Senza categoria

La palla e la valanga: sui test d’ingresso per entrare nei licei

Loading

 

 

 

Nei cartoni animati le valanghe più disastrose cominciano sempre con una piccola palla di neve che si ingrossa rotolando su un pendìo.

Fa notizia in questi giorni l’iniziativa di diversi licei italiani, particolarmente gettonati, di sottoporre gli alunni di terza media a dei test preselettivi per “scremare” le domande di iscrizione. La valanga sta per diventare pervasiva, perché la metodologia del test è comoda e immediata, ma la palla di neve aveva cominciato a rotolare quanto meno dal 2007, quando il liceo europeo Altiero Spinelli di Torino propose il suo primo test. Addirittura, lo stesso istituto statale, che può vantare una struttura onnicomprensiva, che va dalla scuola elementare al liceo, ha introdotto la prova selezionante anche per accedere alle medie: un bambino di quinta elementare, che vuole entrare allo Spinelli, si deve dunque sottoporre a test, dando prova, ad esempio, di conoscere nozioni basilari di grammatica in almeno due lingue straniere.

In una recente intervista a Repubblica la preside Carola Garosci parla dei test come di un male necessario: “Il test setaccio non ci piace per niente, ma dobbiamo farlo. Da anni chiediamo più spazio alla Provincia, condividiamo il palazzo con altre due scuole. L’ultima risposta è stata una circolare: non abbiamo la possibilità di dare a voi né ad altri nuove aule. Con cinque classi e trecento richieste dovremmo stipare sessanta ragazzi per classe e allora abbiamo optato per le prove annunciate sei mesi prima dell’iscrizione. Chi non passa, e quest’anno sono stati centosettanta, farà in tempo a provare altrove. I test si basano sulle competenze dei ragazzi, da noi contano le lingue straniere.

Altre scuole, raggiunto il quorum degli studenti ospitabili, lasciano a casa tutti gli altri, a primavera inoltrata. Noi, almeno, diamo un criterio e una logica alla nostra selezione”. Già, un criterio e una logica: quelli meritocratici o almeno presunti tali. Utili strumenti per formare classi omogenee dove nessun allievo di Don Milani avrebbe mai potuto metter piede.

Eppure, nel sito della scuola campeggia una bella frase di Altiero Spinelli, del cui nome si fregia l’istituto: “La battaglia che dobbiamo fare è una battaglia di impegno perché ci sia un’Europa vera, un’Europa della democrazia, un’Europa del popolo…”. L’Europa del popolo, la scuola evidentemente no. Eppure ormai il biennio della scuola superiore è a tutti gli effetti scuola dell’obbligo, dunque di tutti. Ma forse è così pesante per la scuola andare incontro agli alunni, a tutti gli alunni, anche a quelli che in casa non hanno i libri, che si preferisce che gli alunni vadano incontro alla scuola, a suon di test, appunto. Ed ecco fioccare i libri e i siti che offrono preparazione ai test d’ammissione per gli agognati licei.

Una valanga di test ci seppellirà. E allargherà la forbice tra i pochi fortunati che “hanno buone basi” e “sono predisposti” per il liceo e quelli “portati per le cose manuali”, in barba a decenni di pensiero pedagogico e fatica professionale per l’integrazione scolastica, ossia “per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (articolo 3 della Costituzione italiana).

Sorge un piccolo dubbio. Ma per gli alunni portatori di handicap, che si prevederà? Forse inventeranno la “quota H”, come per le quote rosa in Parlamento. O si tornerà alle classi differenziali, così l’ascesa al successo dei nostri figli belli intelligenti sani e competitivi non sarà turbata da pietre di inciampo?

 

Valentina Chinnici


{jcomments on}

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *