave danno per la situazione del Paese. E alla fine, hanno perso tutti, proprietari e no.

Monti, per la verità, l’aveva detto. Ricordate la risposta di Berlusconi? “Monti sbaglia, non sa fare i conti. Abolire l’Imu è possibilissimo, senza che si creino gravi problemi”. Il cavaliere aveva perfino inviato una lettera personale ai suoi elettori, in cui chiedeva di indicare quali modalità preferissero per il rimborso. Chi avesse ragione è sotto gli occhi di tutti. Di tutti quelli, almeno, che gli occhi ce li hanno. E sfortunatamente non sono molti.

Ma torniamo alla nuova proposta di legge elettorale. Dicevamo che nasce dalle larghe intese che, in realtà, hanno continuato ad esserci anche dopo l’uscita di Forza Italia dal governo. Non a caso la proposta in questione porta la firma di Renzi e di Berlusconi. E non a caso riflette, ancora una volta, l’incapacità di una classe politica inetta e autoreferenziale di rimettersi in discussione, accettando il rischio di un reale confronto con l’elettorato. Basti dire che, dopo tante discussioni sull’incapacità del “porcellum” di rispettare le preferenze degli elettori, la formula condivisa dal segretario del Pd e da quello di Forza Italia prevede di nuovo le liste bloccate!

Ancora una volta chi vorrà votare per un partito di destra sarà costretto a far eleggere, col suo voto, una Minetti, e chi vorrà votare per un partito di sinistra, uno Scilipoti (inserito,  a suo tempo, nella lista di Di Pietro). A scegliere non saranno i cittadini, ma i segretari dei partiti. E che segretari!

Pare che le liste bloccate siano previste anche in altri Paesi democraticissimi. Là, però, è in partenza impossibile che un personaggio come quelli che  ho nominato venga messo in lista, per la stessa logica per cui sarebbe impossibile che restassero ad occupare ruoli  istituzionali o comunque di grande rilievo pubblico persone compromesse in vicende poco chiare o addirittura riconosciute colpevoli di illeciti. Da noi non solo tutto è possibile, ma anche l’impossibile è già avvenuto. Nessun paragone, dunque, si può fare con altre nazioni.

Si dirà che il sistema delle preferenze favorirebbe il clientelismo. Come dire che la democrazia è esposta ai rischi che le derivano dai vizi del popolo sovrano. Ma se la si accetta, non si può poi surrettiziamente svuotarla di contenuto mettendo nelle mani dei partiti la selezione dei rappresentanti del popolo. E in ogni caso, l’esperienza di queste ultime legislature – soprattutto di quella da poco conclusa – hanno dimostrato che c’è un solo corpo politico peggiore di quello scelto dagli elettori, ed è quello scelto dalle segreterie. Grazie al “porcellum” abbiamo avuto parlamentari per cui quello che contava era la voce del padrone – il signore feudale a cui dovevano la propria elezione/cooptazione – ben più di quella degli elettori, a cui non dovevano nulla. Con la qualità umana che abbiamo potuto constare nelle vicende delle leggi ad personam in favore di Berlusconi o in quella dei 101 franchi tiratori del Pd che hanno pugnalato a tradimento Prodi.

Ora ci si dice che tutto cambierà. Infatti ora sarà Berlusconi a scegliere i candidati della destra per le prossime elezioni (ma non era stato lui a scegliere quelli e quelle per le precedenti?). Ora sarà Renzi (fortemente sospettato di essere coautore della “carica dei 101”) a scegliere quelli della sinistra.

Tutto nuovo, insomma. No, la notte non è ancora passata.

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