Nel 1941, nella Germania devastata dal nazismo, un gruppo di giovani universitari, guidati da un professore di filosofia, dava vita, nella città di Monaco, ad un’ associazione di resistenza al regime, La Rosa Bianca. Sei studenti, un professore e qualche decina di persone intorno a loro, che attraverso la conversazione su testi che parlavano di democrazia, giustizia e bellezza, giungevano alla conversione ideale passando dall’appartenenza fanatica alla Hitler-Jugend, alla consapevolezza dei valori di democrazia e di libertà, ponendo, con il loro sacrificio estremo, il seme di un’Europa libera e democratica.
La ragione critica di quei giovani, illuminata da una fede cristiana cristallina, professata nelle diverse confessioni di appartenenza, sviluppò in loro la consapevolezza che il pluralismo delle idee e delle identità fosse la prima garanzia per fondare una società democratica.
Ispirandosi, tra l’altro, al gruppo di opposizione antinazista di Monaco, l’associazione culturale femminile Le Rose Bianche (www.lerosebianche.com) è nata Palermo per il desiderio di disseminare una cultura umanizzante e per sostenere e divulgare le buone pratiche della politica funzionali alla vita democratica della nostra città. Il fatto che siano le donne a muoversi in tale direzione serve ad evidenziare la specifica sensibilità di genere, nell’attuale contesto socio-culturale in cui si fatica molto a riconoscere e rispettare la dualità maschile-femminile.
Giorno dieci ottobre, presso la Scuola di Scienze Giuridiche dell’Ateneo palermitano, l’associazione ha curato una “conversazione”, un percorso di riflessione condivisa sul fenomeno della migrazione umana, alla luce della Carta di Palermo. Il documento, emanato dal Comune della nostra città sul tema “Mobilità Umana internazionale. Dalla migrazione come sofferenza, alla mobilità come diritto umano inalienabile”, pone Palermo sulla scena internazionale come avamposto di una politica coerente con i valori e i principi su cui si fondano l’Europa e la nostra stessa democrazia.
La Carta è nata in seguito a un convegno internazionale svoltosi a Palermo nel marzo del 2015, centrato sul principio secondo cui la mobilità umana è un diritto. “Io sono persona” è lo slogan, lanciato in quell’occasione, col quale si vuole affermare il principio identitario che impone l’obbligo di riconoscimento nei confronti di ogni essere umano.
La Carta, con l’affermazione perentoria del migrante come persona, denuncia la grave responsabilità del mancato rispetto dei fondamenti stessi del diritto umanitario. Intorno al fenomeno migratorio si accendono infatti troppo spesso posizioni e pregiudizi lontani da un’analisi volta a realizzare percorsi politici che, attenti alla complessità della questione, pongano in prima istanza il riconoscimento della persona.
La mobilità umana è un fenomeno contemplato dalla giurisprudenza e tutelato dal nostro diritto costituzionale. Occorre leggerlo come dato di realtà, piuttosto che come minaccia, per assumere una nuova prospettiva rispetto agli scenari di paura e di pregiudizio veicolati dalla comunicazione mass-mediatica i cui slogan puntano sul pathos, ottundendo la passione per l’analisi razionale e propositiva.
L’associazione Le Rose Bianche, nel proporre una “lettura di senso” della Carta di Palermo, ha voluto sottolineare l’importanza di “un’altra politica” guidata dall’uso critico della ragione coniugato alla prospettiva umanizzante per comprendere il fenomeno migratorio e per agire in soccorso degli esseri umani spinti da cause ineluttabili.
Un modello di strategia illuminata da tale intelligenza politica è testimoniato dalla Comunità di Sant’Egidio che promuove, attraverso la pratica dei “corridoi umanitari”, interventi a favore di persone in un reale stato di sofferenza: migranti, non numeri sui quali applicare logiche di politica colonialista.
La Carta di Palermo assume il valore di memorandum sul piano dei fondamenti culturali dell’Europa e di monito riguardo alle scelte politiche che assecondano semplificazioni populiste. L’alternativa non è tra buonismo e cinico realismo. Occorre piuttosto saper guardare alla complessità di questa evenienza storica, senza ridurla a “problema da risolvere” e neppure a “risorsa da sfruttare” (entrambe prospettive a posteriori per analisi funzionali alla gestione delle migrazioni, non certo criteri di discrimine tra accoglienza o respingimento). La mobilità umana va considerata nei termini di un fenomeno al quale i politici devono guardare con intelligenza lungimirante e i comuni cittadini con la consapevolezza che la solidarietà non è una concessione del forte nei confronti del debole, bensì l’antidoto alla forza che stabilisce chi relegare nella debolezza. Questo è lo sforzo richiesto alla politica affinché non ceda agli egoismi respingenti che contraddicono il principio di solidarietà su cui si regge il consorzio democratico, ma colga la complessità rispondendo al modello cui si appellava la filosofa Simone Weil quando scriveva «La politica è un’arte regolata dalla composizione su piani multipli» (La prima radice), intendendo porre le premesse ideali di metodo per la ricostruzione dell’Europa post-bellica, momento epocale al quale continuare a riferirci di fronte a fenomeni anch’essi epocali.
Allora come ora valgono le parole di un’altra filosofa, María Zambrano la quale guardava al dibattersi del vecchio continente tra il disastro bellico e la ricerca di una via per la speranza: «L’Europa ha bisogno di rivelazione, di sapere riguardo a noi stessi» (L’agonia dell’Europa). Queste parole ci interpellano. L’identità e la storia d’Europa sono costruite intorno alla pluralità di idee, di religioni, di tradizioni.
Palermo eletta a capitale della cultura per il 2018, è titolata a costituirsi laboratorio europeo dove si sperimentino nella vita reale pratiche di cultura politica umanizzante rispetto al fenomeno della migrazione di persone spinte dal bisogno di sopravvivenza. Non a caso Palermo è stata scelta come sede della Conferenza Mediterranea dell’Osce dedicata a migranti e sicurezza in corso tra martedì 24 e mercoledì 25 ottobre. Auspichiamo che il tema venga affrontato alla luce di quanto espresso nella Carta di Palermo.
Ne va dei destini storici dell’Europa, della sopravvivenza stessa della democrazia e delle sue radici culturali e cristiane.
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