Il Cristianesimo delle origini è un caleidoscopio di influenze culturali, una religione in evoluzione che si fonda sulla grande rivoluzione operata da Gesù Cristo. Sconvolgendo la tradizione pagana, si assiste all’assorbimento di correnti ellenistiche e romane, succhiandone la linfa vitale, per costruire la struttura portante di un nuovo messaggio, quello che collega il Vecchio al Nuovo Testamento. Le due Lettere di Pietro e la Lettera di Giuda, sono documenti che appartengono al canone cristiano, ma spesso poco conosciuti dai più. Eppure, al pari di altre lettere attribuite a Paolo, Giovanni e Giacomo, i testi introdotti e commentati da Michele Mazzeo per le Edizioni Paoline, costituiscono il fondamento della fede cattolica.
Partendo dal presupposto che nelle primitive comunità cristiane era usuale avvalorare un documento mediante la firma di un testimone oculare del Messia, non deve destare clamore la mancata attribuzione di Lettere ai diretti firmatari. Lo è stato di certo per la 2Pietro così come per il testo di Giuda. Per quanto concerne la 1Pietro, invece, nonostante il dibattito sia ancora aperto, sembra che si concordi per una reale attribuzione all’Apostolo, coadiuvato per la stesura del documento da Silvano – conosciuto negli Atti degli Apostoli con il nome di Sila, personaggio molto vicino a Paolo di Tarso.
Ad ogni modo, dal punto di vista teologico, escatologico, dottrinale e sociale, sia le Lettere di Pietro che quella di Giuda, mostrano una società in evoluzione, in cui l’Impero Romano è forte, radicato e nel pieno delle persecuzioni contro la fede cristiana.
Ecco che nella 1Pietro, attraverso un linguaggio aulico, forbito e dotto – segno dell’elevata competenza del redattore – si esorta a restare saldi nonostante la sofferenza, anzi servirsene per arrivare al premio finale. L’invito è lo stesso che perdura sino ai giorni nostri: dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che gli appartiene. Rispettare le Istituzioni e non entrare in conflitto in nome della sovversione.
La 2Pietro è una sorta di lettera-testamento, in cui l’autore affronta lo spinoso tema della Parusia, la seconda venuta del Signore sulla Terra. Le comunità dell’epoca erano in fermento per l’attesa. Talvolta questa era utilizzata dai “falsi profeti” e i detrattori del culto cristiano per denigrare i fedeli speranzosi. Per tale motivo attraverso l’utilizzo di citazioni Veterotestamentarie, si collega la tradizione ebraica con la “Buona novella” del Nuovo Testamento, in funzione della perseveranza e della speranza. Il sunto del discorso è che non sta a noi sapere il tempo e il luogo della Parusia; piuttosto è nostra competenza non lasciarsi abbindolare dai ciarlatani che predicano con l’inganno.
Di tenore simile è la Lettera di Giuda, dal tenore apocalittico, che per brevità e forte componente simbolica, ha trovato poco spazio all’interno dell’esegesi biblica. Dal profondo valore apologetico, il testo è un baluardo per la difesa della fede cristiana; una roccia su cui si infrangono i vani tentativi dell’epoca per raggirare i credenti – specie quelli provenienti dal paganesimo, ancora fragili e acerbi nella fede.
Il commentario curato da Michele Mazzeo – che ricordiamo è un sacerdote cappuccino e dottore in teologia biblica – è giunto alla seconda edizione. La prima risale al 2002; l’esigenza di una ripresa della pubblicazione è una scelta voluta per approfondire propria le Lettere meno dibattute a livello scientifico, ovvero la 2Pietro e quella di Giuda. Il tentativo è riuscito pienamente perché sia a livello filologico, lessicale, esegetico e storico, il commentario sviluppa un chiaro discorso che getta luce su tematiche spesso precluse ai più, appannaggio del solo universo accademico.
La chiara e puntuale spiegazione rende piacevole la lettura che per dimensione del volume, potrebbe incutere timori reverenziali. Invece, nonostante le oltre 500 pagine, ci si addentra dentro un contesto che in superficie potrebbe sembrare distante dalla società contemporanea, ma che in realtà mostra notevoli analogie, a cominciare dal messaggio evangelico, così antico e così attuale.
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