Il testo del Vangelo.
1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». 6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Il primo dei miracoli nel vangelo di Giovanni.
Il vangelo di questa domenica presenta il primo dei segni che l’evangelista Giovanni ci narra, il miracolo realizzato da Gesù durante uno sposalizio a Cana di Galilea. Il testo si apre con un riferimento al “terzo giorno”, chiara allusione alla risurrezione, giorno che inaugura le nozze definitive.
Gesù con il gruppo dei discepoli e la madre sono tra gli invitati di un matrimonio; il tema delle nozze ha un grande valore simbolico nella Bibbia perché indica l’alleanza che Dio stabilisce con il suo popolo. In questo conteso Gesù è lo Sposo che si dona in maniera totale donando il vino buono – l’alleanza nel suo sangue – frutto della trasformazione dell’acqua – l’alleanza sinaitica. La festa può dunque continuare grazie all’eccellente vino che ora per ultimo viene servito, metafora del banchetto escatologico che Dio preparerà alla fine dei tempi per tutti i popoli (cfr. Is 25,6).
Il ruolo di Maria.
All’inizio del racconto (Gv 2,3-5) è presentata l’iniziativa di Maria, figura determinante in tutta l’economia della narrazione. Giovanni vuole fare emergere il suo ruolo specifico nella missione del Figlio, che troverà piena rivelazione solo al Golgota, ai piedi della croce.
A Cana, Maria rivolge al Figlio solo tre parole “Non hanno più vino”, parole che sono espressione della sua attenzione verso la realtà e il suo desiderio di prestare aiuto trovando una soluzione percorribile. Il vino nell’AT è simbolo dell’amore tra lo sposo e la sposa, segno di gioia e dell’alleanza.
Apparentemente, davanti alla richiesta della madre, Gesù sembra schermirsi, in realtà la sua risposta indica il passare dalla realtà materiale – la mancanza del vino alla festa – alla realtà spirituale dove il vino è il segno simbolico del tempo messianico, rinvio alla nuova alleanza che si attua nella pasqua.
Il significato del vino.
Il richiamo all’ora, nel vangelo di Giovanni, è sempre in riferimento all’evento della passione, morte e risurrezione di Gesù. Maria non replica al Figlio, ma ordina ai servi di fare ciò che Cristo dirà loro: ella si rivela come modello di fede, mostrando piena disponibilità a collaborare al progetto di Dio, e come mediatrice che intercede per noi presso il Figlio preparando l’attuazione del segno.
A Cana non viene descritta la realizzazione del miracolo ma la reazione del maestro di tavola che non riesce a spiegarsi la provenienza di un tale vino: il vino è associato al mistero di Gesù e appare come un dono escatologico.
Giovanni narra della presenza di sei giare di pietra per la purificazione, che sembrano alludere alla nuova Legge impressa nel cuore del credente.
Acqua, vino e Spirito.
I servi che collaborano attuando le parole di Gesù sono il segno di una nuova diakonia; essi riempiono le giare “fino all’orlo”, segno della sovrabbondanza dello Spirito.
Il maestro di tavola mostra tutto il suo stupore davanti a questo sorprendente modo di servire per ultimo il vino migliore, mentre lo sposo, cui si è rivolto, tace e solo i servi sanno ciò che è realmente accaduto.
Giovanni richiama un ampio orizzonte simbolico che gioca su acqua, vino e Spirito e che sembra tracciare una sorta di filo rosso all’interno della storia della salvezza: in Egitto l’acqua diventa sangue, a Cana l’acqua diventa vino e nel Cenacolo il vino diventa sangue.
Nella pericope odierna, solo i discepoli sembrano rendersi conto di questo segno che svela loro l’identità di Gesù e la sua gloria e in questo senso prefigurano il futuro popolo di Dio.
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