La redazione pubblica questo contributo inviatoci da Luciano Sesta, in risposta alla pubblicazione del testo “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” di Francesco Filippi che, avendo ottenuto ampia risonanza, ha suscitato le più varie reazioni. Data l’importanza sociale del tema, è utile stimolare un confronto critico al riguardo. “Tuttavia” è lieto di avere l’occasione di fare la sua parte, e attendiamo ulteriori contributi in merito.
Sospetto selettivo
La mente umana è complottista. Abbiamo sempre l’impressione che la verità ci venga nascosta. Quando perciò arriva qualcuno a raccontarci che il nostro sospetto era fondato, e che dunque ciò che fino a quel momento credevamo vero in realtà altro non era che una sonora “fake news”, l’inclinazione spontanea è credergli. Non ci viene in mente di sospettare anche di lui. A sospettare, infatti, ha già pensato lui. E con più competenza di noi, si presume. È un vecchio trucchetto retorico, soprattutto per chi pubblica un libro. Persino Gesù, che conosceva l’animo umano, vi fece ricorso, con il suo “Vi è stato finora detto…, ma io vi dico…”.
Le “cose buone” di Mussolini e la riabilitazione del fascismo
Ed ecco l’ultima lezioncina che ci viene impartita. Il detto delle nostre nonne, “Mussolini ha fatto anche cose buone”, sarebbe una colossale falsità, facilmente smentita dalla lettura dei libri di storia, quelli seri. Quelli che non fanno politica, perché ci raccontano la verità oggettiva. E che, così facendo, smascherano l’uso politico dello slogan “Mussolini ha fatto anche cose buone”, slogan a cui oggi si ricorre, dicono, per riabilitare il fascismo. Anzi no, per risuscitarlo, per farlo rivivere. Per fargli vincere le prossime elezioni.
Questa operazione mediatica e commerciale, finalizzata a vendere il proprio libro sull’onda lunga del successo culturale che nel nostro paese stanno riscuotendo le Sardine, è facilmente smontabile in poche mosse. L’autore del libro che smaschera il detto “Mussolini ha fatto anche cose buone”, infatti, commette tre palesi e imperdonabili errori. Uno logico, uno storiografico, uno etico.
Storiografia del Male assoluto
1)La frase incriminata, e cioè che Mussolini abbia fatto “anche” cose buone, significa, logicamente, che Mussolini ha provocato prevalentemente danni, e che, fra i tanti che ha provocato, si può persino dire che qualcosa di buono, nonostante tutto il condannabile da condannare, sia comunque venuto fuori. Chi precisa che Tizio ha fatto “anche” cose buone, in breve, lo fa perché sta ammettendo che ne ha fatte soprattutto di cattive. Se io però dico, come fa l’autore del libro, che questa precisazione è una colossale bugia, mi sto prendendo la responsabilità di affermare che il fascismo, e Mussolini, sono il Male. E cioè un’entità metafisica che non può produrre, nemmeno per sbaglio, qualcosa di positivo. Un po’ impegnativa come affermazione storiografica.
2) E siamo al secondo errore, quello storiografico. Che Mussolini sia Satana è oggetto di fede, non di storiografia. L’affermazione che Mussolini non ha fatto anche cose buone, nemmeno per sbaglio, è un’affermazione metafisica, non storica. E infatti è smentita da tanti fatti storici, come dal presente, in cui rimangono in vita alcune istituzioni fasciste, come l’INPS. Che, è vero, nasce di fatto prima, con Giolitti, ma che Mussolini ha consolidato senza abolire. E se Mussolini non ha abolito qualcosa che ancora oggi esiste e che consideriamo necessario, allora vuol dire che non ha fatto male. Oddio, forse significa persino che ha fatto bene. Ma il nostro autore, che è uno storico, descrive i fatti senza lasciarsi influenzare dalla politica. E i fatti, ce lo dice lui, sono che Mussolini non ha mai fatto “anche” cose buone. Solo e sempre cattivissime. Più che una ricostruzione pacata e realistica dei fatti sembra mania di persecuzione…
Ideologia, storia, le passioni del presente
3) Ed ecco, infine, l’errore etico. Il libro sulla presunta fake che Mussolini non avrebbe mai fatto, nemmeno per sbaglio, cose buone, è un libro sleale, perché fa credere che sia storia oggettiva quella che è solo una personalissima e discutibile opinione dell’autore, che spaccia le proprie idiosincrasie ideologiche per l’ultima scoperta della più sofisticata storiografia d’avanguardia. Come se la società – ecco l’ingenuo presupposto – si dividesse in gente belante che segue gli slogan e in esperti illuminati, così che basti appellarsi agli studi storici per smascherare fake da bar e da social. Come se non esistessero ancora testimoni viventi del ventennio fascista. Come se non esistesse la società civile, il buon senso e l’intelligenza comune. Come se la storia fosse uno specchio del passato e non, piuttosto, delle nostre passioni mentre lo guardiamo. Non c’è la storia, da una parte, e le passioni della gente comune, dall’altro lato. Anche la storia è politicamente influenzata. Fingere che non sia così e usarla come arbitro delle controversie politiche significa giocare sporco. Significa attribuirsi, con il paravento della neutralità scientifica, un potere politico insindacabile. Significa essere fascista senza saperlo. Che ironica eterogenesi dei fini…
Concludo. È certamente significativo che in Russia non si trovi praticamente nessuno che dica che Stalin abbia fatto anche cose buone. Eppure è falso. Anche Stalin, ebbene sì, qualcosa di buono l’ha fatta. C’è però un’impressione di maggiore forzatura nel dirlo rispetto a lui che rispetto a Mussolini. E questo fa pensare. Mussolini ha fatto cose orribili. Ma fino a quando questo ci impedirà di distinguere il salvabile, e di guardare con sereno distacco il nostro passato, allora ne saremo ancora prigionieri.
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