Perentoria sentenza che rigetta il ricorso di una coppia italiana – i coniugi Campanella – alla quale era stato sottratto un bimbo di 9 mesi, affidato in seguito ai servizi sociali. La coppia si era rivolta alla pratica della maternità surrogata, grazie alla connivenza di una donna russa. La Corte europea di Strasburgo ha stabilito che: “vista l’assenza di qualsiasi legame biologico tra il bambino e i ricorrenti, la breve durata della loro relazione con il bimbo e la mancanza di certezze circa i legami tra di loro dal punto di vista legale”. Di fatto, non esiste un legame di tipo familiare “tra i ricorrenti e il bambino”.
La Corte dei diritti umani della cittadina francese, conferma dunque quanto già espresso dalla legge italiana. I fatti risalgono al 2010, quando i coniugi Campanella si rivolgono a una clinica russa per avere un figlio. Alla donna russa designata per portare avanti la gravidanza doveva essere impiantato un ovulo di una donatrice, fecondato dal seme del Signor Campanella. L’anno successivo, nel 2011, è nato il piccolo. Dopo due mesi la coppia italiana lo ha portato in Italia. Il Consolato italiano a Mosca ha segnalato il caso alla Procura italiana, dando vita all’iter giudiziario culminato nell’Ottobre del medesimo anno, quando il Tribunale dei minori di Campobasso ha deciso di allontanare il bimbo dai coniugi Paradiso. Dopo un periodo in una casa famiglia, il neonato ha finalmente trovato una sistemazione presso un’altra coppia di genitori adottivi. Nel frattempo, da Strasburgo arriva l’ulteriore conferma a tutela del minore. Nel corso delle indagini è emerso che per errore, la clinica russa non aveva usato il seme di Campanella per la fecondazione assistita, bensì quello di un altro uomo. Una storia che rasenta il surrealismo.
La Federazione europea delle associazioni di famiglie cattoliche – Fafce – attraverso il suo presidente, Antoine Renard esprime la propria soddisfazione per “decisione che rafforza la protezione dei bambini e manda un chiaro segnale contro la maternità surrogata e il traffico di esseri umani”.
Una sentenza che lancia un segnale chiaro: porre un freno alla dilagante pratica della maternità surrogata, volta a favorire un mercato di compravendita umana, certificato da un contratto tacito tra le parti.
Chiarisce la nota della Fafce che la prerogativa è “proteggere i minori da pratiche illegali, alcune delle quali possono essere definite come traffico di esseri umani. La sentenza è un incoraggiamento a proseguire nella lotta contro la maternità surrogata”.
La sentenza non lede invece il normale iter per l’adozione, tutelando il diritto dei genitori adottivi di portare minori stranieri in Italia qualora si rispettino le regole internazionali.
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