Il testo del Vangelo
38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Il contesto del passo
La liturgia di questa domenica ci presenta in pochi densi versetti l’incontro di Cristo con due sorelle, Marta e Maria. Il testo è collocato, dopo il racconto del rifiuto dei Samaritani (Lc 9,53), al capitolo 10, tra l’insegnamento sulla preghiera e la parabola del buon samaritano quale illustrazione dei due precetti fondamentali della Torah (cfr. Lc 10,27).
Nella parabola del buon samaritano il riferimento è ad una Parola che solo nel samaritano, apparentemente il più lontano dalla Legge, si fa azione, divenendo il centro di tutta l’esistenza.
Anche il testo di Marta e Maria va letto come richiamo a valutare il nostro rapporto con la Parola: proprio il tema dell’ascolto, infatti, è uno dei motivi più cari a Luca come elemento costitutivo per il discepolato.
Predicare in un villaggio
La pericope inizia facendo riferimento al cammino che Gesù ha intrapreso con i suoi discepoli verso Gerusalemme; ci viene narrato però che soltanto Cristo entra in un villaggio, perché i discepoli non sono ancora pronti a cogliere la novità che egli annuncia.
Il termine villaggio, in generale, ha nei vangeli sempre valore negativo perché esso è luogo legato alla tradizione, spesso segnato da ostilità, mancanza di ascolto e incomprensione verso il messaggio di Gesù.
Due sorelle
Cristo è accolto in casa da Marta; nel testo di Luca ella compare solo in questo passo ed è presentata a partire dal suo stesso nome, che in aramaico significa “signora, padrona della casa”.
Maria, invece, è descritta in rapporto a lei come “sua sorella”; ella siede ai piedi di Gesù alla maniera del discepolo che è intento all’ascolto dell’insegnamento del Maestro, avendone riconosciuto l’autorità, mentre Marta è intenta a lavorare, distratta da “i molti servizi”.
Normalmente l’uomo di casa accoglieva l’ospite, mentre la donna si occupa dei preparativi in cucina: Maria sceglie di prendere il ruolo che normalmente ricopriva l’uomo e questo per la sorella è inaccettabile, cosicché si rivolge al Maestro in una domanda che è in realtà un’accusa nei confronti della sorella: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti» (Lc 10,40).
La dispersione degli affanni
Marta, concentrata su stessa, rimprovera di non avere visto e riconosciute le sue esigenze la sorella; la risposta di Cristo non si fa attendere: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42).
Il raddoppio del nome è segno di un rimprovero mosso alla donna perché ella si affanna e si agita, distolta dalle mille cose da preparare, perdendo di vista così l’unica cosa di cui c’è bisogno.
Non è una contrapposizione tra due stili di vita, attiva e contemplativa, ma tra lo scegliere Cristo come principio unificante della nostra vita o il disperdersi in uno stile di vita frammentato (Cfr. Lc 12,22-31).
Ciò che da senso alle attività
Maria ha scelto la parte migliore perché, con il suo ascolto, ella ha accolto il Messia nel suo cuore, da qui la sua assenza di affanno e la sua pace, perché «alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore, come ci succede ormai spesso, non è un investimento redditizio se ci manchi tu. Il Salmo 127, avvertendoci che, il pane, tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento… Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale» (Don Tonino Bello).
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